“Wet floor”, di Fabio Pisano, al Piccolo Bellini di Napoli dal 7 al 12 gennaio

WET FLOOR

di Fabio Pisano

con

Antimo Casertano

Fabio Cocifoglia

con la partecipazione in video di

Angela Bertamino

Gianluca Cangiano

assistente alla regia

Giorgia Lauro Napolitano

contributi e regia video

Francesco Mucci

Salvatore Fiore

costumi

Annalisa Ciaramella

scene

Luigi Ferrigno

regia

Lello Serao

Si ringraziano

Daniela Ioia, Michele Iazzetta,Peppe Romano, Roberto Ingenito e Marianita Carfora

tecnico audioe luci Mattia Santangelo

realizzazione scene Mauro Rea

foto di scena Salvatore Liguori

una co-produzione

Fondazione Teatro di Napoli

Teatri Associati di Napoli

Progetto WET FLOOR note dell’autore:

Oggi se non leggi i giornali sei disinformato, se invece li leggi sei informato male; […] Una delle conseguenze della troppa informazione è il bisogno di arrivare primi, non importa più dire la verità, quindi qual è la responsabilità di un giornalista? Dire la verità. Non solo arrivare per primi, ma dire la verità.”

 

WET FLOOR è uno spettacolo nato dalla riflessione di Denzel Washington sul giornalismo di oggi. Arrivare primi. Non conta la verità.

Fabio Pisano dà vita ad uno testo in cui protagonista è l’attuale nuova “guerra” dei media d’informazione che si divide il campo tra realtà e verità. In scena, Antimo Casertano e Fabio Cocifoglia.

Di cosa si ha bisogno, oggi? Di conoscere la realtà, o la verità? Realtà e verità nel mondo contemporaneo sono concetti molto distanti.

Il testo è tagliente, con colpi di scena a dir poco grotteschi e con una scrittura rapida, efficace.

Questo il presupposto, il taglio drammaturgico, che dà al testo una scorrevolezza e una rapidità esecutiva capace di tenere l’attenzione dello spettatore sempre viva, un autentico ring sul quale si affrontano due visioni in netta contrapposizione, la dialettica tra i due protagonisti (Ruth Crisus – Antimo Casertano e Ben Hones – Fabio Cocifoglia) è aspra, autentica, cruda perché spiattellata senza mediazioni sotto gli occhi degli spettatori. La scena, disegnata da Luigi Ferrigno, segna questo aspetto, è essenziale, sospesa in aria, (al 18 piano di un grattacielo) a sottolineare la pericolosità della situazione, i due antagonisti  si fronteggiano sapendo di poter scivolare da un momento all’altro nel vuoto sia fisico che mentale. A fare da sfondo a tutto ciò lo scorrere incessante di notizie che da uno screen rimbalzano sempre uguali.

E’ proprio la notizia il protagonista vero: è autentica ? nasce da una reale indagine o è frutto di manipolazioni continue? è vero che la notizia nasce da rappresentazioni collettive ? sono gli algoritmi che analizzano il gradimento o meno della notizia?

Ma soprattutto quanta verità è contenuta in esse!

Lo spettacolo articola questi contenuti in un incessante confronto teso e minaccioso, Ben Hones è tenuto prigioniero e sotto la continua minaccia di una pistola e di una bomba, a rendere ancora più complicata la faccenda arrivano notizie frammentarie del rapimento di altri tre giornalisti, sembra che tutto sia collegato, sembra che tutto è frutto di un disegno unico che è mirato a minare  al cuore l’informazione, sembra che da un momento all’altro una catastrofe debba definitivamente porre fine a tutto senza che si palesi il perché, senza che il tutto abbia una ragione.

Ma l’uomo comune, il Ruth Crisus di turno non è attrezzato per far fronte agli imprevisti e man mano la sicurezza del piano che ha organizzato viene meno, quello che sembrava essere lo strumento attraverso cui far pervenire al mondo la verità, ovvero la diretta social, si trasforma in un boomerang, Crisus si trova nella impossibilità di tornare indietro, i sei milioni di contatti esprimono in modo inequivocabile la decisione finale, Ben Hones deve essere ammazzato!

Quale sarà il finale?

A teatro per scoprirlo!

Sinossi

L’azione si svolge interamente in un ufficio di una redazione giornalistica, un uomo, Ruth è intento a pulire i pavimenti, un tizio, Ben, giornalista, è intento a scrivere al cellulare. Inizia una conversazione tra i due; Ben sta lavorando sulla presunta notizia di un sequestro di quattro giornalisti, da parte di un tipo sconosciuto. Ha urgenza di uscire. Ma il pavimento è bagnato. Ruth ha devotamente lavato il pavimento e non tollera che il giornalista passi prima che si sia asciugato.

Ben ha fretta, ma Ruth è inamovibile.  La conversazione lentamente assume toni sempre più “ambigui”, fino a diventare un sequestro. L’uomo delle pulizie è in realtà il sequestratore di giornalisti. Lega Ben alla scrivania, e mette in atto il sequestro. Come ce l’ha lui in mente. Il suo obiettivo è punire la realtà che lo circonda, una realtà che – mediante l’azione sempre più “avventata” e approssimativa dei giornalisti – gli hanno condizionato la vita. Il sequestro è prima un “fatto” a due, diviene poi pubblico; su una piattaforma web infatti, il sequestratore tenta di mettere a pubblico ludibrio il giornalista, ma succede qualcosa di inaspettato. I commenti live diventano violenti, inneggiano alla morte del giornalista, al suo assassinio. Reazioni che neanche il sequestratore si aspetta, diventano a loro volta protagoniste dello spettacolo. Fuori il palazzo, intanto, si annidano le forze speciali pronte a fare irruzione contro il sequestratore. Sovrastano le intenzioni del sequestratore. Sovrastano la sua verità. La sua verità di fronte la realtà in cui lui stesso ha volontariamente deciso di metter piede, si dissolve, passa in secondo piano. Ancora una volta.

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