Intesa in extremis nella notte sulla correzioni alla manovra mentre arriva la lettera di Bruxelles che chiede chiarimenti all’Italia sulle misure. Approfondimenti che – scrive Bruxelles – dovranno arrivare entro domani, “per consentire alla Commissione di tenerli in considerazione prima di dare l’opinione formale” sulla manovra”.
Il piano italiano – si legge nel testo – non rispetta il target di riduzione del debito per il 2020. La bozza prevede un peggioramento del deficit strutturale di 0,1% del Pil, che manca il raccomandato aggiustamento strutturale di 0,6%”, e “un aumento della spesa dell’1,9%, che eccede la riduzione raccomandata di almeno lo 0,1%”. Elementi che appaiono non in linea con le raccomandazioni, puntando ad un rischio di deviazione significativa dallo sforzo raccomandato.
La Commissione Ue “prende nota della richiesta italiana di utilizzare la flessibilità prevista” dalle regole del Patto “per prendere in considerazione gli effetti sul bilancio degli eventi eccezionali”, e “farà un’analisi approfondita della domanda, considerando i criteri di eleggibilità”.
Nella notte, dunque, a una settimana dal via libera “salvo intese”, dopo un intenso “round” di incontri e un vertice di maggioranza lungo oltre due ore e mezza, arriva l’accordo sul decreto fiscale. Non è la parola fine alle discussioni nella maggioranza, sia perché alcuni aspetti – in particolare sulle partite Iva – sono da definire, sia perché “non è ancora chiusa” la legge di bilancio.
Ma sul crinale della rottura, arriva una intesa di massima su nodi ancora aperti, dal carcere agli evasori al tetto al contante e le multe per chi non faccia pagare con pos.
Restano divergenze sulla stretta alla flat tax per le partite Iva. Arriva una novità anche per il “superbonus della Befana” fortemente voluto dal premier: come previsto, arriverà a gennaio 2021 ma premierà solo le spese effettuate con carte e bancomat a partire da luglio 2020.
Le risorse a disposizione – spiegano da Palazzo Chigi – restano 3 miliardi, che si tradurrebbero in un bonus tra i 300 e i 500 euro per le spese dal parrucchiere e l’estetista, ma anche da meccanico ed elettrauto, elettricista, idraulico, ristorante.
Dal Pd e da Leu emerge insofferenza sia per i modi in cui i Cinque stelle hanno rimesso in discussione quanto fatto la scorsa settimana in Cdm, sia perché – sottolinea Federico Fornaro – “le norme dovrebbero essere di tutti e non di un singolo partito”.
Ma alla fine esultano i Cinque stelle, che ottengono le modifiche chieste al testo: “Il M5s non molla mai!”, scrive Di Maio su Facebook. L’intesa, dunque. Slittano a luglio 2020 sia l’abbassamento del tetto al contante (che non piace a Iv e a parte del M5s) sia le multe per chi non faccia pagare con pos, nell’attesa di un accordo sul calo dei costi delle commissioni delle carte di credito. C’è l’intesa anche sull’inasprimento del carcere per gli evasori e sulla confisca per sproporzione, sul modello di quella che si applica ai mafiosi.
Il ministro Alfonso Bonafede annuncia che si passerà “da un minimo di 4 anni a un massimo di otto anni” di carcere per i grandi evasori partendo da una “somma evasa di 100mila euro”.
La stretta entrerà subito nel testo del decreto fiscale ma con la postilla che le nuove norme entreranno in vigore non subito, ma solo dopo il via libera finale al decreto. Si garantirà così sia la certezza della pena, sia – come sottolinea Dario Franceschini – che “il Parlamento potrà approfondire tutti gli effetti e le conseguenze”.
Insomma, ancora ampio spazio al confronto. Ma Bonafede assicura di non temere modifiche e Di Maio festeggia l’intesa sulla norma di bandiera del M5s: “Finalmente tocchiamo gli intoccabili!”.
La discussione però probabilmente proseguirà. A partire dal nodo delle norme sulle partite Iva a cui si applica il regime forfettario al 15%.
“Siamo al lavoro. Sarà oggetto della discussione nei prossimi giorni”, racconta Di Maio, facendo riferimento alle norme che dovrebbero entrare nella legge di bilancio. Le nuove regole per limitare gli abusi erano state fortemente volute dal ministero dell’Economia.
Ora arriverebbe il divieto di cumulo per chi guadagni oltre 30mila euro da lavoro dipendente (sono d’accordo tutti i partiti), mentre salterebbe il calcolo analitico del reddito su cui applicare la tassazione forfettaria ma i Cinque stelle vorrebbero far saltare anche il tetto alle spese per investimenti.