Emergenza Coronavirus, quando l’azione supera il pensiero

L’emergenza coinvolgendo i cittadini di tutti i ceti sociali, nessuno escluso

Chissà se Tito Livio avrebbe mai potuto immaginare che mentre a…. Bruxelles si discute, paesi come l’Italia e la Spagna stanno pagando il prezzo più caro in termine di vite umane e diffusione dei contagi. L’atteggiamento ostruzionista adottato da alcuni paesi comunitari, Germania in primis, circa le  politiche di aiuti dell’Unione, fornisce un importante contributo storico per il futuro.

L’insoddisfazione sociale appare sempre più palpabile e ben presto potrebbe trasformarsi in un fenomeno dalle conseguenze incontrollabili. Proprio quello che ora bisogna scongiurare ed evitare. Non si può pensare di affrontare un’emergenza nell’emergenza. Nessun paese può permetterselo.

Le logiche sin qui applicate dai protocolli regionali per l’individuazione dei potenziali vettori di contagio sono state le più diverse con risultati non sempre apprezzabili. Quelle adottate da qualche regione come il Veneto ad esempio, si sono mostrate più lungimiranti rispetto ad altre. Questo scenario desolante ha poi trovato un valido alleato nel ritardo nelle decisioni politiche sui cosiddetti aiuti di Stato,  da più parti invocati.

Questa situazione suggerirebbe a chi ancora ne ha il tempo,  di agire senza indugio, magari ricorrendo anche all’aiuto delle strutture private. Quale logica governa questi processi?  Quali risposte  ed interventi arriveranno in soccorso e da chi?

Gli aiuti privati nelle situazioni emergenziali  si sono spesso rivelati preziosi sia per la tempestività degli interventi  che per la qualità dei contenuti espressi,  esenti dai condizionamenti della burocrazia  che è solita governare i processi degli interventi pubblici. Aziende ed imprenditori attori della concreta e fattiva “solidarietà di Stato”, come spesso è successo, hanno risposto  fornendo il loro contributo a sostegno  delle attività necessarie al paese. Importanti donazioni di denaro, l’acquisto dei materiali indispensabili al funzionamento dei reparti di soccorso ospedaliero (respiratori polmonari, letti per la rianimazione e DPI per il personale sanitario) sono stati alcuni dei principali interventi di aiuto. Così come  le donazioni di tablet telefonici per facilitare le  comunicazione tra malati ricoverati nei reparti di terapia intensiva ed i loro cari, si sono rivelate iniziative solidali preziose.

Risulta altresì rilevante il ruolo svolto da tutta la filiera degli operatori dei servizi essenziali: sanità, settore energetico, servizi finanziari, trasporti pubblici, telecomunicazioni. Ognuno ha continuato a fare la propria parte sia nel pubblico che nel privato, fronteggiando nel quotidiano le emergenze che si è trovato a dover affrontare, reagendo prontamente ad ogni tipo di disservizio. Ciò al fine di poter garantire la corretta erogazione  dei servizi al paese. Si pensi ad esempio all’estenuante impegno profuso dagli operatori delle Telco in questo momento particolare dove ogni forma di attività da quella lavorativa a quella formativa per l’istruzione scolastica  si svolgono da remoto comportando importanti impegni delle reti di comunicazione.

Ogni paese, se vuole essere degno del suo popolo, deve dimostrare di essere in grado di far fronte  alle situazioni di emergenza con provvedimenti che abbiano il livello di coinvolgimento sociale più ampio possibile, che interessino i cittadini di tutti i ceti sociali, nessuno escluso. Nessuno deve essere lasciato indietro e tantomeno abbandonato. L’azione deve essere più veloce  del pensiero, la storia ne sarà un severo testimone!

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