Si è conclusa la conferenza dei capigruppo al Senato. A Palazzo Madama è stato deciso a maggioranza di convocare l’aula per domani alle 18 per decidere sul calendario. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte dovrebbe invece intervenire a Palazzo Madama il 20 agosto. Ma serve domani la conferma del Senato. Lega, Fdi e Fi hanno chiesto che si discuta la mozione di sfiducia a Giuseppe Conte a firma del Carroccio, già il 14 agosto dopo le commemorazioni a Genova. Insorgono il Pd e Leu che parlano di una forzatura inaudita.
“Uno spettacolo indegno”, una “forzatura gravissima quando nella capigruppo c’era l’accordo della maggioranza su Conte che avrebbe riferito il 20 in Aula”. Così il presidente dei senatori Pd, Andrea Marcucci, al termine della capigruppo, parlando di “ennesimo oltraggio al Parlamento”. “La Casellati – aggiunge – non doveva prestarsi”. Anche Leu denuncia la scelta di “piegare il regolamento – dice Loredana De Petris -a chi ha deciso dalla spiaggia”, “attentando alla possibilità dei senatori di svolgere il proprio mandato”.
“Non essendoci stata l’unanimità, la presidente Casellati non aveva scelta e ha dovuto convocare per forza convocare l’aula e far votare il calendario del lavori, sottolinea la presidente del gruppo di Fi Anna Maria Bernini, al termine della riunione dei capigruppo. “Mi stupisco dello stupore di politici che fanno questo per professione e conoscono bene il regolamento. La presidente Casellati – ha concluso – di fronte alla mancanza dell’unanimità deve far votare il calendario”.
“Sto andando a una capogruppo delicata, sarebbe una forzatura inaudita convocare domani l’Aula sulla crisi. E’ inaudito e impensabile, servono i tempi necessari”, dice il presidente dei senatori Pd Andrea Marcucci arrivando alla capigruppo a Palazzo Madama, spiegando che “ci risulta che ci sia una richiesta formale da parte del presidente del Consiglio Conte” di fare le sue comunicazioni. “Per noi si deve partire da lì poi si aprirà formalmente la crisi”.
E’ il giorno delle mozioni e dei veti e contro veti. Matteo Salvini vuole andare al voto subito, al massimo entro fine ottobre. Di Maio, Renzi, Leu e i responsabili a data destinarsi perché il taglio dei parlamentari allungherà tecnicamente i tempi e poi c’è la politica che farà la sua parte. Sicuramente la tempistica non dipende dal leader della Lega. Lunedì pomeriggio, dopo la conferenza dei capigruppo del Senato, si capiranno meglio i tempi: 19-20 agosto rimangono le date più probabili per la convocazione dell’Aula. Ma stilare il calendario non sarà facile perché regolamenti e prassi non sempre coincidono e non sempre c’è l’unanimità dei gruppi.
Il presidente del Senato Elisabetta Casellati ha dettato la linea della crisi. “La convocazione dell’Assemblea, nell’ipotesi in cui il calendario dei lavori non venga approvato in capigruppo all’unanimità, non costituisce forzatura alcuna, ma esclusivamente l’applicazione del regolamento. L’art. 55, comma 3, prevede infatti che sulle proposte di modifica del calendario decida esclusivamente l’Assemblea, che è sovrana. Non il Presidente, dunque”. Dunque deciderà l’aula di palazzo Madama perché l’unanimità dei gruppi non ci sarà mai.
Su cosa l’Aula del Senato sarà chiamata a dibattere ed esprimersi non è possibile stabilirlo ora con certezza e non esiste neanche una priorità di “anzianità” alle mozioni: quindi la mozione del Pd contro Matteo Salvini è pari a quella della Lega contro Conte, anche se presentata prima.
La Lega chiederà di discutere già il 13 agosto la mozione di sfiducia a Giuseppe Conte. Il Pd sosterrà che si debba iniziare dalla mozione di sfiducia a Matteo Salvini, depositata prima di quella leghista e già in agenda a metà settembre. Il Movimento 5 Stelle, e, con ogni probabilità il rappresentante del governo (il ministro 5S Riccardo Fraccaro), dovrebbero invece chiedere che si parta dalle comunicazioni che Conte ha chiesto di fare alle Camere. A questo rebus si aggiunge una ulteriore variabile: la richiesta che sarà avanzata martedì alla capigruppo alla Camera votare con urgenza il taglio dei parlamentari.
Tra i due opposti (voto subito oppure un governo “trasversale” per mettere in sicurezza i conti) si moltiplicano le ipotesi per la gestione della crisi di Ferragosto, scoppiata a Parlamento già in vacanza e a poche settimane da quando il governo, qualunque esso sia, dovrà presentare prima l’aggiornamento del quadro macro con la Nota al Def (il 27 settembre), e poi il progetto di Bilancio Bruxelles e alle Camera, il 15 e il 20 ottobre.