Il caso di Chiusi (Siena) è stato solo l’ultimo in ordine di tempo: un appalto revocato perché la ditta che aveva vinto la gara ha ricevuto un’interdittiva antimafia. Una nuova spia dell’infiltrazione mafiosa in Toscana. “Qui le mafie non sparano, investono”, spiega Giuseppe Creazzo, a capo della procura distrettuale antimafia, in un’intervista alle pagine fiorentine di Repubblica. “La criminalità organizzata – spiega il procuratore capo di Firenze – ha interesse a mimetizzarsi socialmente e economicamente. Scoprire l’attività di organizzazioni mafiose non è semplice, ma negli ultimi anni l’attività sta acquisendo maggiore efficacia”. Grazie a sequestri e confische di soldi e imprese “sono arrivati i primi importanti frutti e altri ne arriveranno nell’immediato futuro”, precisa Creazzo.
Quello di Chiusi è il terzo caso di possibile infiltrazione mafiosa segnalato nella sola provincia di Siena negli ultimi sei mesi. Quello delle ditte collegate ad ambienti mafiosi che riescono a vincere gli appalti anche grazie a forti ribassi è un tema ormai anche in Toscana: “E’ un tema che si sta riproponendo con sempre maggiore frequenza. La cosa positiva è che forze dell’ordine e prefetture hanno affinato le tecniche per arrivare a scoprire possibili infiltrazioni – osserva il magistrato – E quello dell’interdittiva antimafia, se usato oculatamente, è uno strumento importante di prevenzione. Bisogna stare sempre più vigili, la Toscana è una terra dove le organizzazioni criminali portano volentieri i propri capitali perché gli investimenti qui rendono e perché fino a nonmolti anni orsono risucivano a mimetizzarsi con maggiore facilità”.
Proprio sulle misure di prevenzione e sulle confische la Dda guidata da Creazzo sta puntando molto: “Da quasi due anni ormai è stata costituita la sezione specializzata sulle misure di prevenzione, composta sia da colleghi della Distrettuale antimafia che da colleghi esperti nel settore economico e societario. Sono arrivati i primi importanti frutti e altri ne arriveranno nell’immediato futuro. C’è molto da fare anche in questo settore che prima non era così alimentato, così vivace come è adesso. Un settore che deve essere implementato perché colpire le mafie nella ragione sociale della loro esistenza, cioè l’arricchimento illecito, è la cosa più importante. Ci sono già stati importanti sequestri e importanti confische anche nel recentissimo passato. Mi piacericordare che la nuova legge che ha implementato il codice antimafia ha reso obbligatorie le sezioni specializzate e ha reso prioritaria la trattazione di questo settore”.
Osserva poi Creazzo: “La mafia in Toscana non spara, non fa attentati o almeno cerca di evitare, alla mafia in Toscana interessa investire denaro e quindi non compie azioni eclatanti. Tutt’altro. Ha interesse a mimetizzarsi socialmente e economicamente. Scoprire l’attività di organizzazioni mafiose non è semplice, ma negli ultimi anni l’attività sta acquisendo maggiore efficacia”. Quanto alle zone a rischio in Toscana, quelle dove gli investigatori hanno notato una maggiore frequentazione dei capitali mafiosi, il procuratore Creazzo spiega: “Naturalmente gli investimenti di camorra, ‘ndrangheta e Cosa Nostra privilegiano le zone dove la redditività è maggiore, quindi quelle turistiche. Non è un mistero che la Versilia, le zone costiere, ma anche il Valdarno e il Grossetano siano già state interessate da fenomeni di acquisizione di attività alberghiere e ristorazione da parte delle mafie. Ma non esistono zone franche”.