‘Tra l’11 giugno 1940 e il 1 maggio 1945 a Milano sono morti sotto i bombardamenti della seconda guerra mondiale 2 mila civili, in 5 anni; in due mesi in Lombardia per il coronavirus sono morte 11.851 civili, 5 volte di più. Un riferimento numerico clamoroso. Oltre alla solidarietà che dobbiamo ai lombardi e alla consapevolezza della gravità dell’emergenza in quelle terre, dobbiamo anche sapere che stiamo vivendo una grande tragedia, non l’abbiamo ancora sconfitta’, afferma il commissario all’emergenza Domenico Arcuri.
Dobbiamo continuare ad agire con la cautela e la prudenza di questi mesi, capire – ha evidenziato Arcuri – che è clamorosamente sbagliato comunicare un conflitto tra salute e ripresa economica. Senza la salute e la sicurezza la ripresa economica durerebbe come un battito di ciglia. Bisogna continuare a tenere in equilibrio questi due aspetti, Alleggerire progressivamente le misure di contenimento, garantendo sicurezza e salute di un numero massimo di cittadini possibile.
E’ avviata la fase dei test – ha detto Arcuri – dobbiamo sovrapporre il funzionamento dell’applicazione a un modello di sistema sanitario, faremo una sperimentazione in alcune aree del Paese, in tempi ravvicinati sarà messa in campo e ne incentiveremo l’uso tra i cittadini.
Le Sardine rompono il silenzio e con una lettera inviata al premier Conte chiedono la revoca della gestione dell’emergenza alla Regione Lombardia. Chiediamo – si legge nella missiva citata da Repubblica – al Governo che rievochi a sé alcune competenze come la sanità e la gestione emergenziale in Lombardia. Non possiamo più tacere i tanti fatti che ci allarmano e che ci fanno armare di pensieri, progetti e speranze per un futuro che, oggi, scorgiamo denso di nubi. Senza lo spirito di servizio civico di tanti cittadini e associazioni del terzo settore gli esiti di questa emergenza sarebbero stati più infausti.
Nella missiva le Sardine hanno giudicato ‘gravemente inadeguata la gestione dell’emergenza da parte della Regione Lombardia chiedendo a tutte le istituzioni coinvolte di parlare con una sola voce, coerente. La giunta Fontana ha emanato un’ordinanza che imponeva a tutti i lombardi di avere mascherine, proprio nel momento di massima crisi di reperibilità delle stesse. Inoltre, la Regione imponeva tali presidi e non rispondeva alle richieste legittime delle Rsa quando, già il 16 marzo denunciavano la mancanza di mascherine’.
Il movimento con questa lettera chiede al premier Conte di farsi portatore responsabile di un confronto serio che ripristini un’unità di intenti istituzionale che travalichi le barriere e le logiche partitiche. Inoltre, chiediamo che il suo Governo metta in campo tutte le forze e risorse messe a disposizione delle nostre istituzioni. Compresa, anche, la possibilità fornita dai nostri padri costituenti all’art. 120, ossia quella che il Governo rievochi a sé alcune competenze come la sanità e la gestione emergenziale in Regione Lombardia.
In questi giorni e nelle ultime ore circolano numerose ipotesi, con tanto di date, sulle possibili riaperture nel Paese. In alcuni casi si tratta di ipotesi che non hanno alcun tipo di fondamento, in altri di ipotesi che sono ancora allo studio e quindi non possono essere in alcun modo considerate definitive. In questo momento il governo, coadiuvato dal comitato tecnico scientifico e dalla task force di esperti, sta lavorando per la fase due e solo quando avrà terminato i lavori comunicherà in maniera chiara i tempi e le modalità di allentamento del lockdown, così da dare agli italiani un’informazione certa, spiegano le fonti di Palazzo Chigi. Anticipazioni, indiscrezioni e fughe in avanti – in un momento tanto delicato – rischiano di alimentare caos e confusione. In questi momenti invece è indispensabile la collaborazione responsabile di tutti, concludono.
Antonella Di Pietro