Il nuovo decreto scuola che dovrebbe essere varato oggi dal Governo prevede una promozione generale per tutti gli studenti italiani che avrebbero dovuto sostenere l’esame di maturità e di terza media. E non chiude le porte alla didattica on line nonostante si pensi di riaprire le aule già l’1 o il 2 settembre. La didattica a distanza non è più solo ‘consigliata’, come sta avvenendo in questo momento storico, ma potrebbe diventare obbligatoria: il decreto che contiene le misure in vista della chiusura dell’anno scolastico e degli esami di Stato e di terza media, che dovrebbe essere approvato oggi dal Consiglio dei ministri, prevederebbe, anche questa novità: la didattica a distanza dovrà essere assicurata, utilizzando strumenti informatici o tecnologici a disposizione. Ora dipende dall’emergenza legata al Covid-19 ma in futuro potrebbe diventare ‘regola’. Per realizzare questa rivoluzione ‘copernica’, però, occorrerebbero gli strumenti tecnico-informatici che scuole e famiglie non hanno. O meglio che non tutti hanno: l’Italia su questo è sempre divisa in due, con un Sud che sconta la differenza con un Nord più ‘avanzato’. Nel mezzogiorno poter sviluppare una didattica a distanza, almeno oggi, è difficile e per alcune aree addirittura impossibile. Come scrive l’Istat nella ricerca “Spazi in casa e disponibilità di computer per bambini e ragazzi” al sud la percentuale di famiglie senza computer supera il 41%, con Calabria e Sicilia in testa con il 46% e 44,4%. Nelle altre aree del Paese ci si attesta al 30%: nel Mezzogiorno la quota di famiglie con un numero di computer insufficiente rispetto al numero di componenti.
Nelle regioni del Nord, invece, la proporzione di famiglie con almeno un computer in casa è maggiore: a Trento, Bolzano e in Lombardia oltre il 70% delle famiglie possiede un pc, e la quota supera il 70% anche nel Lazio. Nel Nord, inoltre, la quota di famiglie in cui tutti i componenti hanno un pc sale al 26,3%.
Rispetto alla dimensione del comune, la percentuale più alta di famiglie senza computer si osserva nei comuni di piccole dimensioni (39,9% in quelli fino a 2mila abitanti), la più bassa nelle aree metropolitane (28,5%). Se si considerano le famiglie con minori, la quota di quante non hanno un computer scende al 14,3%, ma le differenze territoriali risultano ancora più accentuate con valori che vanno dall’8,1% del Nord-ovest (6% in Lombardia) al 21,4% del Sud.
Ma dal rapporto emerge che nel 2018 il 27,8% delle persone vive in condizioni di sovraffollamento abitativo e questa condizione di disagio è più diffusa per i minori: il 41,9% dei quali vive in abitazioni sovraffollate. Il disagio si acuisce se, oltre ad essere sovraffollata, l’abitazione in cui si vive presenta anche problemi strutturali oppure non ha bagno/doccia con acqua corrente o ha problemi di luminosità.
La condizione di grave deprivazione abitativa riguarda il 5% delle persone residenti e, ancora una volta, è più diffusa tra i giovani. Infatti, vive in condizioni di disagio abitativo il 7% dei minori e il 7,9% dei 18-24enni. La quota, rileva l’Istat, scende al crescere dell’età fino ad arrivare all’1,8% fra le persone di 75 anni e più.