Il Covid-19 sta rivoluzionando anche la giustizia con il ‘processo virtuale’ da remoto. Siamo difronte ad una desmaterializzazione del processo che crea non pochi problemi alla macchina della giustizia, non solo per l’aspetto organizzativo, ma anche sotto il profilo della ‘civiltà processuale’. Non vivendo l’aula di un Tribunale verrebbe a mancare quell’aspetto anche umano del processo. Giusto utilizzare le tecnologie per migliorare e rendere più veloce la giustizia in Italia e utilizzare, così, questo periodo per arrivare a questo traguardo che sembra una chimera. Sono questi alcuni temi trattati in una lettera inviata dall’avvocato ‘Janfer’ Franco Critelli al ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, che di seguito pubblichiamo
ALLA CORTESE ATIENZIONE DEI SIGG :
ON.LE Buonafede Avv. Alfonso (Ministro della Giustizia) Per conoscenza
On.le sig. Sergio Mattarella ( Presidente della Repubblica Italiana)
Egregio Avv. Gian Caiazza (Presidente dell ‘Unione delle Camere Penali Italiane)
Egregio Avv. Antonio De Notaristefani (Presidente dell’Unione Nazionale Camere Civili)
Egregio Avv. Antonello Talerico {Presidente del Consiglio dell’Ordine avvocati di Catanzaro)
Egregio Avv. Massimo Scuteri {Presidente della Camera Penale A. Catanfora di Catanzaro)
On.le Boschi Avv. Elena Maria {Italia Viva)
OGGETTO: Il PROCESSO DA REMOTO “come antiprocesso” di dubbia legittimità Costituzionale VIOLA I MINIMI PRINCIPI DI CIVILTA’ PROCESSUALE (lo non ci sto) !
Sig. Ministro,
relativamente al processo da remoto rectius a distanza, introdotto in “via eccezionale”, causa emergenza sanitaria Covid 19, dove s’intende consentire la c.d smaterializzazione del processo, su piattaforme telematiche, “ognuno da casa sua”, in qualità di difensore dei diritti Umani, come assiduo frequentatore delle aule di giustizia, come innamorato dell’arte oratoria di classica Memoria, come dono innato e coltivato nel tempo, significo quanto qui di seguito: letteralmente qui riporto quanto asserito da un vero scienziato del diritto a proposito di rito: “parola classica della nomenclatura giudiziaria, molto usata: gli avvocati disputano, deducono, eccepiscono, in rito e sul merito; esistono riti speciali, alternativi all’ordinario; è rituale l’atto compiuto in date forme; irritualmente sarebbe impu gnata una sentenza, a termine scaduto. Nome, aggettivo, avverbio, coglie l’aspetto più visibile del fenomeno: ascendano al sanscrito ” ra” (ordinare, in ordinem digerere, computare, da cui “reor”, “ratio”, ratus o al greco “reo” (l’equivalente latino èfluo ), evocano uno svolgimento conforme al prescritto quanto a forma, sequela, tempo (Franco Cordero). Il che val quanto dire, il processo è un’entità scenica di tipo teatrale, fatta per vivi, rectius, solo per vivi in una dinamica viva, dove si animano sentimenti, aspettative ed emozioni di vita, all’insegna di tutti i principi Costituzionali disegnati magistralmente dal nostro Padre Costituente, a presidio di tutte le garanzie difensive! Ed invero, a tal proposito l’illustre collega Caiazza come Presidente dell ‘Unione delle Camere Penali Italiane ed Il pregiato Presidente dell’Unione Nazionale Camere Civili Avv . Antonio De Notaristefani, in una nota congiunta, inoltrata al suo Ministero, hanno evidenziato tutte le criticità derivate, del processo da remoto, nonché il coraggioso collega Antonello Talerico che nella sua qualità di Presidente dell’Ordine degli avvocati di Catanzaro, unitamente alla pregiata Camera Penale di Catanzaro A. Cantafora, hanno mostrato una dura e giusta presa di posizione di Verità!
Per l’effetto, il processo da remoto, ossia virtuale e/o “gioco” telematico, è un processo di tipo fallimentare che viola i minimi principi della civiltà acquisita e che relativamente al principio del giusto processo, ne viola il fondamento, mettendo in crisi la stessa Giustizia di democrazia! Insomma sì alla smaterializzazione delle carte, però, al contempo, va evitata assolutamente la smaterializzazione delle persone, in un processo telematico, per certi versi, irrealizzabile, quanto a contestualità, oralità e concentrazione e per altri versi, tragicomico, così come viva testimonianza di alcuni casi recenti. In quanto, si badi bene, il processo da remoto, sta scontando una farraginosità oggettiva, segnalata anche da illustri Magistrati e dalla prassi applicativa che va ad aggravare comunque una situazione generale infausta, per il sistema Giustizia, già martoriato da una legislazione miope· e violatrice dei diritti difensivi che negli anni hanno subito, incredibile ma vero, un ridimensionamento, con conseguente mortificazione dell’attività professionale! Per l’effetto, l’uso della tecnologia nella giustizia intesa come amministrazione, sia all’insegna magari della sburocratizzazione, indi, di un uso ragionevole, moderato, serio e qualificato, come potrebbe essere quello dell’alfabetizzazione di tutti gli operanti di giustizia, tutto ciò ben venga in un’ottica di miglioramento e/o di effettiva efficienza del sistema giustizia! Cosicché, ad esempio, il periodo emergenziale, potrebbe rappresentare un momento storico e proficuo di smaltire tutto l’arretrato in tema di pagamenti maturati e non riscossi,a titolo d’irragionevole durata del processo e patrocinio a spese dello Stato, per tutti icoloro i quali,cittadini ed avvocati,vantano crediti da anni. Ma viepiù. Medio tempere, si possono concentrare le energie di natura positiva, in attesa dell’augurata normalità, nel predisporre ogni misura idonea e rigorosa (sanificazione totale dei locali di Giustizia e sistematica pianificazione post -pandemia), a salvaguardia dei diritti della salute di tutti. Medio tempere, magari concludere la correzione (ad oggi sospesa) dei compiti in Magistratura e di tutti i concorsi pubblici, per una questione di certezza, nonché per evitare ulteriori ansie agli aspiranti e così via! Così, la “giustizia virtuale d’emergenza”, rimanga tale, perché nel processo in senso lato, sono in gioco interessi e diritti dell’Uomo che non possono essere calpestati, in nome dell’artificiale e del sommario, rectius, del sic et simpliciter che, repetita iuvant, non giova all”‘equo processo”. Tutto ciò potrebbe diventare un sistema pernicioso, rectius, un circolo vizioso, dove il cittadino comune, non crederebbe più alla Giustizia ed alle sue Leggi remote. Persuaso che in tale contesto così emergenziale per tutti, l’Avvocatura e la Magistratura, uniti all’insegna dei principi enucleati dall’Altissima figura di Calamandrei, debbono necessariamente cooperare, per il bene comune, perché la Giustizia, come essenza di tipo reale, appunto, in quanto tale, appartiene alla Repubblica e non può essere bistrattata, in nome di “orgogliosi ed estemporanei compromessi”, appunto compromettenti, per la stessa democrazia. Conseguentemente, il traumatizzante metodo virtuale così come teorizzato ed applicato in via emergenziale, con tutti i dubbi di legittimità Costituzionale, rimanga, semmai un’esperienza isolata, appunto eccezionale che comunque a mio modesto parere, non poteva essere nemmeno tale. Diversamente, mio malgrado, assisteremo, con le nostre “corresponsabilità” ,alla sconfitta della Giustizia Giusta ed alla sua sepoltura!
Tanto dovevo, dal cuore ed Amore verso la Toga e l’arte Oratoria, da un avvocato che fin da piccolo sognava l’Avvocatura come segno tangibile di Civiltà giuridica all’insegna dell’oratoria ( intesa come musica d’invocata Giustizia giusta ) di Cicerone, Demostene, Isocrate, Ortensio Ortalo, Tina Lagostena Bassi, Mandela, Ghandi,f. Croce, De Marsica, Casalinuovo, Cantafora, Carnuccio, Gimigliano, Gullo e così via, a salvaguardia dei Diritti Umani coinvolti. Per l’effetto, da giurista anticonformista e penalista ” ribelle” assertore, amante del processo di tipo reale, attendo risposte Sue e del Governo del quale, Ella è parte così Accreditato e sul delicato punto segnalato, imprescindibile! Sic! Al contempo, l’occasione mi è gradita, per i più sentiti saluti deferenti.
“In viva memoria dell’arte Oratoria, ho sempre sognato di vivere il processo come un’arena dove tutti, a prescindere dal ruolo, dal vivo, combattono, per gli ideali di Giustizia a cui, in quel momento credono, impugnando la loro “idea, verso la Verità. Adesso che mi dicono che il processo, si potrebbe fare tramite ‘video chat’, per me l’orizzonte del diritto si è sfumato, conseguentemente il mio ideale di Giustizia Giusta” (Janfer)
Avvocato ‘Janfer’ Franco Critelli
(Patrocinante in Cassazione ed altre giurisdizioni Superiori)
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