Coronavirus, l’appello degli intellettuali: “Cambiamo il calendario dell’Italia”

Non c’è solo l’appello dei vip a stare a casa.  C’è anche una richiesta esplicita che arriva al Governo da parte di un nutrito gruppo di intellettuali, economisti, docenti, esperti che chiedono a gran voce di cambiare il calendario nazionale.

L’appello a fermare l’Italia per 2 settimane

“Ferie subito, facciamo come se fosse agosto”: fermiamo l’Italia, tutta, smaltendo adesso una parte delle ferie estive, nei luoghi di lavoro e nelle azienda dove è possibile, per dare all’Italia il tempo, e la forza, per difendersi, arginare l’emergenza Coronavirus e ripartire. A rinforzo è arrivata anche la Regione Lombardia, che chiede di fermare tutto per 15 giorni.

“Abbiamo le scuole chiuse, gli stadi sbarrati, ma gli uffici e le fabbriche aperte. Alcuni lavoratori sono stati messi in condizione di lavorare da casa, ma sono una minoranza. Si sta in sostanza creando una discriminazione tra lavoratori che stanno al front-office e quelli nelle retrovie”. Una triste verità, che ci tocca tutti.

Rischio discriminazioni tra lavoratori

Mentre dopo il decreto Conte ‘Io resto a casa’  aumentano le restrizioni per gli spostamenti,  i firmatari dell’appello sottolineano la gravità della situazione: “Possiamo sbagliarci, ma non crediamo che scuole e Università saranno riaperte dopo il 15 marzo” scrivevano appena ieri, 9 marzo.

Oggi sappiamo già, dopo il Dpcm entrato in vigore oggi martedì 10, che resteranno chiuse infatti almeno fino al 3 aprile. Ma come avevamo già ipotizzato, è molto probabile che la data slitti ancora, visto che il 9 aprile inizierebbero le vacanze di Pasqua e bambini e ragazzi dovrebbero tornare a scuola solo per tre giorni.

“Perché gli operai e gli impiegati dovrebbero rischiare la loro salute e gli insegnanti starsene a casa? Il panico sta montando e bisognerebbe contrastarlo immediatamente senza dividere il mondo del lavoro, e facendo scelte radicali per fermare il contagio” scrivono.

Cambiare il calendario nazionale

Le ‘raccomandazioni’ al mondo del lavoro, dunque, potrebbero non bastare. Insomma, se si vuole veramente porre un freno al diffondersi del virus Covid-19 bisognerebbe prendere una decisione conseguenziale: andiamo tutti in ferie obbligatoriamente per 15 giorni, come fossimo nel mese di agosto.

I giorni di lavoro “persi” potranno essere recuperati parzialmente in seguito, riducendo vacanze estive e natalizie. In altri termini, cambiando il calendario annuale dei giorni festivi e delle ferie.

Il Governo in questo caso sarebbe chiamato a garantire un sostegno economico “a chi non può fare a meno di lavorare” e a dare “una seria ricompensa” a quei lavoratori che dovranno continuare ad operare nei servizi essenziali, a partire dal comparto sanitario.

Per le imprese diventa urgente anche bloccare mutui, fidi e prestiti bancari, con una moratoria di almeno un mese, salvo proroghe. Il Governo Conte ci sta lavorando, vedremo con quali specifiche.

I firmatari dell’appello chiedono al premier Conte di portare questa istanza a livello Ue: “Tutta la popolazione europea gli sarà riconoscente. Manteniamo i servizi essenziali, ma tutto il resto si prenda una pausa. Ferie subito”.

Sulla stessa linea, tra gli altri, anche il sindaco di Bergamo Giorgo Gori. “Non è vietato uscire di casa per andare a lavorare, ma – spiega – è meglio evitare di farlo se non è necessario”. La sua proposta è quella di “organizzarsi” per lavorare da casa, o prendere ferie, o permessi. Questo vale anche per le attività di impresa. Il sindaco propone di considerare questo come il periodo di Ferragosto, quando tutto si ferma. “Ecco, facciamolo adesso. Lavoreremo ad agosto, quando tutto questo sarà finito”.

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