Annusata l’aria, Giorgia Meloni ha subito fatto sentire la voce contrariata di Fratelli d’Italia all’apertura di Matteo Salvini verso le forze di governo per un esecutivo di salute pubblica. È una proposta incomprensibile – ha detto la Meloni -, che peraltro Salvini ha fatto a Pd e M5s prima di sottoporla a noi, i suoi alleati. Mi sembra un modo alquanto strano di tenere i rapporti nella propria coalizione.
La fondatrice di Fdi non ci vede chiaro, soprattutto dopo l’apertura del numero 2 leghista, Giancarlo Giorgetti, ad nuova fase con Mario Draghi premier al posto di Conte. “Si vuole andare al governo insieme, o si vogliono scrivere assieme provvedimenti su alcune materie?”, chiede. E, nel primo caso, bolla la proposta come “irricevibile”.
Il tutto, per l’appunto, dopo l’inattesa virata dell’ex ministro dell’Interno. Che ha decisamente mutato strategia nelle ultime settimane, passando dall’approccio barricadero estivo-autunnale ad un paradigma decisamente più realista in inverno, con lo stesso Giorgetti impegnato come ‘ambasciatore’ con le istituzioni politiche ed economiche europee.
La Meloni attacca anche nel merito della riforma elettorale. “Perché il Carroccio tratta sul proporzionale, quando ha raccolto le firme per abolire la quota proporzionale nella legge attuale?”. A metà gennaio la Consulta si pronuncerà sul referendum voluto dalla Lega e appoggiato, tra mille malumori, dagli alleati. Ma i sospetti che Salvini giochi sotto banco con Pd, M5s e Matteo Renzi alimentano le tensioni. La Lega – dice Giorgetti a Libero – è per il maggioritario che, unico, garantisce governabilità, ma se la sinistra contrappone il proporzionale puro o quello alla spagnola con premio di maggioranza, il secondo mi sembra il meno peggio. Poi, quando gli chiedono se al voto il centrodestra andrà unito, il ricorda che con il proporzionale “si è tutti contro tutti”.
Ciò che in ogni caso ha smosso le acque è stata l’apertura di Salvini ad un governo di salute pubblica, con Mario Draghi premier, che metta in sicurezza il paese per poi andare ad elezioni, a proposito di legge elettorale. Renzi ha raccolto durante le dichiarazioni in Senato: “Io voglio credere ai capi della Lega che evidentemente hanno superato la sbornia antieuropeista del no al Mes, visto che sono arrivati a proporre un governo di unità nazionale. Una simpatica tarantella… Se davvero hanno voglia di essere seri e responsabili verso questo Parlamento, votino il nostro piano choc per sbloccare 120 miliardi per i cantieri”.
Ma appena qualcuno disegna scenari per un futuribile governissimo, sostenuto da Salvini, Berlusconi Renzi, Di Maio e i renziani ancora dentro il Pd e magari un big bang dei 5 stelle, l’ ex premier fa una smorfia di incredulità, come riporta il Corsera: “Di politica riparliamo dopo le elezioni in Emilia”. In ogni caso, fa notare, “Salvini è passato nel breve volgere di qualche mese dal Papeete a Draghi premier”.
E chissà che a saldare i due Matteo della politica italiana non ci siano anche le inchieste giudiziarie. Che, secondo La Verità, potrebbero vedere sviluppi importanti nei prossimi giorni e nelle prossime settimane.
L’apertura di Matteo Salvini al governo ha gettato nel caos sia la maggioranza che la coalizione di Centrodestra. Il governo di unità nazionale proposto dal leader della Lega in realtà non è stato compreso neanche dai suoi sostenitori, abituati negli ultimi mesi a vedere un martellatore, uno che il governo voleva buttarlo giù abbattendo le fondamenta.
Ora la strategia di Salvini sembra cambiata. Il leader della Lega diventa dialogante, responsabile e vuole un accordo con la maggioranza di governo osteggiata con tutti i mezzi solo fino a pochi giorni fa. Ma guardando il governo in carica le repentine aperture ai rivali di un tempo sono la cosa che forse sorprendono meno. Matteo Salvini ha spiegato la sua nuova posizione in un video sulla propria pagina Facebook, nel quale ha sottolineato che “quando la casa brucia non stai a guardare. Per prima cosa la metti in sicurezza“. E la casa che brucia sarebbe l’Italia. “Se crollano viadotti, se falliscono le banche, se chiudono le aziende evidentemente c’è qualcosa che non funziona a livello strutturale. Sediamoci attorno ad un tavolo e troviamo un accordo su risparmio, politiche di crescita, giustizia, infrastrutture e salute, prima che sia troppo tardi. Poi si torna a votare”.
La proposta di Salvini ha raccolto critiche a destra e a sinistra. L’unico interlocutore che ha manifestato un certo interesse è stato Matteo Renzi, che in realtà si è detto disposto a discutere della proposta di Giorgetti, che ha fatto il nome di Mario Draghi come possibile premier.
Il resto del panorama politico ha ignorato o clamorosamente bocciato il piano responsabilità proposto da Matteo Salvini. La sensazione è che la situazione possa sbloccarsi in qualche modo solo dopo le elezioni regionali in Emilia Romagna, quando i risultati disegneranno i nuovi equilibri politici. E quando le Sardine faranno la loro prossima mossa iniziando a dialogare in maniera organica con la politica.