Gli Stati Uniti e i membri del Gruppo dello Stato islamico “fanno lo stesso tipo di azioni militari, e collaborano fra loro” e le “differenze” con i talebani consistono nel fatto che “americani e Isis” attaccano “obiettivi civili”. Ad affermarlo, in un’intervista a Repubblica, è Qadir Hekmat, uno dei massimi comandanti dei talebani, responsabile politico-militare per sette province del Nord dell’Afghanistan. I membri dell’Isis – precisa – “sono wahabiti, seguono l’influenza saudita. Di fatto hanno creato una nuova famiglia eretica, con l’aiuto degli ebrei e degli Stati Uniti, per dividere i musulmani. Ma le differenze sono soprattutto nelle operazioni. Noi non attacchiamo mai obiettivi civili, matrimoni, funerali. Americani e Isis, sì”. Secondo Hekmat, “se non fosse per le forze americane, che intervengono ogni volta per bombardarci quando accerchiamo gruppi di Isis-K, questi sarebbero stati spazzati via da tempo”. “Si vede che gli Usa hanno bisogno di aiuto per i loro piani. Vogliono soltanto impadronirsi delle nostre risorse. Se veramente fossero arrivati esclusivamente per catturare Bin Laden, sarebbero andati in Pakistan”, è il ragionamento del leader talebano. Ma Islamabad – insiste Hekmat – “è un loro alleato stretto, tanto è vero che non gli hanno mai imposto sanzioni. E quando se ne andranno lasceranno tutte le attrezzature al Pakistan, che pure è la madre di tutti i terrorismi”.
Hekmat, inoltre, si dice sorpreso del ruolo giocato dall’Italia nell’ambito della missione Nato in Afghanistan. “Mi stupisce che la Nato, Italia compresa, abbiano deciso di seguire gli Stati Uniti in questa operazione sciagurata”, sottolinea, ricordando comunque che dal 2001, anno di inizio della missione “il mondo è cambiato”. “Anche noi Talebani siamo cambiati. Grazie alla tecnologia, soprattutto. Telefoni cellulari, droni, Gps, social media? Oggi pianifichiamo le nostre operazioni militari, attacchi, avanzate e vie di fuga, con Google Maps”, conferma. Attacchi che provocano anche vittime civili. “Ci spiace quando muoiono civili. Ma in certe azioni le vittime sono inevitabili. Noi cerchiamo di colpire quando il pericolo è minore”, precisa Hekmat. Quanto alla sospensione dei colloqui di pace a Doha con gli americani, il leader dei talebani afferma che i membri del Movimento non desiderano “un bagno di sangue” ed erano “pronti a firmare un accordo di pace”. “Ma gli Usa ci hanno ripensato”, sottolinea. “Per noi non è un problema. Sul terreno stiamo vincendo, avanziamo senza sosta e abbiamo chi ci sostiene, in Iran, in Russia, in Cina, nello stesso Pakistan. Anche per l’ultimo attacco a Qalat, nella provincia di Zabul, con una grande esplosione su uffici governativi, abbiamo usato esplosivo arrivato da fuori”.