Coronavirus: Iran, 611 le persone morte

E’ di 611 il numero delle persone che in Iran sono morte dopo aver contratto il nuovo coronavirus, che provoca la Covid-19. Lo ha annunciato oggi il ministero della Sanita’. Nelle ultime 24 ore si sono registrati 1.365 nuovi casi di contagio, ha fatto saper il portavoce del ministero della Salute, Kianouche Jahanpour. Il numero dei contagiati complessivo e’ di 12.729. L’Iran e’ ad oggi il paese del Medio Oriente piu’ colpito dall’epidemia di coronavirus. Il virus ha colpito anche diversi esponenti della classe dirigente. L’ultimo membro della leadership ad essere risultato positivo al virus e’ l’ex ministro degli Esteri e attuale consigliere della Guida suprema Ali Khamenei, Ali Akbar Velayati, che si trova attualmente in isolamento volontario nella sua abitazione a Teheran. Un altro consigliere di Khamenei, Mohammad Mirmohammadi, 71 anni, e’ deceduto la scorsa settimana sempre a causa del coronavirus, mentre una delle massime autorita’ religiose del paese, Hadi Khosroshahi, e’ morto a fine febbraio. In totale sarebbero 23 i deputati del parlamento risultati positivi al virus, di questi almeno due sono deceduti. La grave situazione, che rischia di colpire direttamente l’intero regime iraniano, ha spinto le autorita’ a gesti importanti, tra cui il rilascio temporaneo di 70 mila prigionieri, molti dei quali in carcere per motivi politici. Per contrastare la diffusione del virus il paese ha avviato una serie di misure, oltre alla chiusura di scuole, alla sospensione di eventi religiosi e politici, fino alla chiusura dei siti religiosi. Tuttavia negozi e uffici sono rimasti in gran parte aperti nonostante le richieste delle autorita’.

In campo contro il coronavirus sono anche scese le Forze armate, i Guardiani della rivoluzione islamica (pasdaran) e le milizie Basij. Nelle prossime 24 ore i pasdaran saranno impegnati una nella disinfezione di strade, negozi e luoghi pubblici per tentare di fermare i contagi e le morti che sarebbero molte di piu’ di quelle indicate. In base ad una serie di immagini satellitari di Maxr Technologies nella provincia di Qom, la piu’ colpita dal coronavirus, sarebbero state allestite dal primo all’8 marzo centinaia di tombe nei pressi e all’interno del cimitero Behesht-e Masoumeh. Secondo la tradizione islamica, i corpi dovrebbero essere sepolti rapidamente dopo la morte. A inizio marzo il direttore dell’obitorio Behesht-e Masoumeh, Ali Ramezani, ha dichiarato all’emittente di Stato iraniana che le sepolture sono state ritardate poiche’ i test per il virus richiedono tempo.

La crisi del coronavirus arriva dopo anni di sgretolamento della fiducia nel governo iraniano da parte della popolazione, che tra il 2019 e il 2020 e’ piu’ volte scesa in piazza per protestare contro il governo, con manifestazioni anche violente e represse con la forza da parte delle forze di sicurezza. A gennaio, a seguito dell’uccisione da parte degli Stati Uniti del simbolo della cosiddetta esportazione delle rivoluzione islamica all’estero, il generale dei pasdaran Qasem Soleimani, l’esercito iraniano ha abbattuto per errore l’aereo della Ukraine International Airlines poco dopo il suo decollo dall’aeroporto internazionale di Teheran. L’abbattimento del velivolo, che ha provocato la morte di 176 persone, ha portato nuovamente in piazza migliaia di persone per protestare contro il governo. Un esempio di questo clima e’ stata la bassissima affluenza alle elezioni parlamentari dello scorso 21 febbraio, vinte dai conservatori, che si e’ fermata al 42.6 per cento, il dato piu’ basso dal 1979.

Alla grave situazione in patria si affianca l’isolamento internazionale e lo scontro con i paesi del Golfo e gli Stati Uniti con conseguenze anche sull’impegno di Teheran nelle guerra in Siria e Yemen. Diversi paesi, tra cui il Bahrein e il Kuwait, hanno registrato casi di coronavirus da persone tornate dall’Iran. Il regno del Bahrein, insieme ad altri paesi del Golfo, ha accusato Teheran di non aver gestito in modo adeguato l’epidemia e anzi di aver favorito l’uscita dal paese di individui infetti senza comunicarlo ai paesi vicini. Il governo di Manama si e’ spinto oltre sostenendo che Teheran abbia compiuto una vera e propria “aggressione” per aver coperto per settimane la diffusione del virus e per non aver timbrato ai viaggiatori diretti in Bahrein il passaporto. In risposta alle accuse lanciate dai paesi del Golfo, l’ayatollah Ali Khamenei, che quest’anno non pronuncera’ il tradizionale discorso per il Nowruz (capodanno iraniano) nella citta’ di Mashhad proprio a causa del coronavirus, ha ordinato al capo di Stato maggiore della Difesa, il generale Mohammad Bagheri, di allestire un quartier generale per far fronte all’epidemia, suggerendo che il paese potrebbe essere vittima di una guerra batteriologica.

Il crollo dei prezzi del petrolio, le sanzioni statunitensi e l’epidemia di coronavirus stanno mettendo in ginocchio l’Iran, alle prese con una delle piu’ gravi crisi economiche e ora anche sanitarie della sua storia recente. Tra il 2018 il 2019 il paese ha registrato una contrazione dell’economia del 4,6 per cento e ha consumato in questi due anni circa 40 miliardi di dollari di riserve in valuta estera. A causa delle sanzioni economiche statunitensi, l’Iran ha esportato solo 34.500 barili di petrolio al giorno, secondo dati di fine di febbraio, una frazione rispetto al record di 2,5 milioni di barili dell’aprile 2018, un mese prima che l’amministrazione statunitense guidata da Donald Trump si ritirasse dall’accordo sul nucleare firmato nel 2015 e imponesse nuovamente il regime di sanzioni economiche. Inoltre, la maggior parte del petrolio che l’Iran puo’ ancora vendere all’estero va in Cina, con meta’ o due terzi del volume totale inviato come pagamenti in sostituzione di contratti di investimento con societa’ cinesi. La crisi che sta vivendo il paese e’ ben rappresentata dalla richiesta di un prestito di 5 miliardi di dollari al Fondo monetario internazionale (Fmi) per la prima volta in 60 anni. Il governatore della Banca centrale, Abdolnaser Hemmati, ha reso noto di aver formalmente richiesto un salvataggio all’Fmi la scorsa settimana e al momento e’ in attesa di una risposta. L’Fmi “dovrebbe aderire fino in fondo al suo mandato e stare dalla parte giusta della storia, agendo in modo responsabile”, ha scritto il ministro degli Esteri iraniano, Mohammad Javad Zarif, sul suo profilo Twitter.

 

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