Nel giorno in cui Matteo Renzi, a ‘Porta a Porta’, ha sferrato muovi attacchi al governo e in particolare al presidente del Consiglio Giuseppe Conte, emergono nuovi dettagli sul presunto gruppo di “responsabili” pronto a intervenire a sostegno del Conte Bis. Secondo quanto riporta ‘Dagospia’, ci sarebbero già stati degli incontri anche con ambienti di Palazzo Chigi e persino con lo stesso premier Conte.
Il primo contatto sarebbe stato con Renata Polverini, ex governatrice del Lazio.
La Polverini starebbe lavorando a una squadra di parlamentari pronta ad allargare il perimetro della maggioranza e sottrarlo al condizionamento dei renziani.
L’operazione, stando a ‘Dagospia’, sarebbe già a buon punto.
Conte, nelle scorse ore, ha “bacchettato” benevolmente un cronista che gli aveva chiesto se “Questo Renzi” lo tenesse sulle spine.
Conte, come riporta ‘Ansa’, ha replicato: “Non si dice ‘questo Renzi’. È il senatore Matteo Renzi, leader di un partito di maggioranza, Italia Viva”.
Dopo l’ospitata di Matteo Renzi a ‘Porta a Porta’, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte non ha rilasciato commenti.
Fonti di Palazzo Chigi citate da ‘Ansa’ hanno fatto sapere che il presidente del Consiglio si riserva di rendere note le sue determinazioni nei prossimi giorni.
Aldilà di tutto l’ operazione «responsabili» non solo non è sfumata, ma – raccontano – avrebbe addirittura il sigillo papale. O, in subordine, quello della curia romana, che ci tiene a preservare la poltrona di un premier amico. E si sta dando da fare.
Non è chiaro se sia stato il presidente del Consiglio a supplicare un aiuto da parte delle sue amicizie Oltretevere, oppure se il «soccorso porpora» si sia attivato autonomamente. Di fatto, però, in queste ore, i contatti tra i palazzi romani – quelli del potere laico e quelli del potere ecclesiastico – sono febbrili.
Conte gode del favore del cardinale Pietro Parolin, segretario di stato vaticano. E questa non è una notizia. Già si sa. «Giuseppi», ai tempi, è stato anche allievo del porporato. Dunque i due hanno un rapporto di frequentazione molto consolidato. Recentemente si sono incontrati a Palazzo Borromeo, in occasione del ricevimento per i Patti Lateranensi. Il colloquio è stato più lungo del solito, ben oltre la prassi protocollare. Alla fine, Parolin ha tenuto a sottolineare la solida amicizia con l’ inquilino di Palazzo Chigi: «La parola-chiave è convergenza, c’ è una grande volontà di ascolto e di considerare il punto di vista della Chiesa», aveva spiegato ai giornalisti al termine della cerimonia. In quella occasione Conte aveva avuto proficui colloqui anche con il presidente della Cei, il cardinale Gualtiero Bassetti, e il segretario generale, monsignor Stefano Russo. A quest’ ultimo, il capo del governo aveva annunciato la sua presenza all’ incontro dei vescovi del Mediterraneo «per la pace», che si terrà a Bari da ieri fino al 23 febbraio. L’ ultimo giorno parlerà il Papa e Conte sarà in prima fila ad ascoltarlo.
Altro sponsor contiano è Antonio Spadaro. La stima è notevolmente aumentata da quando «L’ avvocato del popolo» si è liberato dalla presenza ingombrante di Matteo Salvini. Il direttore de ‘La Civiltà Cattolica’ non ha mai nascosto l’ antipatia per l’ ex ministro dell’ Interno. E, anche recentemente, il periodico dei gesuiti gli ha riservato un’ altra stoccata: «Negli ultimi tempi, sempre più spesso i simboli religiosi fanno la loro irruzione nell’ agone politico. Spesso Dio viene tirato in ballo in maniera impropria, chiamato come testimonial di una parte politica o come un’ etichetta per promuovere un partito». Conte, agli occhi di Spadaro, ha tutt’ altro stile. È devoto di Padre Pio, ma non va in giro sbandierando santini o ostentando rosari. È considerato un interlocutore affidabile e pertanto va preservato.
L’ ultimo che è andato a chiedere la “grazia” dall’ altra parte del Tevere è stato il ministro Guardasigilli Alfonso Bonafede, spedito qualche giorno fa da Conte al Palazzo Apostolico per presenziare alla cerimonia di inaugurazione dell’ anno giudiziario del Tribunale dello Stato della Città del Vaticano. Di solito viene inviato un sottosegretario a fare le veci. Stavolta il governo era rappresentato ai massimi livelli. Chissà perché. Ma la domanda è: il Vaticano è ancora capace di influenzare i rapporti di forza all’ interno di un Parlamento dove la compagine democristiana è ridotta a una sparuta minoranza? Così pare.