Dopo la plastic tax e la sugar tax, ecco che spunta una nuova tassa “etica” che potrebbe avere ripercussioni di vasta portata per il nostro Paese, sia lato consumi che lato produzione: si tratta della tassa sulla carne.
Da dove nasce la proposta
Benché sia arrivata una smentita da parte dell’europarlamentare Pd Simona Bonafè intervistata al Tg4, a questa ipotesi starebbe lavorando il Parlamento Ue, a seguito di una proposta presentata da tre eurodeputati: due del gruppo Socialisti e Democratici, Mohammed Chahim e Sylwia Spurek, e uno dei Verdi, Bas Eickhout, in seguito alla proposta dell’ong Tapp Coalition-True Animal Protein Price Coalition, formata da associazioni sanitarie, ambientaliste e per il benessere animale.
La proposta è stata lanciata il 5 febbraio scorso in occasione dell’evento “The True Price of Meat” (“Il vero costo della carne”), al Parlamento europeo di Bruxelles.
Un tassello che andrebbe ad aggiungersi al pacchetto di politiche “Farm to Fork” (“Dalla fattoria alla forchetta”), che la Commissione europea ha annunciato nell’ambito del suo Green Deal, il piano di abbattimento delle emissioni di anidride carbonica che, almeno in teoria, dovrebbe portare l’intera Unione a raggiungere la neutralità climatica entro il 2050.
Cosa prevede la tassa sulla carne
La riforma, che sarebbe davvero radicale, prevede di tassare la carne che consumiamo del 25%: più specificamente, ci sarebbe un rincaro di 47 centesimi sul costo di 100 grammi di bovino, di 36 centesimi su 100 grammi di maiale e di 17 centesimi su 100 grammi di pollo o altri volatili.
Il progetto prevede comunque l’applicazione di un’aliquota progressiva, applicata gradualmente, a partire dal 2021, così da raggiungere entro il 2030 un gettito di 32 miliardi di euro l’anno.
Ma perché una tassa sulla carne? Per salvaguardare l’ambiente, sostengono i suoi promotori, e coprire pienamente i costi ambientali imputati alle aziende zootecniche per via delle emissioni di CO2, dei nitrati e della perdita di biodiversità.
I rischi del consumo di carne
Sempre più studi lanciano l’allarme rispetto alla carne: soprattutto se consumato in grandi quantità, è incompatibile con la difesa del clima e dell’ambiente, dicono. Diverse ricerche dimostrano che un quarto delle emissioni di gas ad effetto serra rilasciate in Europa proviene proprio dagli allevamenti e dal settore agricolo.
E per il futuro la situazione potrebbe decisamente degenerare: le emissioni di ossido di azoto provenienti dai terreni coltivati e quelle di metano disperse dal bestiame potrebbero raddoppiare di qui al 2070.
I vantaggi di una riduzione dei consumi di carne
A sostegno della proposta, la Tapp Coalition ha presentato uno studio condotto dall’istituto di ricerca indipendente Ce Delft, con sede nell’omonima città dei Paesi Bassi, secondo cui una simile imposta permetterebbe il gettito atteso di 32 miliardi di euro all’anno. Che, nelle sue intenzioni, potrebbe essere utilizzato per finanziare la trasformazione progressiva degli allevamenti in siti di produzione vegetale e a ridurre l’Iva sul consumo di frutta e verdura, così da incoraggiare le persone ad avere un’alimentazione più orientata al vegetale.
Secondo le previsioni dello studio, grazie alla tassa sulla carne il consumo di carne bovina in Europa diminuirebbe del 67% entro il 2030. Per la carne di maiale e quella volatile, invece, i cali previsti sarebbero del 57 e del 30%. Il che, assicura il direttore della Tapp Coalition Jeroom Remmers garantirebbe anche vantaggi dal punto di vista della salute pubblica visto che, sottolinea, “gli europei mangiano almeno un 50% in più di carne, rispetto alle quantità raccomandate”.
La Lega presenta interrogazione urgente
Tra i primi a contestare la proposta, i leghisti. I senatori Giorgio Maria Bergesio, l’ ex ministro delle Politiche agricole Gian Marco Centinaio, Gianpaolo Vallardi e Rosellina Sbrana hanno già presentato un’interrogazione urgente al ministro delle Politiche agricole, Teresa Bellanova, per chiarire “quali misure intenda adottare per scongiurare l’introduzione di nuovi balzelli a carico del settore”, visto che gli italiani che consumano abitualmente carne sono il 93% della popolazione.