Matteo Salvini e i governi arlecchini

”Noi siamo tutti responsabili, ma non siamo a disposizione di governi arlecchini”,  ha detto il leader della Lega, Matteo Salvini, a margine della visita al Micam a Milano. E rispondendo sulla pattuglia di ‘responsabili’ pronti a sostenere la maggioranza se Italia Viva dovesse uscire dal Conte bis, ha detto: “Non sono responsabili, sono poltronari: è la definizione di chi passa da una parte all’altra pur di non andare a casa. Sono responsabili solo del loro conto corrente, a certe miserie noi non ci stiamo”.

Conte, tra l’amletico e il sorridente a Gioia Tauro dopo le turbolenze dell’alleato “minore” Matteo Renzi, ininfluente numericamente alla Camera e sostituibile al Senato con un gruppetto di “responsabili” pescati soprattutto tra i berlusconiani più timorosi delle elezioni anticipate, ha mostrato di cadere dalle nuvole quando gli hanno chiesto notizie su un suo nuovo, possibile governo, il terzo della serie di questa legislatura.

Per non sbagliare quelli della Repubblica di carta se la sono cavata annunciando con un titolo che “Renzi frena, Conte no” e mettendo in una vignetta di Altan il pugnale in mano a un Renzi, sempre lui, che offre agli italiani la solita “serenità”, come quella garantita a cavallo tra il 2013 e il 2014 all’allora presidente del Consiglio Enrico Letta mentre egli si apprestava come nuovo segretario del Pd a licenziarlo e a prenderne il posto.

La frenata di Renzi – apparentemente pronto a confermare la fiducia giallorossa al governo, se dovesse richiederla in Parlamento, pur in attesa di promuovere fra qualche settimana la sfiducia “individuale” al guardasigilli e capo delegazione grillina Alfonso Bonafede – è stata rappresentata con sarcasmo da due giornali politicamente opposti ma umoralmente convergenti come Il Fatto Quotidiano di Marco Travaglio e La Verità di Maurizio Belpietro. “Poltrona Viva”, al posto della sua Italia Viva, ha titolato Il Fatto Quotidiano legando con una fune Renzi sulla sedia per partecipare alla spartizione prossima di una lunga serie di nomine,  in quello che una volta si chiamava sottogoverno. “L’unica crisi di Renzi è da fame di poltrone”, ha tirato giù pesante da destra Belpietro, che sospetto non abbia mai perdonato né voglia perdonare al senatore di Scandicci di avergli fatto perdere la direzione del quotidiano Libero ai tempi in cui guidava il governo e si accingeva alla sfortunata campagna referendaria su un’ambiziosa riforma costituzionale appena varata con la solita baldanza.

Lanciando il tesseramento 2020 Matteo Salvini è tornato anche a sfidare le Sardine che oggi, chiusa la partita delle regionali in Emilia-Romagna, scenderanno in piazza a Roma. Il raduno è programmato nel pomeriggio in Piazza Santi Apostoli, nelle stesse ore in cui Salvini sarà all’Eur, al Palazzo dei Congressi, per un confronto con le categorie professionali e produttive, in vista delle comunali del 2021, perché “mentre la Raggi e Zingaretti fanno i fenomeni, Roma e il Lazio indietreggiano”. “Vogliono cancellare i decreti sicurezza, ma andate al mare, andate in spiaggia a nuotare!” è stato il messaggio di Salvini per le Sardine. Mentre a Giorgia Meloni che ieri, alla cena milanese con oltre duemila persone, aveva avvisato “per le Regionali la squadra funziona se si mantengono i patti”, il capo della Lega ha replicato: “Il centrodestra ha il dovere di allargare, usciamo dai recinti dei partiti”.

 Matteo Salvini rispolvera i vecchi toni della Lega sull’Europa, salvo poi fare dietrofront riallineandosi a quanto assicurato due giorni fa durante una conferenza alla Stampa estera – “la nostra priorità non è uscire da qualcosa ma la crescita economica” – e alla linea moderata del numero due Giancarlo Giorgetti, neo responsabile Esteri del partito, che solo ieri in un’intervista aveva ribadito: “Noi non vogliamo uscire”. Salvini era partito in mattinata, durante una diretta Facebook dal Parco Sempione a Milano, con queste parole: “O l’Europa cambia o non ha più senso di esistere. Gli inglesi hanno dato dimostrazione che volere è potere. O si sta dentro cambiando le regole di questa Europa, oppure come mi ha detto un pescatore che ho incontrato a Bagnara, in Calabria, ragazzi allora facciamo gli inglesi”. E ancora: “O le regole cambiano o è inutile stare in una gabbia dove ti strangolano”. Nel pomeriggio, incontrando i cittadini e i giornalisti al gazebo della Lega in Piazza San Babila, l’ex ministro dell’Interno aveva poi corretto il tiro: “Lavoriamo per cambiare le regole da dentro” ma “se uno ti dice di no e ti prende a pernacchie, poi il popolo fa le sue scelte”.

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