Il 23 Gennaio 2020 correva in poco tempo la notizia, e faceva il giro del mondo, che la Cina aveva messo in quarantena un’intera regione di circa 60 milioni di persone a causa del Corona virus. La Borsa cinese perdeva il 10%, mentre quella Usa e quelle europee solo il 2%, peraltro subito recuperato, Questo perché la convinzione dei mercati si basava sulla certezza che il virus sarebbe rimasto all’interno dei confini cinesi. Ma il 21 febbraio il mondo si svegliava con la notizia che Italia Corea e Giappone erano colpite fortemente dall’epidemia. Da allora fino alla chiusura dei mercati di venerdì scorso, i mercati finanziari di Stati Uniti e dell’Eurozona, hanno lasciato a terra un 13% secco, nonostante la notizia che in Cina l’epidemia fosse stata circoscritta e il numero dei decessi fosse in netta diminuzione.Che cosa è cambiato in così pochi giorni, tenuto conto che l’epidemia non ha ancora contagiato del tutto gli Usa e gran parte dell’Europa. Una reazione dovuta ad un eccessivo allarmismo o ad eccessiva cautela delle banche che sapevano
che il rischio di recessione globale oggi è molto più elevato?Il valore di un’azienda dipende dalle sue prospettive di crescita e dal futuro andamento degli utili.Quindi la reazione negativa dei mercati potrebbe essere eccessiva nella misura in cui il colosso asiatico ritorni ai livelli ante virus, dimostrando così che l’epidemia può essere superata e a patto che non si diffonda in Europa e negli Usa, o quantomeno, venga in parte arginata.Ma di questo certezza ce n’è ben poca. Un’altra considerazione da fare che il Corona virus porta allo shock dell’offerta e difronte a tale fenomeno la politica monetaria è impotente. Ridurre i tassi d’interesse non allontana la paura dalla gente. Le Banche centrali stanno a guardare , perché il nemico è invisibile ed imprevedibile, pronte ad agire solo per limitare i danni quando ce ne sarà bisogno. Ma questo attendismo potrebbe essere pregiudizievole e pericoloso e provocare l’innesco di una crisi finanziaria che, aggravando lo shock provocato dal Corona virus, potrebbe portare ad una recessione. Questo minerebbe la fiducia dei consumatori e la propensione delle imprese ad investire. Ma il rischio più grosso è la crisi di liquidità conseguenza del perdurare della contrazione dell’offerta, con l’inevitabile diminuzione del fatturato e dell’aumento dei crediti inesigibili. Quindi la politica monetaria può, e dovrebbe stabilizzare i mercati. Ma soprattutto occorre por mano ad una politica fiscale che operi un taglio significativo alle imposte che gravano sulle imprese e adottare misure straordinarie per facilitare l’afflusso di finanziamenti verso quelle piccole che godono di crediti bancari insignificanti o pari allo zero. Purtroppo attuare una politica fiscale del genere richiede tempi lunghi e in Europa gli Stati vanno ciascuno per i propri fatti. Nel frattempo l?italia è il Paese più colpito e dovrà fare affidamento unicamente sulle proprie risorse fiscali, sempre scarse. La verità la conosceremo nelle prossime settimane che ci diranno se incombe sul serio lo spettro di una nuova recessione globale, o il Corona virus è diventato solo il ricordo di una normale influenza che ha provocato più allarmismi del dovuto a causa di una criminale comunicazione dei social.
Tags (ANSA) - FIUMICINO (ROMA) IL Corona virus e le ombre minacciose della recessione
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