MUMMY di Dario Postiglione, regia di Renato Civello, dal 16 al 18 dicembre, Teatro de’ Servi

La Compagnia dei Masnadieri

Presenta

MUMMY

di Dario Postiglione

regia di Renato Civello

con Marial Bajma Riva, Caterina Bonanni, Renato Civello, Fabrizio Milano

scene e costumi Annalisa Poiese

Dal 16 al 18 dicembre Teatro de’ Servi

 

“L’EQUILIBRIO TRANQUILLIZZA, MA LA PAZZIA È MOLTO PIÙ INTERESSANTE” – B. RUSSELL

 

Va in scena dal 16 al 18 dicembre al Teatro de’ Servi, nell’ambito della Stagione Fuoriclasse dedicata alla drammaturgia contemporanea, Mummy di Dario Postiglione, con la regia di Renato Civello.

Lo spettacolo nato nel 2015 in occasione del “Festival Contaminazioni” organizzato dall’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio d’Amico” e tratto da “Figura Materna” di A. Ayckbourn , è stato ampliato e riscritto totalmente.

Marial Bajma Riva, Caterina Bonanni, Renato Civello, Fabrizio Milano sono, dunque, i protagonisti di un testo completamente inedito, ispirato al genere tragicomico e ambientato in un mondo surreale, ma nonostante tutto inverosimilmente vicino a noi.

In un appartamento sinistramente asettico, una donna tagliata fuori dal mondo ripete ossessivamente le sue mansioni domestiche, riordina, prepara colazioni per dei bambini di cui si vedono solo le tracce. Quando una coppia irrompe nel suo loop, presentandosi come i nuovi vicini di casa, l’equilibrio s’incrina. La fissazione della donna per l’infanzia ha qualcosa di morboso: i vicini provano ad assecondarla, ma vengono trascinati in un vortice di assurdità e ridicoli malintesi, che vira la comicità verso il grottesco. Ma intanto, segni incongrui invitano a pensare che dietro il velo di un esaurimento piccolo-borghese la realtà sia tutt’altra: da quanto tempo la donna è chiusa in casa? Cosa sanno i vicini? Dove sono i bambini? Perché il tempo sembra fermo come in un carillon? Qualcosa parrebbe indicare che questo non è il nostro mondo, o non lo è del tutto – forse ne è solo il negativo comico e cupo, in cui i concetti di maternità, umanità, ragione e follia sono radicalmente messi in discussione.

Il distopico mondo in cui vivono i personaggi, è surreale ma tuttavia molto vicino alla nostra quotidianità. In questo grottesco microcosmo ogni elemento ha una doppia faccia, ogni cosa è diversa da come sembra, proprio come la nostra vita. Ed è così che il pubblico viene accompagnato in un onirico viaggio in cui il traguardo nasconde qualcosa di molto più cupo. L’assurda comicità si evolve in grottesco, la spensieratezza in dramma. Ogni personaggio pone importanti quesiti e la tenera signora Lucy è forse vittima di qualcosa più grande e crudele, qualcosa di inimmaginabile che potrebbe non essere poi così lontano dalla realtà, vittima della società stessa, di chi guarda e di chi ascolta, o di chi semplicemente entra in casa per un caffè.

”Lo spettacolo è un circo di emozioni e colori in cui scienza e filosofia si mescolano ponendo importanti dubbi nello spettatore. Cosa è giusto e cosa no? Cosa sono veramente il bene e il male? Tante le domande e tanti i meccanismi che accompagnano i personaggi in cui ognuno di noi si può rispecchiare, personaggi che rendono costante e “ripetitivo” il nostro “essere umani”: senza epoca e senza contesto”- annota il regista Renato Civello.
“Uno degli aspetti che più amo della vita è il doppio: nulla è mai come sembra, c’è sempre un lato diverso in ogni cosa. Nello spettacolo si ride e si piange allo stesso tempo. Si ride attraverso il ridicolo che comincia a delineare e caratterizzare i personaggi, in situazioni inverosimili che non smettono di stupire; si piange amando Lucy, una figura che incarna in qualche modo ogni aspetto dell’umanità.”

 “Mummy” è un vortice di emozioni e sorprese, in cui un linguaggio ricco di diversi “espedienti” e metafore la fa da padrone. La follia nel frattempo è ovunque nel meccanismo “futuristico” in cui ha luogo la vicenda, ogni tassello è al punto giusto in una perfetta “piramide” più grande di noi. Basta togliere un mattone per far crollare un mondo, basta cambiare un dettaglio per modificare un intero punto di vista.

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