Dopo il trionfo in Emilia Romagna il governo deve affrontare il nodo Renzi

Scongiurato il pericolo di elezioni anticipate, Conte deve affrontare i mal di pancia di Renzi e di Italia Viva. La stabilità del governo non coincide necessariamente con la durata della legislatura. D’ora in poi maggioranza ed opposizione si sentiranno con le mani più libere: inizieranno le manovre e i regolamenti di conti, che porteranno al riassetto del sistema politico, con la conseguenza che fra tre anni l’attuale assetto sarà totalmente cambiato, specie se sarà varata la nuova legge elettorale.Il Premier dovrà trovare un’intesa con i suoi alleati su due questioni molto spinose: la prescrizione e le concessioni autostradali.Lo scontro è già in atto in quanto Italia Viva ha preso già le distanze dal resto della coalizione di governo.Prendendo a pretesto le divergenze sulla prescrizione e le concessioni autostradali, Renzi potrebbe mirare a costruire un nuovo centro, e nel frattempo ritirare la sua delegazione assicurando a Conte solo un appoggio esterno.Così Italia Viva intende rilanciare il suo progetto per arrivare a quel 10% che rappresenta l’obiettivo di Renzi, sin dal settembre 2019.E per riuscire nel suo intento punta ad un’alleanza di +Europa e in prospettiva ad un avvicinamento di un pezzo di Forza Italia. E’ un’impresa ardua ma se dovesse decidere di lasciare indebolirebbe il Conte 2. Nel Pd tutti sono consapevoli delle strategie di Renzi e allora si sono formate fazioni opposte: c’è chi vorrebbe regolare una volta per tutte le questioni con l’ex segretario e Premier e chi, invece, guardando a lungo vede in Renzi, con la nuova legge elettorale, un fedele alleato di governo che sottrarrebbe voti alla destra. Quindi le danze sono iniziate in vista del 2023 e dell’elezioni del prossimo Capo dello Stato un anno prima. Anche tra le opposizioni gli screzi e le schermaglie non mancano. E’ eminentemente una battaglia di posizionamento, e nella maggioranza i nodi di programma si intrecciano con le questioni di potere. Per esempio c’è da affrontare il nodo della revisione delle Presidenze delle Commissioni Parlamentari in scadenza a marzo al Senato e a giugno alla Camera. Con il cambio di maggioranza dello scorso agosto salteranno le presidenze leghiste.E per i posti a Palazzo Madama il Pd ha preannunciato ai 5S che dovranno lasciare i loro incarichi a Pd e a Leu, ma dovranno rinunciare anche ad altre presidenze che attualmente detengono.Il tiro alla fune è appena iniziato e non è solo questione di potere. E’ soprattutto politica. Già i democratici si sono allertati per la richiesta di Leu di affidare la Presidenza della Commissione Giustizia a Grasso( magistrato), come se non bastasse l’imbarazzante presenza di Bonafede e della sua legge sulla prescrizione, che mentre scriviamo ha ricevuto una sonora bocciatura da tutte le più alte cariche della magistratura, durante i discorsi per l’inaugurazione del nuovo anno giudiziario.

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