Nuovo San Siro. Primo sì del Comune di Milano ma con 16 condizioni

Arriva un primo sì ma “vincolato”, da parte dell’aula del Consiglio comunale di Milano per il progetto di Inter e Milan di un nuovo stadio nell’area di San Siro. Sedici le condizioni dettate dal Consiglio comunale per la realizzazione del progetto, come la riduzione delle volumetrie e l’impegno a non demolire vecchio stadio. I paletti sono contenuti nell’ordine del giorno presentato dalla maggioranza di centrosinistra che è stato approvato nel corso della seduta con 27 voti favorevoli, 11 contrari, 7 astenuti.

“Il nostro è un sì condizionato”, perché il “progetto così com’è non è accettabile”, se però “con buon senso si trova una formula diversa si potrebbe anche arrivare” a una soluzione, ha detto il sindaco Sala, commentando con l’ordine del giorno in cui si fissano dei paletti per la realizzazione del nuovo stadio voluto dalle due società di calcio della città.

“Tutti si devono tenere un piano B, non sono parole che mi turbano. Noi dobbiamo continuare sul nostro percorso. Mi auguro che si arrivi a una soluzione positiva, ma con il progetto così com’è oggi presentato non è possibile: se con buon senso si troverà una formula diversa allora si potrebbe anche arrivare” a un accordo, ha ribadito il sindaco di Milano, dopo le parole del presidente del Milan, Paolo Scaroni, che ha parlato di un “piano B delle squadre” per realizzare lo stadio a Sesto San Giovanni.

“Un voto che mi aspettavo, con una maggioranza compatta, come nelle attese. Un parere positivo, ma anche un richiamo forte rispetto a com’è il progetto oggi e a cosa la giunta dovrà fare. Sono contento del parere favorevole, ma quello che ne ricavo è che il progetto per me oggi non è un progetto accettabile, quindi da qua si comincia a lavorare a livello di giunta”.

“Ho votato anche io e ho votato favorevolmente. Tuttavia – ha detto Sala -, quello che penso è che i volumi che sono stati chiesti sono volumi non realistici, eccessivi. E che uno sforzo per salvaguardare San Siro va fatto. Per lo meno, bisogna essere assolutamente certi che non c’è la possibilità di salvarlo, il che non vuol dire tenere un monumento ma farlo funzionare”.

“Poi – ha aggiunto – ci sono una serie di altre osservazioni. Però non vogliamo smentire la nostra attitudine che è fatta di apertura a una rigenerazione della città ma anche di tutela del verde”. E “dobbiamo riportare questa proposta un po’ più nell’interesse del Comune di quanto lo sia fino a ora”.

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