In questi giorni di emergenza da Coronavirus non è mancato chi si è posto dubbi e questioni su eventuali speculazioni in ambito finanziario. Una nota della Consob di lunedì ha smentito l’ipotesi che la giornata nera in Borsa abbia avuto origine da manovre speculative. Eppure qualcuno aveva visto o previsto il tutto con parecchio anticipo, come risulta dalla lettura di alcuni giornali dello scorso dicembre.
Il Corriere della Sera del 6 dicembre, in un articolo a firma Giuseppe Sarcina, riportava l’allarme degli analisti di Wall Street a seguito della mossa dell’Hedge Fund Bridgewater. Il quale, in un momento in cui l’economia reale segnava dati positivi e confortanti, decise di scommettere sul crollo delle Borse nel mese di Marzo.
Motivo per cui Ray Dalio, il fondatore di Bridgewater, aveva versato 1,5 miliardi di dollari per sottoscrivere contratti di assicurazione (‘put options’) con l’obiettivo di proteggere, in tutto o in parte, il portafoglio di gestione: circa 150 miliardi di dollari in azioni e investimenti finanziari.
Una scommessa sul ribasso dei listini. Le ‘put options’ consentono di vendere titoli a un prezzo prefissato ed entro una data certa. In sostanza se un gestore prevede l’arrivo di un ciclo negativo, può tutelarsi siglando accordi di vendita dei titoli prima che cadano le quotazioni. È esattamente quello che ha fatto Bridgewater, firmando ‘put options’ con Goldman Sachs e altri istituti.
Lo stesso finanziere, il 5 dicembre, era uscito allo scoperto, spiegando che in realtà l’operazione non nasceva dalla sfiducia, ma era parte di una particolare strategia di gestione al servizio dei suoi clienti.