Da sempre è stata considerata la via ‘maestra’ per prendere le decisioni fondamentali per i 5Stelle. L’ultima parola, quella decisiva, spetta ai militanti. Ci rimettiamo alla decisione dei nostri iscritti. Questo fino a qualche tempo fa e poi sempre più ad intermittenza. In questa fase cruciale della vita politica italiana e dello stesso Movimento 5 Stelle la piattaforma Rousseau ritorna in auge. E divide il mondo pentastellato. Ricorrere agli iscritti per avere l’ok sull’accordo con il Pd e su quali temi, oppure fare in modo autonomo senza interpellare la base. Quale idea di democrazia della Caseleggio & Company vale in questa crisi di governo? Un tema che divide e non poteva essere altrimenti perché non c’è, sostanzialmente, una guida certa, i pentastellati. Alcuni big del Movimento, come Carla Ruocco e Roberta Lombardi ritengono che non sarà facile, coi tempi strettissimi imposti dal Quirinale, chiedere un parere agli iscritti. “Di fronte a una crisi di governo che corrisponde a un momento decisivo per il futuro del Paese è un nostro preciso dovere rispettare le procedure costituzionali” dice la deputata pentastellata Carla Ruocco in un’intervista al ‘Corriere della sera’. Ruocco, favorevole a un accordo coi dem chiude al tempo stesso all’ipotesi di un governo con la Lega perché, spiega, “non ci sono più margini, Salvini è inaffidabile”. Frena sul voto sulla piattaforma Rousseau anche Roberta Lombardi, ex capogruppo alla Camera del Movimento, oggi consigliera nella Regione Lazio. Lombardi, pur favorevole a un accordo con il Pd, spiega che “bisognerà valutare” per il voto sulla piattaforma. “Sarebbe nelle nostre corde. Però comunicare in pochi giorni il senso e i punti di un’intesa così complessa, perché giustamente il Quirinale ha fretta di mettere in sicurezza il Paese, non mi pare facile”.
C’è poi chi, come il senatore Gianluigi Paragone non vede ostacoli al voto sulla piattaforma per dare semaforo verde all’alleanza giallorossa. “Lo abbiamo fatto con la Lega. Giusto farlo anche ora”. E farlo o no farlo comporta, in questa fase storica, l’essenza e la stessa esistenza del Movimento. Non ascoltare la base certifica una sola cosa: i 5Stelle diventano a tutti gli effetti un partito come tutti gli altri. Poi non potranno avere alibi o addossare colpe a terzi. Un nodo ulteriore da sciogliere sulla via della costituzione del nuovo governo giallorosso.