Dopo la discussa classifica dei 100 film più belli del 21esimo secolo, The Guardian torna sull’argomento declinando stavolta la stessa chart sui romanzi. Secondo quanto decretato dal quotidiano anglosassone sarebbe “Wolf Hall” di Hilary Mantel, il romanzo più bello del nostro secolo. Il libro in questione da parte della cosiddetta “trilogia di Thomas Cromwell”, biografia fittizia che racconta l’ascesa al potere del I conte di Essex nella corte di Enrico VIII d’Inghilterra. Il terzo romanzo della saga è attualmente in lavorazione, i primi due capitoli sono valsi alla Mantel due Booker Prize, nel 2009 e nel 2012, prima donna della storia ad essere insignita due volte del prestigio premio.
Secondo posto che va a Marilynne Robinson, autrice, nel 2004, di “Gilead”, un romanzo di fatto filosofico in cui un segmento di storia degli Stati Uniti viene raccontata attraverso la voce dell’anziano predicatore John Ames, sottoforma di lettera ad un figlio che, già sa, non riuscirà mai a vedere adulto; “Ci sono migliaia di ragioni per vivere questa vita, – scrive nel libro Ames – ognuna delle quali è sufficiente”. “Gilead” è valso alla sua autrice il Premio Pulitzer per la narrativa.
Ancora una donna a completare il podio, si tratta di Svetlana Alexievich e il titolo della sua opera è “Secondhand Time” (in Italia “Tempo di seconda mano”). “Il premio Nobel bielorusso – come scrive The Guardian, motivando la scelta – ha registrato migliaia di ore di testimonianze della gente comune per creare questa storia orale dell’Unione Sovietica e la sua fine. Scrittori, camerieri, dottori, soldati, ex apparatchik del Cremlino, sopravvissuti ai gulag: a tutti viene dato spazio per raccontare le loro storie, condividere rabbia e tradimento, ed esprimere le loro preoccupazioni per la transizione al capitalismo. Un libro indimenticabile, che è sia un atto di catarsi sia una profonda dimostrazione di empatia”.
Come già successo nella classifica relativa al cinema, anche per quanto riguarda i libri l’Italia riesce a ritagliarsi due slot, il primo risulta anche abbastanza alto in classifica e si tratta del primo romanzo della saga de’ “L’amica geniale” di Elena Ferrante, del 2011, che troviamo all’undicesimo posto, piazzandosi davanti a mostri sacri della letteratura mondiale come Philip Roth e Stephen King. The Guardian motiva la scelta così: “Potentemente intima e spudoratamente domestica, la prima parte della serie napoletana della Ferrante la affermò come un vero e proprio caso letterario. Questo e i tre romanzi che si sono poi succeduti, hanno documentato come la misoginia e la violenza potessero determinare la vita, così come la storia, dell’Italia alla fine del XX secolo”.
La seconda posizione riservata ad un autore nostrano è la 66 dove troviamo Carlo Rovelli con il suo “Sette brevi lezioni di fisica”, pubblicato da Adelphi nell’ottobre del 2014. Romanzo dalla genesi strana che ha stupito tutti, compresa la casa editrice che in prima tiratura aveva considerato appena 3 mila copie e al quale non aveva nemmeno concesso chissà quale campagna promozionale; a dicembre del 2015, dopo 19 edizioni e soltanto in Italia, le copie vendute risultarono essere 300 mila; aumentate poi di un milione quando il libro è stato esportato all’estero e tradotto in 42 lingue diverse.
La struttura è abbastanza lineare, sette semplici spiegazioni di quelle che sono considerate tappe fondamentali nella storia della fisica: teoria della relatività, teoria dei quanti, struttura del cosmo, particelle, origine del cosmo, buchi neri e natura del calore e il ruolo dell’uomo. Scorrevole, divertente, capace di declinare argomenti altamente tecnici con un linguaggio accessibile a tutti ma soprattutto, interessante per tutti. Imperdibile.