L’Etrusco: come la Grande Storia impatta sulle piccole storie?

L’Etrusco di Gigi De Santis (Ed. Deriveapprodi – prezzo 12 euro – acquistabile on line) è un sottile libro, di sole 93 pagine, lungo come una vita.  Quella del suo autore di cui del libro è anche protagonista: un memoriale di pensieri, considerazioni, racconti di eventi, lettere scritte e ricevute.

Fin qui potremmo pensare a qualcosa di personale, intimo, esclusivamente autobiografico, invece no. Il libro, con un periodare fluido e scorrevole, ha qualcosa di semplicemente universale.

Come la Grande Storia impatta sulle piccole storie?

De Santis, soprannominato l’Etrusco, ne ha fatto esperienza sulla sua persona e qui ne narra attraverso le sue sventure, quelle non di un capro espiatorio, non di un eroe, ma di un giovane idealista, pacifista ed umanista dai tempi dell’università ai nostri giorni.

L’autore, oggi guardiaparco vicino alle pensione, è stato ed è tutt’ora un attivista politico che ha pagato duramente, e più volte, il fio del suo impegno. I primi anni a Sociologia a La Sapienza di Roma, le assemblee ed i collettivi, le manifestazioni ed i primi timidi amori fino all’arresto per sovversione e altri gravi capi d’imputazione. Avvenuto troppo presto, quando ancora molte cose dovevano compiersi.

Risultato? 4 anni di prigionia ed uno di confino tra trasferimenti e rivolte carcerarie, brutti incontri con delinquenti veri e una difficile iter burocratico per potersi laureare dentro il regime penitenziario.

De Santis dimostra di avere un tragico karma nel trovarsi nel posto sbagliato e nel momento sbagliato, molto spesso. O forse erano solo il ’78?

Ci vorrà del tempo, dolore e soldi, suoi, dei familiari, degli amici e dei compagni, per dimostrare la sua innocenza. Ne uscirà a formula piena, senza però alcun risarcimento da parte dello Stato Italiano, barricato dietro a leggi di tanto in tanto retroattive, nel suo caso, ovviamente, no.

Il tran-tran riprende quando si “esce”, ma il trauma e la ferita lo segnano per sempre. Come lo accompagnerà per sempre l’impegno politico ed associazionistico che lo porta a concorrere come candidato in una lista civica alle elezioni amministrative nel territorio sabatino. Non ce la farà a divenire un rappresentante delle Istituzioni.

Questa non è l’epopea di un vincente che ha attraversato una serie di peripezie per affermarsi ma nemmeno quella di un perdente.

E’ solo la storia paradigmatica di un uomo buono, che pratica rispetto verso tutti i regni, che ci racconta di quanto ci si deve esporre per il Bene Comune, senza troppi calcoli e senza troppe aspettative, di quanto questo sia nobile e renda la vita degna.

De Santis, sociologo, comitataro, teatrante, festaiolo e ortolano, ci ricorda di non coltivare esclusivamente il nostro orticello privato, ma di essere guardiaparchi del grande patrimonio che l’Umanità deve conservare per l’oggi e per il futuro.

Leggere questo libro, di cui reclusione e oppressione sono temi centrali, in un periodo in cui il Covid (o i decreti?) ci hanno costretto ai domiciliari, prende tutto un altro sapore e spessore.

Raggiungo telefonicamente l’autore per porgli un’unica domanda. Si parla nel libro di passato remoto e di passato prossimo. Gigi, posso chiederti qualcosa sul futuro, personale e collettivo, dopo il Covid. Come vuoi che sia, come vorresti e come sarà?

“Ho una speranza, ma proprio solo un’auspicio:  che le persone, soprattutto quelle che hanno il potere, capiscano che il modello costruito in oltre cent’anni non funziona. Quante altre guerre, distruzioni, disastri ambientali, migrazioni di milioni di persone, sfruttamenti. dell’uomo sull’uomo, dell’uomo sulla donna dovranno ancora esserci prima di capire che il capitalismo ha fallito ed è obbligatorio voltare pagina? Ognuno può fare qualcosa, in vari modi, senza perdere dignità e allegria.”

Barbara Lalle

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