Sherlock Holmes e i delitti di Jack lo Squartatore alla Sala Umberto

Nebbie e delitti.

Sherlock Holmes e i delitti di Jack lo Squartatore alla Sala Umberto.

Di Helen Salfas

 

SALA UMBERTO, dal 18 Febbraio al 8 Marzo 2020

Regia di RICARD REGUANT

Adattamento di Ricard Reguant e Cata Munar
Traduzione di Gianluca Ramazzotti
Scene originali di La Caja Negra Ta
Costumi di Adele Bargilli
Musiche originali di Pep Sala
Produzione di Ginevra Media Production in coproduzione con Centro d’Arte Contemporanea Teatro Carcano

Con Giorgio Lupano. Francesco Bonomo, Rocio Munoz Morales, Alarico Salaroli
E: Luciano Roman, Barbara Folchitto, Giada Lorusso, Tommaso Minniti,
Giulia Morgani, Emiliano Ottaviani, Marzo Zanutto

L’atmosfera è tutto, ed è innegabile che Sherlock Holmes e i delitti di Jack lo Squartatore ne abbia da vendere. Il fascino del padre di tutti i detectives ha solo tratto vantaggio dal passare del tempo, nutrendosi agli occhi di noi contemporanei del glamour della Londra di fine Ottocento, metropoli di fantasia ricca dei misteri e dei contrasti tanto amati dalla moda Steam Punk che non accenna a tramontare. È diventato un’icona moderna, celebrata in serie televisive, film d’azione, studi di psicologia e persino nella moda.

Quale luogo migliore della Sala Umberto, progettata e aperta al pubblico come caffè concerto proprio negli stessi anni in cui si svolge la vicenda narrata, per immergerci in questa atmosfera?

Davanti al teatro in attesa di entrare alla prima di Sherlock Holmes e i delitti di Jack lo Squartatore

Siamo a Londra nel 1888 e l’ispettore Lestrade si rivolge ancora una volta a Sherlock Holmes per risolvere l’ennesimo mistero. Non si tratta però di un mistero qualunque, ma niente di meno che i crimini del più famoso dei serial killer: i delitti di Jack lo Squartatore. È una storia inventata che coniuga la fantasia di un notissimo personaggio letterario con la realtà di un feroce assassino a lui contemporaneo.

L’originale pièce teatrale di Hellen Salfas, pseudonimo di un notissimo drammaturgo inglese, trae spunto da un aneddoto reale. Durante le indagini sui delitti di Whitechappel, Scotland Yard sollecitò il parere di Arthur Conan Doyle che inviò per iscritto le proprie congetture sull’identità dello Squartatore. Proprio questi scritti, ritrovati, sono stati la base del testo teatrale. L’idea non è del tutto nuova –esistono infatti due film che propongono lo stesso plot, Assassinio su commissione e Sherlock Holmes: notti di terrore – nuova invece è la freschezza e modernità del linguaggio e dei contenuti, entrambe veicolate perfettamente dalla regia di Ricard Reguant, uno dei più affermati registi teatrali spagnoli, e dal progetto artistico di Gianluca Ramazzotti, autore anche della traduzione e dell’adattamento del testo italiano. I due hanno già lavorato insieme con molto successo nella produzione di Dieci piccoli indiani della Christie, tuttora in scena in Italia.

Questa nuova collaborazione, adattamento della messa in scena originale per il Teatro Apolo di Barcellona, è, a mio giudizio, ancora più riuscita. Il buon ritmo del giallo e l’uso verosimile della documentazione storica, che sono meriti dell’autore del testo, sono convincentemente valorizzati dal ritmo serrato e incalzante della regia, dall’efficacia nella semplicità della scenografia, dall’immediata allusività del commento musicale e infine dall’affiatamento del cast, evidente nel modo in cui i movimenti di scena, veloci e in alcuni momenti particolarmente intricati, scorrono lisci come l’olio. Giorgio Lupano che interpreta Holmes, ed è conosciuto dal pubblico televisivo per Il Paradiso delle signore; Francesco Bonomo, un dott. Watson con senso dell’umorismo e artefice nella finzione teatrale di un azzeccato incontro tra Holmes e un Freud all’inizio della sua rivoluzione, che ha al suo attivo una ricchissima carriera teatrale che spazia dai classici agli autori contemporanei; Rocio Munoz Morales, una Irene Adler con la giusta dose di fascino provocatorio, anche lei nota in televisione, per A un passo dal cielo; Alarico Solaroli, versatile e apprezzato doppiatore, che è un ispettore Lestrade particolarmente simpatico nelle sue umane debolezze. Tutti gli attori rispettano in pieno il carattere originario impresso ai loro personaggi da Conan Doyle ma ne danno una versione più scarnamente moderna, aiutati anche dai costumi aderenti allo stesso tempo alla storia e alla nostra ricostruzione fantastica contemporanea.

Gli appassionati di gialli si troveranno perfettamente a loro agio in questa storia, che, come detta la regola ferrea del genere, si conclude con lo svelamento dell’assassino, ma anche gli altri troveranno pane per i loro denti. La contemporaneità del testo si addentra in modo molto più diretto nei meandri oscuri della società vittoriana e punta il dito sulla natura feroce del potere sociale e politico dell’Impero Britannico al culmine della propria potenza.

Arianna Trapani

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