Donatella Tesei, candidata del centrodestra con l'appoggio di Lega, Fratelli d'Italia e Forza Italia, Perugia, 27 ottobre 2019. ANSA/CROCCHIONI

Elezioni regionali, in Umbria trionfa il Centrodestra. Salvini: ‘Impresa storica’. Bocciati M5s-Pd

Una sconfitta netta, che assomiglia ad una disfatta. L’Umbria si colora di blu e ha, come nuovo presidente Donatella Tesei che con il 57,4%, è la nuova presidente della Regione Umbria per il centro destra, superando Vincenzo Bianconi, 37,5, centrosinistra. E’ la vittoria, soprattutto, di Matteo Salvini: la sua Lega viaggia al 37% a distanza ormai siderale da FI, che scende quasi al 5%, quasi doppiata da Fdi. E’ il crollo, soprattutto, del M5S: il Movimento piomba sotto l’8%, quasi la metà dei voti presi in Umbria alle Europee.

“Gli umbri hanno dimostrato che gli italiani hanno voglia di votare”: lo ha sottolineato Matteo Salvini a Perugia  commentando i dati delle regionali in Umbria che hanno visto l’affermazione del Centrodestra. Per il segretario della Lega la vittoria che si delinea “è evidente e clamorosa”. Festeggio anche una grande affluenza – ha sottolineato ancora Salvini – perché di solito commentiamo sempre un calo. Il candidato del centro sinistra Vincenzo Bianconi ha telefonato alla senatrice Donatella Tesei per congratularsi per la vittoria alle elezioni regionali in Umbria.

‘La sconfitta alla Regione Umbria dell’alleanza intorno a Vincenzo Bianconi è netta e conferma una tendenza negativa del centrosinistra consolidata in questi anni in molti grandi Comuni umbri che non si è riusciti a ribaltare. Il risultato intorno a Bianconi conferma, malgrado scissioni e disimpegni, il consenso delle forze che hanno dato vita all’alleanza’,  dichiara in una nota il segretario Pd Nicola Zingaretti.

La reazione dei Cinquestelle arriva con un post sulla pagina Facebook del Movimento. Il patto civico per l’Umbria – si legge – lo abbiamo sempre considerato un laboratorio, ma l’esperimento non ha funzionato. Il Movimento nella sua storia non aveva mai provato una strada simile. E questa esperienza testimonia che potremo davvero rappresentare la terza via solo guardando oltre i due poli contrapposti.

Dalla formazione del primo esecutivo – scrivono i Cinquestelle – ci è stato subito chiaro che stare al governo con un’altra forza politica – che sia la Lega o che sia il Pd – sacrifica il consenso del Movimento 5 Stelle. Ma noi non siamo nati per inseguire il consenso, bensì per portare a casa i risultati, come il carcere per gli evasori di questa settimana e il taglio dei parlamentari della settimana precedente.

Per il senatore pentastellato Gianluigi Paragone la sconfitta era prevedibile ma era ancora più incredibile pensare che quel M5S che ha svelato il sistema umbro, che ci ha messo la faccia in Consiglio regionale per scoprire le vergogne della Sanitopoli, è stato costretto a allearsi con il centrosinistra. Che razza di campagna puoi fare? E infatti l’abbiamo pagata, perché accade quando non hai coerenza. Quello che fa arrabbiare è la mancanza di coerenza. E abbiamo candidato un presidente vicino a FI. Il Movimento deve essere Movimento. Facendo il Movimento avremmo forse schiacciato il Pd.

Altissima l’affluenza, al 64,4%, nove punti in più rispetto al 2015. Del resto, nel Giardino d’Italia ci hanno messo la faccia tutti i leader nazionali e, sul finale della campagna, anche il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, protagonista della foto di Narni con Luigi Di Maio, Nicola Zingaretti e Roberto Speranza. Una reunion che, evidentemente non ha pagato.

Il primo voto vero ha dimostrato che gli italiani non apprezzano il tradimento. Qualcuno al governo deve ritenersi abusivo già questa notte, attacca Salvini bollando come un ‘omino’ Conte per aver, a parere del leader della Lega, minimizzato l’importanza del voto in Umbria dicendo che non è un test per il governo. “Il centrodestra ha il diritto e il dovere di governare il Paese”, gli fa eco Silvio Berlusconi mentre Giorgia Meloni incalza: “fossi in Conte rassegnerei le dimissioni più velocemente della luce. Se avessero un po’ di dignità non arriverebbero a domattina”.

Su Twitter Silvio Berlusconi parla di “svolta storica” in Umbria “dopo mezzo secolo”. Anche nelle tradizionali Regioni rosse il centrodestra unito rappresenta l’ampia maggioranza degli elettori. La nostra alleanza è il futuro dell’Italia e ha il diritto-dovere di governare il Paese.

Per il vicepresidente di Forza Italia, Antonio Tajani, “l’Italia del Buongoverno ha vinto anche in .Umbria. Dal 4 marzo 2018 ad oggi il messaggio degli italiani è sempre lo stesso: vogliono un governo di centrodestra. Congratulazioni a Donatella Tesei, ha vinto la rivoluzione pacifica”.

La sconfitta rischia di pone di fatto una pietra tombale sulla l’alleanza M5S-Pd. Il governo non è in discussione, e ciò viene ribadito sia dai Dem sia dal Movimento. Ma sulle Regionali 2020 la sensazione è che Di Maio voglia tornare all’antico, a cominciare da Emilia Romagna e Calabria. Anche perché l’alleanza con il Pd non ha pagato né per la coalizione di governo né per il Movimento che ha preso meno della metà dei voti dei Dem. “Il patto civico per l’Umbria lo abbiamo sempre considerato un laboratorio, ma l’esperimento non ha funzionato. E questa esperienza testimonia che potremo davvero rappresentare la terza via solo guardando oltre i due poli contrapposti”, si legge in un post del M5S su facebook che assicura, comunque, come al governo “si rispetteranno gli impegni”.

“E’ una sconfitta netta” ma il “risultato conferma, malgrado scissioni e disimpegni, il consenso delle forze che hanno dato vita all’alleanza”, è il commento di Zingaretti. Tradotto: rispetto alle Europee i Dem hanno tenuto e nonostante la scissione di Matteo Renzi che, per ora, non commenta la sconfitta. E Zingaretti frena anche le polemiche interne al governo, facendo implicito riferimento anche al M5S. “Rifletteremo molto su questo voto e le scelte da fare, voto certo non aiutato dal caos di polemiche che ha accompagnato la manovra economica del Governo”, spiega il segretario Dem. Che, nelle prossime ore, potrebbe avere a che fare anche lui come Di Maio, con il malumore interno.

“E’ una sconfitta evidente, che non avrà conseguenze sul governo, ma impone una riflessione ben più approfondita sulle alleanze”, è la reazione del capogruppo del Pd in Senato Andrea Marcucci. “Il matrimonio tra Pd e M5S in Umbria mette in evidenza tutti i limiti di alleanze costruite all’ultimo minuto e senza contenuti. Mi auguro che in vista delle prossime regionali, il Pd discuta meglio con i territori se sia o meno il caso di presentarsi in coalizione. Meglio misurare il rapporto col M5s al governo e solo dopo decidere cosa fare”.

E Matteo Renzi? Non commenta ma è possibile che, già da domani, da Italia Viva bollino come un errore la foto di Narni. Quella foto che li ha visti assenti. Ed è un’assenza che, nei Dem, non vorrebbero fosse replicata in Emilia-Romagna, dove i candidati renziani dovrebbero essere inseriti nella lista Bonaccini, senza simbolo. Lo tsunami leghista riaccende anche la battaglia interna alla coalizione del centrodestra, con una FI che rischia di subire una vera e propria diaspora, in direzione Fdi da un lato e Italia Viva dall’altro. E proprio Meloni torna a chiedere delle primarie interne per la leadership del centrodestra. Primarie? “La Lega è al 40%, mi sembra che gli italiani hanno già deciso”, chiude Salvini.

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