Fino al 6 ottobre in scena per la seconda edizione sul palco del Teatro Sala Umberto di Roma “Non si uccidono così anche i cavalli?”, prima data di un tour che toccherà diversi teatri d’Italia.
L’opera in due atti con Silvia Salemi e Giuseppe Zeno la cui regia è affidata a Giancarlo Fares, prende corpo dall’omonimo romanzo del 1935 di Horace McCoy da cui è tratto anche il film, vincitore di Oscar, uscito nel 1969, diretto da Sydney Pollack e presentato fuori concorso al Festival di Cannes 1970.
Nella California dei primi anni trenta, nel pieno della Grande depressione, è in voga un genere crudele di spettacolo, quello delle maratone di ballo, durante le quali coppie di disperati senza lavoro ballano per giorni interi, attratti, ancora prima che dal premio in denaro a chi resisterà di più, dalla semplice possibilità d’avere almeno il vitto assicurato per qualche tempo.
La gara parte dalla platea, da lì entrano gli attori: quattordici coppie, in scena sette. Un vero e proprio reality, crudele come tutti i reality, che si prolunga per molti giorni: un gioco al massacro che mena i concorrenti fino ai loro limiti fisici e psicologici e al completo esaurimento. Non si fermano i poverini, al punto da continuare in uno stato di semi-coscienza, sostenendosi l’uno al corpo dell’altro, senza riuscire a riposare davvero durante le brevi pause di dieci minuti ogni due ore. I pasti vengono consumati direttamente sulla pista da ballo. Una abbuffata animalesca è la chiusura del primo atto, si accostano le tende del sipario su bocche e tasche gonfie di spaghetti.
Zeno, presentatore-impresario sfrutta ogni occasione per ravvivare quello che dice esplicitamente essere uno spettacolo, non una gara: organizza numeri musicali più o meno improvvisati, ma soprattutto li costringe ad affrontare prove devastanti, i cosiddetti “derby”, dieci minuti di corsa a eliminazione.
Uno spaccato della società e dell’umanità, coppie agguerrite, donne pronte al litigio pur di emergere, momenti di solidarietà fra uomini. C’è tutto, anche una concorrente incinta ed uno ricercato dalla polizia.
Ci sono Gloria e Robert, lei interpretata dalla cantante attrice Silvia Salemi che dice a tal proposito: “Innanzitutto per carattere, adoro le sfide: nel personaggio di Gloria mi sono ritrovata molto, nell’amare questo lavoro, questo percorso da buttarcisi dentro anima e corpo e crederci. Poi c’è la parte disillusa, quella che capisce che non sta andando verso la direzione in cui lei credeva. Io sono ancora rimasta e spero di rimanerci per tutta la vita nella prima Gloria, quella sognante, quella che ci crede davvero. E quindi poi alla fine siamo due idealiste, appassionate di una cosa in cui crediamo: di un futuro nel mondo dell’Arte. Il messaggio più forte dello spettacolo, perchè tutti i giorni lo sento dentro di me e da mamma trasmetto alle mie figlie, è quello di non lavorare mai per il successo, ma per costruire un percorso artistico giorno per giorno e renderlo durevole. Il successo è un attimo e come dice la parola, è una cosa accaduta. Invece bisogna continure e a far accadere delle cose, studiando con disciplina, con preparazione, a testa basa. E andare avant! ”
Il romanzo di Horace McCoy che aveva già subìto un primo trattamento cinematografico da parte dell’autore stesso, è stato sensibilmente modificato nella sceneggiatura di Fares.
Nel romanzo la maratona di ballo, maratona della vita, è narrata attraverso vari flashback durante il processo al protagonista. Fares sposta e modifica, incentrando la vicenda sullo spettacolo ed eliminando completamente omicidio di Gloria e la connessa istruttoria.
Una rappresentazione così non si può trascurare: lo consiglio caldamente sia a chi è amante del teatro, ma anche a chi non è un abituè.
Riccardo Averaimo, Alberta Cipriani, Vittoria Galli, Alessandro Greco, Salvatore Langella, Martin Loberto, Elisa Lombardi, Maria Lomurno, Francesco Mastroianni, Matteo Milani, Pierfrancesco Scannavino, Lucina Scarpolini, Viviana Simone compongono il cast di attori bravissimi e completi. Ottimi nella recitazione, nel ballo e nel canto: dei veri professionisti che modulano espressioni e movenze, abbrutendosi con il trascorrere delle ore, segnate da un cartello luminoso al centro della scena.
Zeno anche a teatro convince, diverso e ancora più bravo di sempre. Perfette le coreografie di Manuel Micheli Canzoni, i costumi di Francesca Grossi, il disegno luci di Claudia Fontanari e la scenografia unica, ma efficacissima, di Fabiana Di Marco.
Una menzione speciale alle musiche suonate live, alla destra del palco dalla PIJI ELECTROSWING PROJECT con Piji Siciliani alla voce e chitarra. Non una chitarra qualsiasi, ma un’acustica modello Selmer-Maccaferri, resa famosa Django Reinhardt, il più grande chitarrista dello swing manouche, genere nato negli anni 30 in Francia. E con Piji Dario Troisi al clarinetto, Egidio Marchitelli elettronica & chitarra, Francesco Saverio Capo basso ed Andy Bartolucci batteria a creare sonorità integrate e funzionali allo spettacolo. Quasi irriconoscibile, ma molto suggestiva Maniac di Michael Sabellico, spogliata dell’arrangiamento rock con cui la conosciamo tutti come colonna sonora della pellicola Flashdance
Sceneggiatura profonda, a tratti struggente che regala occasioni di riflessione sui valori e le dinamiche umane.
Dopo che assisterete a “Non si uccidono così anche i cavalli?” adorerete il teatro, il ballo e la musica…e vi farà tanto ragionare.
Barbara Lalle