Diciotto carabinieri della Compagnia di Codogno sono in isolamento domiciliare, in via precauzionale, dopo aver partecipato a una riunione conviviale con un collega in congedo risultato positivo al coronavirus. L’incontro, da quanto si apprende, era avvenuto lo scorso il 17 febbraio. Intanto dai medici di Codogno viene lanciato un grido di allarme alle autorità competenti affinché possano ritornare al lavoro ed aiutare i colleghi impegnati nella lotta contro il coronavirus. Sono “preoccupata per i colleghi chiusi nell’ospedale. Vorremmo tutti lavorare e dar loro una mano, come volontari, ma molti di noi devono stare in quarantena”, dice una dottoressa che abita a Codogno. Un appello, questo, che sicuramente manifesta il “senso di impotenza” dello stop precauzionale forzato ma soprattutto “l’altissimo senso del dovere” dei medici territoriali nella zona rossa. “Abbiamo chiesto di farci almeno operare da casa nel triage telefonico, per alleggerire le centrali”, ha affermato.
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