Nessun accordo politico tra M5S e Pd nel lungo vertice a Palazzo Chigi sul fondo salva Stati. I due principali azionisti del governo giallorosso confermano le loro asimmetrie e certificano le distanze. E’ stata scelta la logica “di pacchetto” durante il negoziato all’Eurogruppo e soprattutto “ogni decisione” sul Mes “diventerà definitiva solo dopo che il Parlamento si sarà pronunciato” sulle risoluzioni che verranno approvate l’11 dicembre, “in occasione delle comunicazioni” del presidente del consiglio.
Ma prima c’è stato un lungo braccio di ferro tra il capo dei 5Stelle ed il ministro dell’Economia. Il responsabile di via XX Settembre avrebbe chiesto il disco verde sul fondo salva Stati, pronto però ad affrontare un duro negoziato sull’Union banking. Proposta rinviata con fermezza da Di Maio, convinto della necessità di dare un segnale forte e chiaro già all’Eurogruppo del 4 dicembre, quando i ministri dell’Economia della zona euro dovranno stilare il piano definitivo sul Mes e una road map per l’unione bancaria. Non solo. Di Maio avrebbe fatto notare al ministro e alla delegazione Dem che i numeri per approvare la riforma del Mes così come è stata congegnata non ci sono, dunque “qualcosa deve cambiare e il governo deve lasciare che sia il Parlamento a pronunciarsi”.
Ha fatto tumore politico l’assenza al vertice di Italia Viva. Una assenza che viene spiegata da Matteo Renzi con una battuta dal sapore agrodolce. “Pd e M5S stanno litigando sul Mes se la vedessero tra di loro noi non abbiamo nulla su cui litigare”, dice l’ex presidente del consiglio ospite di ‘Non è l’arena’ su La7. “Di vertici ogni tre giorni gli italiani son stufi, non interessano a nessuno, non è che siamo a seguire una puntata di Beautiful o di una telenovela”.
Alla fine del vertice fiume, durato più di quattro ore, le delegazioni presenti all’incontro cerano di buttare acqua sul fuoco.
“Bene l’incontro di stasera sul Mes. Nessuna richiesta di rinvio all’Ue, ma un mandato che rafforza il ministro Gualtieri a trattare al meglio l’accordo sul tavolo europeo già dal 4 dicembre”, dice il ministro e capo delegazione del Pd a Palazzo Chigi, Dario Franceschini. “Ovviamente sarà poi il Parlamento a pronunciarsi definitivamente sulle decisioni assunte”. “Abbiamo dato un mandato molto forte al ministro Gualtieri a trattare per rappresentare gli interessi nazionali sia sulla parte che riguarda l’unione bancaria sia su miglioramenti sulla parte Mes. Evidente che poi alla fine, come scritto nelle nostre regole, sarà il Parlamento a dare delle linee di indirizzo prima del vertice dei capi di governo”.
“Nulla si deciderà finché non si arriverà in Parlamento il 10 dicembre, quando il presidente del Consiglio verrà a riferire e il Parlamento dovrà approvare una risoluzione”, spiega Luigi Di Maio. “In generale il governo il 4 dicembre, quando parteciperà all’Eurogruppo -quindi prima del passaggio parlamentare- ragionerà in una logica di pacchetto, che significa che per noi non esiste solo il Mes, ma che il Meccanismo di stabilità va valutato nell’ambito di un pacchetto di riforme nelle quali c’è tanto da cambiare, per quanto riguarda l’opinione del M5S”. “Noi vogliamo meccanismi europei che aiutino gli Stati e non stritolino gli Stati, e quindi fino al momento in cui il Parlamento non si esprimerà nessuna decisione potrà essere presa, nessuna luce verde potrà essere accesa. Poi il M5S, all’interno della maggioranza, scriverà una risoluzione di maggioranza nella quale chiederà che tutto questo pacchetto venga migliorato in maniera considerevole, perché stiamo parlando dei risparmi degli italiani e di tante cose che interessano gli italiani”.