Lo scrittore italiano Andrea Tarabbia posa sul palco del Gran Teatro La Fenice, reggendo tra le mani il Premio Campiello, 14 settembre 2019. Andrea Tarabbia con 'Madrigale senza suono' (Bollati Boringhieri) vince la 57/ma edizione del premio, lo scrittore ha avuto 73 voti sui 277 arrivati dalla giuria popolare di trecento lettori anonimi, Venezia 14 settembre 2019. ANSA / ANDREA MEROLA

Andrea Tarabbia vince il Campiello con 73 voti

Con il suo Gesualdo da Venosa, tra genio, delitto e follia, Andrea Tarabbia ha vinto il Premio Campiello 2019. Il suo ‘Madrigale senza suono’ (Bollati Boringhieri) che rientra nella tradizione dei romanzi-saggi e rilancia la figura del madigralista vissuto tra Cinquecento e Seicento, riscoperto da Stravinskij e sul quale Bernardo Bertolucci aveva un progetto di film, ha avuto 73 voti sui 277 espressi dalla Giuria Popolare dei Trecento Lettori anonimi. Al suo secondo Premio Campiello, la prima volta era stato in cinquina nel 2016 con ‘Il giardino delle mosche’, Tarabbia ha affascinato la Giuria popolare dei Lettori con questo lucifero portatore di bellezza. “Attraverso il personaggio di Gesualdo da Venosa, racconto il rapporto tra il bene e il male, tra il bianco e il nero. Madigralista finito nell’oblio, aveva ucciso la moglie ed era un genio. Ho provato a mettere insieme tutti questi elementi mescolando il passato con il Novecento” ha raccontato lo scrittore. Al secondo posto con 60 voti il ‘Carnaio’ (Fandango Libri) di Giulio Cavalli, scrittore e autore teatrale che dal 2007 vive sotto scorta a causa del suo impegno contro le mafie. Il libro , ispirato alla realtà, è nato da un reportage a Pozzallo dove un pescatore gli ha raccontato che spesso accade di trovare pezzi di corpi di migranti nelle reti di pescaggio e come sia abitudine dei pescatori ributtare in acqua questi cadaveri.

“Usò un termine che mi colpì molto: ‘questi cadaveri sono lessi’. E al terzo Paolo Colagrande, al suo terzo Campiello dopo aver vinto l’ Opera Prima nel 2007 e nel 2015 in cinquina, che ne ‘La vita dispari’ (Einaudi) ha inventato un personaggio apparentemente non plausibile. “L’implausibilità di Buttarelli è che vede solo la metà delle cose e per lui la metà diventa l’intero. E’ un personaggio surreale che ho messo nella vita comune. In realtà Buttarelli è come ciascuno di noi” come ha spiegato lo scrittore. Ad aprire la serata al Gran Teatro La Fenice di Venezia, con unici siparetti di intrattenimento quelli della Microband, la presidente del Senato, Elisabetta Casellati. “I premi sono una sorta di lampo che illumina il paesaggio letterario” ha sottolineato. “Avete fatto del Campiello uno dei riferimenti più prestigiosi del panorama letterario italiano e internazionale”. La presidente Casellati ha ricordato anche che “i giovani sono il cuore pulsante di questa rassegna”. Per la prima volta nella serata alla Fenice condotta da Andrea Delogu e trasmessa dalle 21 in diretta su Rai5 e in tutto il mondo attraverso Rai Italia, è stato premiato Kidane Grianti, vincitore del Campiello per San Patrignano, il riconoscimento speciale nato quest’anno dalla volontà del presidente di Confindustria Veneto, Matteo Zoppas, e della cofondatrice della Fondazione San Patrignano Letizia Moratti.

“La possibilità di raccontare queste storie difficili, che parlano di esperienze dolorose, che raccontano episodi di bullismo, che sono vissute come cicatrici aiuta a ritrovare l’amore per la vita. Festeggiamo con il vincitore tutti i 1.300 ragazzi di San Patrignano nel loro impegno per ritrovare la loro vita” ha detto la Moratti. Al quarto posto è arrivata Laura Pariani, già nella cinquina del Campiello, che in ‘Il gioco si Santa Oca’ (La nave di Teseo), 52 voti, ha spostato l’attenzione verso la campagna in cui è nata, nella brughiera lombarda, nel 1652 dove il bandito Bonaventura Mangiaterra, affascina i suoi compagni con la bella parola lottando perchè non ci siano differenze tra poveri e ricchi. All’ultimo posto, con 38 voti, Francesco Pecoraro, architetto di formazione, già in cinquina del Premio Strega con ‘La vita in tempo di pace’ nel 2014, che nel suo ‘Lo Stradone’ (Ponte alle Grazie) ci racconta, seguendo la tradizione del nostro romanzo novecentesco, un uomo di circa 70 anni che osserva cosa accade nel quartiere di una metropoli decadente che fa pensare a Roma con un ampia digressione sul passaggio di Lenin in quella zona.

Alla Fenice consegnato anche il riconoscimento alla carriera a Isabella Bossi Fedrigotti, Premio Fondazione Il Campiello 2019, già vincitrice del Premio Selezione Campiello nel 1991 con ‘Di buona famiglia’. Sul palco sono saliti anche Marco Lupo, vincitore del Campiello Opera Prima con Hamburg e il cagliaritano Matteo Porru, vincitore del Campiello Giovani con ‘Talismani’. Il vincitore sarà poi, come è tradizione, ospite il 18 settembre di Pordenonelegge, nel giorno di inaugurazione del Festival.

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