Conte bis e Luigi Di Maio alla Farnesina…

Giuseppe Conte  il nome nuovo della politica italiana, l’ambasciatore della terza repubblica, per dirla con Luigi Di Maio.  A cinquantaquattro anni, Conte vanta un curriculum di tutto rispetto. Avvocato e professore ordinario all’Università di Firenze, Giuseppe Conte  è laureato alla Sapienza di Roma e ha proseguito gli studi a Yale per poi passare a Vienna, a Parigi, a Cambridge e quindi a New York.

Il premier  ha insegnato diritto civile e commerciale. Ha proseguito la sua carriera da professore universitario alla LUMSA, prestigiosa Università della capitale, e poi a Sassari. Sembra che nel corso delle candidature online al M5s Giuseppe Conte abbia spedito un curriculum di ben diciotto pagine. Tra i suoi motti ci sarebbe una frase decisamente… particolare: “Scrivetemi come se ogni messaggio costasse 10 euro, vi aiuterà a concentrare il pensiero“. “Every accomplishment starts with the decision to try“: i bene informati dicono che questa frase (di Kennedy) fosse il suo stato su Whatsapp nei giorni delle contrattazioni tra Luigi Di Maio e Matteo Salvini.

Al governo Conte non è un novizio per quanto riguarda la politica e l’amministrazione: è membro del Consiglio di presidenza della giustizia amministrativa ed è stato presidente della commissione speciale del Consiglio di Stato che ha portato alla destituzione del consigliere Francesco Bellomo.

Giuseppe Conte e il Movimento Cinque Stelle avevano iniziato il loro cammino politico già prima delle elezioni del 4 marzo 2018: il giurista era infatti uno dei nomi più pregiati della possibile squadra di governo presentata al capo di Stato Mattarella alla vigilia delle elezioni. Conte è stato presidente del Consiglio per quattordici mesi nel corso del quale ha guidato la Lega e il Movimento Cinque Stelle tra una serie di ostacoli come la manovra economica e la questione migranti.

Il 20 agosto 2019 il premier si è presentato in Senato dove ha annunciato la fine del governo Lega-Movimento Cinque Stelle e comunicando di essere intenzionato ad andare da Sergio Mattarella per rassegnare le proprie dimissioni.

Il 4 settembre 2019 parte in via ufficiale il governo Conte bis con il premier che, sciolta la riserva, ha assunto la guida dell’esecutivo Pd-Movimento 5 Stelle.

 Tra gli interessi recenti è segnalata la sua attenzione per quanto riguarda la regolamentazione degli enti no-profit, la disciplina della privacy informatica e la riforma del diritto societario.

Al momento non si sa nulla della vita privata di Giuseppe Conte. Le poche informazioni sono legate ovviamente al fatto che fino al fatidico 21 maggio 2018, giorno di svolta nella sua vita, il professore era un cittadino come tanti altri e quindi lontano dalle luci dei riflettori. Secondo le informazioni fatte trapelare dall’Ansa, Giuseppe Conte ha una ex moglie e un figlio di dieci anni. Nonostante insegni anche a Firenze, Conte vive a Roma, dove ha uno dei più importanti studi legali della Capitale.

Giuseppe Conte col suo fare inglese, col suo peggior trasformismo ha ucciso l’ultima speranza. Con l’inciucio Pd-5 Stelle l’ultimo brandello di credibilità della politica italiana se ne è andato per sempre. E non perchè quello tra Lega e 5 Stelle non fosse un accordo meno innaturale, ma perchè con questa allenza tra i Dem e i grillini si cancella per sempre la parola ‘coerenza’ dal vocabolario della lingua italiana  che riporta alla mente anche le strette di mano tra uomini pre-digitali. Quelle strette di mano che valevano una firma. Più di una firma. Quegli uomini che per un ideale erano pronti a tutto, perchè certi che l’esempio fosse la prima virtù. Altre storie, altra Italia.

Certamente l’Italia che ci consegnano gli uomini chiamati a guidare quel che resta dei Partiti novecenteschi è la peggior Italia possibile. E’ l’esempio peggiore che si possa dare. Eppure a parte qualche rigurgito si digerisce anche questa offesa. E i grillini continuano coi loro banchetti e i volontari Pd continuano a far da mangiare alle Feste dell’Unità. Semplicemente perchè non saprebbero cosa altro fare.

Ora il patto è fatto. Incredibilmente. Un po’ perchè lo chiede l’Europa e un po’ perchè la poltrona per quasi 4 anni è un lusso. La avidità dei singoli e il Sistema di potere: le due gambe del nuovo Governo.

 Luigi Di Maio, capo politico del Movimento 5 Stelle  guiderà la Farnesina nel governo Conte bis. Il politico pentastellato nel 2013 era diventato vicepresidente della Camera dei Deputati. Ha fatto parte della XIV Commissione, che si occupa delle politiche dell’Unione Europea e ha lavorato tra gli altri temi sulla trasparenza amministrativa, la sicurezza, le forze dell’ordine e “la lotta contro gli sprechi della politica – secondo quanto lui stesso afferma sul proprio sito internet – e i privilegi della casta, come i vitalizi”.

Il 23 settembre 2017 è diventato il capo politico del MoVimento 5 Stelle e dopo le elezioni del 2018 in cui ha corso come candidato premier, nel precedente governo Conte è stato il titolare del ministero per lo Sviluppo economico, alla cui guida ha seguito da vicino, tra le varie cose, l’accordo tra Italia e Cina sulla nuova Via della Seta.

Un dossier, quello dei rapporti con Pechino, che ritroverà sulla sua scrivania alla Farnesina, dove tra i temi caldi lo attendono anche la situazione ancora difficile e in via di definizione della Libia, gli equilibri tutti da ricalibrare con i partner dell’Ue, la Francia in primis dopo le frizioni che hanno attraversato l’esperienza del precedente esecutivo. Temi sui quali con ogni probabilità si troverà a lavorare in tandem con il nuovo ministro agli Affari europei del Pd Enzo Amendola.

Ascoltiamo ora Stefania Craxi sul ruolo che è ricoperto da Luigi Di Maio, come ministro degli esteri, nel Conte bis:

‘Spiace che la politica estera di un grande paese come l’Italia sia stata merce di scambio per regolare gli equilibri interni alla nuova maggioranza e per soddisfare gli appetti, per non dire le ambizioni sproporzionate, di uno dei contraenti del patto di governo.

Alla Farnesina non si scherza. Si è osservati da tutto il mondo. Un Ministro degli Esteri non può improvvisarsi, deve avere competenza e visione, né tantomeno può avventurarsi in dichiarazioni di giornata che, come abbiamo già visto, vengono smentite seduta stante. L’accordo di potere Pd-M5S ci regala così alla Farnesina il diplomatico dei ‘gillet gialli’, un Maduro boys, uno che reduce da una trasferta negli States, dichiarava che sulla ‘Libia abbiamo sbagliato a fidarci di Sarraj e che Venezuela e Cuba possono mediare’ e pensa che Pinochet sia stato un dittatore venezuelano e non già cileno.

C’è da aggiungere altro? Non credo. Ma diciamocela tutta. La nostra politica estera non godeva di buona salute. Nessuna agenda, zero alleanze e deficit di visioni. Ma con il teatrino che si prospetta alla guida del dicastero che fu di De Gasperi, Moro, di Nenni, di Andreotti, di De Michelis e di Ruggiero (solo per citare alcuni illustri predecessori) rischiamo davvero tanto.

Pietro Nenni diceva che le idee camminano sulle gambe degli uomini. Così ci siamo gambizzati in partenza’.

Circa Redazione

Riprova

ZTL URBANA IN COSTA D’AMALFI. IANNONE (FDI): “RISULTATO GRAZIE AD IMPEGNO DELLA DEPUTATA IMMA VIETRI

“E’ veramente ridicolo che chi ha votato contro l’approvazione del nuovo Codice della Strada vada …

WP2Social Auto Publish Powered By : XYZScripts.com