+++ATTENZIONE LA FOTO NON PUO' ESSERE PUBBLICATA O RIPRODOTTA SENZA L'AUTORIZZAZIONE DELLA FONTE DI ORIGINE CUI SI RINVIA +++ Un'immagine, tratta dal profilo Facebook dell'Associazione Luca Coscioni, del dj Fabo, al secolo Fabiano Antoniani, diventato cieco e tetraplegico a causa di un incidente stradale. L'uomo, 39 anni ?? morto in una clinica svizzera attraverso il suicidio assistito, 27 febbraio 2017 FACEBOOK

Suicidio assistito, la svolta della Consulta: apre in casi come dj Fabo

Con una sentenza storica la Consulta apre al suicidio assistito. E stabilisce che non è punibile chi agevola il suicidio nei casi come quelli del Dj Fabo, rimasto cieco e tetraplegico dopo un incidente stradale e attaccato ad un sondino per sopravvivere, vittima di atroci sofferenze per la sua patologia, ma pienamente consapevole della sua volontà di considerare quelle condizioni di vita non compatibili con la sua dignità.

Ma ribadisce come resti “indispensabile” l’intervento del legislatore, che già aveva sollecitato inutilmente l’anno scorso sospendendo per 11 mesi la sua decisione sulla costituzionalità dell’articolo 580 del codice penale, una norma introdotta 90 anni fa e che pone sullo stesso piano aiuto e istigazione al suicidio, con la reclusione sino a 12 anni.

Da oggi in Italia siamo tutti più liberi anche quelli che non sono d’accordo – commenta entusiasta Marco Cappato, il tesoriere dell’associazione Coscioni che accompagnò in una clinica svizzera per il suicidio assistito Fabiano Antoniani e che ora sarà certamente assolto nel processo a suo carico a Milano. Ho aiutato Fabiano perché ho considerato un mio dovere farlo. La Corte costituzionale ha chiarito che era anche un suo diritto costituzionale per non dover subire sofferenze atroci. Anche il pm di quel processo, Tiziana Siciliano, che già aveva chiesto l’assoluzione per Cappato, parla di un passo molto importante. Tra chi esulta c’è Mina Welby, che ora chiede una “legge per la liberta di decidere fino alla fine”.

E pure Beppino Englaro, il papà di Eluana, invita il parlamento a legiferare “secondo le indicazioni della Corte”. Ma la sentenza divide. Non piace affatto al mondo cattolico. “Con la decisione di non punire alcune situazioni di assistenza al suicidio, la Corte costituzionale italiana cede ad una visione utilitaristica della vita umana”, attacca Alberto Gambino, presidente di Scienza & Vita (Cei). E preoccupa i medici. Il presidente della Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri (Fnomceo), Filippo Anelli, prevede una “forte resistenza” e pone una condizione: “chi dovesse essere chiamato ad avviare formalmente la procedura del suicidio assistito, essendone responsabile, sia un pubblico ufficiale rappresentante dello Stato e non un medico”.

Si divide anche la politica. “Sono e rimango contrario al suicidio di Stato imposto per legge”, dice il segretario della Lega Matteo Salvini. Dalla maggioranza è il vice segretario del Pd Andrea Orlando che chiede di seguire la strada indicata dalla Consulta, nella stessa giornata in cui diversi senatori della maggioranza hanno presentato una proposta di legge per il suicidio assistito. La Corte in particolare ha ritenuto non punibile a determinate condizioni, chi agevola l’esecuzione del proposito di suicidio, autonomamente e liberamente formatosi, di un paziente tenuto in vita da “trattamenti di sostegno vitale e affetto da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche e psicologiche che egli reputa intollerabili ma pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli”. Ma ha posto dei paletti. In attesa dell’ indispensabile intervento del legislatore, ha subordinato la non punibilità al rispetto delle modalità previste dalla normativa sul consenso informato, sulle cure palliative e sulla sedazione profonda continua (articoli 1 e 2 della legge 219/2017). Non solo: la verifica delle condizioni richieste (come la irreversibilità della patologia e la natura intollerabile delle sofferenze) e delle modalità di esecuzione deve essere compiuta da una struttura pubblica del Servizio sanitario nazionale, sentito il parere del comitato etico territorialmente competente. Si tratta di cautele adottate “per evitare rischi di abuso nei confronti di persone specialmente vulnerabili”, un’esigenza già sottolineata nell’ordinanza 207 con cui un anno fa aveva sospeso la sua decisione.

Il Parlamento ha avuto già oltre occasioni per legiferare sul tema. Nel 2013 ci fu una proposta di legge di iniziativa popolare, con la raccolta delle firme, per affrontare il tema del fine vita. Ma nessuno si prese la responsabilità di legiferare.

Contro la decisione della Consulta si schiera anche l’avvocato dello Stato, Gabriella Palmieri, che durante l’udienza aveva ribadito: «Auspico che la Corte saprà coniugare la necessità di risolvere un caso così doloroso come quello di Dj Fabo, con la necessità di non elidere del tutto la possibilità di una disciplina generale in materia: bisogna conciliare diverse situazioni e quindi superare qualsiasi disciplina meramente casistica».
Ma da oggi la non punibilità del suicidio assistito è sancita dalla legge.

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