Con il Movimento 5 Stelle in crisi e la maggioranza in difficoltà per i nodi ancora da sciogliere (Milleproroghe e prescrizione, tanto per fare due esempi), Luigi Di Maio prova a blindare il governo. Il leader pentastellato ha chiesto a Giuseppe Conte un vertice – in tempi brevi – per procedere con la compilazione di un nuovo programma di governo che possa blindare l’esecutivo.
Di fronte al caso Fioramonti, Luigi Di Maio cerca una via di fuga e si appella al Presidente del Consiglio chiedendogli di fatto di puntellare l’esecutivo con un programma di governo che possa allungare la vita al Conte Bis.
Nelle ultime ore i vertici del Movimento hanno duramente attaccato Fioramonti. Sin dalla notizia delle sue dimissioni al ministro sono stati chiesti pubblicamente e in maniera poco delicata i 70.000 euro di arretrati per quanto riguarda i rimborsi, nota dolente all’interno del M5S. Proprio sul tema dei rimborsi tirato in ballo dai vertici del Movimento 5 Stelle l’ex ministro Fioramonti ha voluto raccogliere la sfida rispondendo e gettando un’ombra sul sistema che per anni è stato il vanto del Movimento. ‘E’ un sistema farraginoso e poco trasparente. Dopo aver restituito puntualmente per un anno, come altri colleghi, ho continuato a versare nel conto del Bilancio dello Stato, e le mie ultime restituzioni saranno donate sul conto del Tecnopolo mediterraneo di Taranto. Invito anche altri del M5S a fare lo stesso, appena il conto sarà attivato’, ha dichiarato Fioramonti.
Il numero uno dell’Istruzione però è stato prontamente smentito dal Ministero dello Sviluppo economico, che ha sottolineato come ad oggi non sia possibile fare donazioni al Tecnopolo mediterraneo di Taranto. Il giallo resta. Se sulle restituzioni restano tanti dubbi, e troppi deputati non in regola, quello che è certo è che il caso Fioramonti ha assunto delle dimensioni forse inaspettate. Italia Viva ha cavalcato il caso delegittimando in qualche modo la figura di Conte, mentre il Pd ha provato ad approfittare della situazione per suggerire un rimpasto che possa tenere conto dei nuovi rapporti di forza. Ad oggi il Movimento 5 Stelle è la realtà in piena crisi e i dem sono quelli che se la cavano meglio. Ma il presidente del Consiglio non è intenzionato a mischiare le carte e stravolgere gli equilibri. I rischi li conosce benissimo in fondo.
‘Dal 2020 dovremo saper imprimere una forte accelerata all’azione di governo. Chiederemo al presidente Conte di riunire nei primi giorni utili di gennaio, già il 7 o anche prima, i capi delegazione delle forze di governo che compongono la maggioranza e avviare così il processo per la costituzione del nuovo programma di governo’, è la richiesta di Di Maio.
E il numero uno del M5s ha anche parlato di quelle che dovrebbero essere le priorità del governo a partire dal nuovo anno. ‘La prima è elaborare un serio piano di taglio delle tasse in favore delle piccole e medie imprese. Su questo fronte non possiamo più aspettare. Bisogna dare respiro al nostro tessuto commerciale e far ripartire i consumi. Poi bisognerà far partire subito la commissione di inchiesta parlamentare sulle banche e fare luce non solo sulla popolare di Bari, ma anche sul passato, sui presunti legami di alcuni partiti e su come Bankitalia ha vigilato. Andrà fatto tutto con ordine e concretezza, mettendo da parte la propaganda e concentrandosi sui risultati. Al terzo posto nel programma troviamo il tema delle concessioni autostradali, un nervo scoperto nella maggioranza di governo. Un segnale dovrà arrivare su Autostrade. Dopo più di un anno abbiamo il dovere di dare una risposta forte. Le indagini e le perizie svolte fino ad oggi ci hanno restituito un quadro inquietante e chi ha sbagliato deve pagare. Il Movimento 5 Stelle crede in questo governo e nella possibilità di fare bene per gli italiani. Se giochiamo da squadra, dialogando e costruendo, abbiamo una grande opportunità di cambiare questo Paese e questo è quello che dobbiamo fare. Senza indugi e con coraggio’.
La sensazione è che il leader pentastellato sia disperatamente aggrappato al Governo Conte Bis, consapevole del fatto che in caso di elezioni il Movimento 5 Stelle si ritroverebbe molto probabilmente all’opposizione e con una rappresentanza esigua. E secondo alcuni osservatori con un leader politico diverso. Tradotto, se il governo dovesse cadere Di Maio sarebbe costretto o quasi a riconoscere il fallimento facendo un passo indietro. Nel momento di maggiore difficoltà per il Movimento 5 Stelle, Di Maio si affida all’unica garanzia, Giuseppe Conte, il premier che a tutti i costi vuole portare a termine la sua missione facendo arrivare il suo secondo governo alla fine della legislatura.
Finora, per il varo della manovra, abbiamo dovuto fare uno sprint. Ora dobbiamo passare alla maratona, che non può essere completata in uno o due mesi, ma ha bisogno di un respiro più ampio, ha dichiarato Conte presentando i suoi piani per il futuro.