Scatterà lunedì 4 maggio la ‘fase 2’ per 4,4 milioni di lavoratori, mentre “2,7 milioni” resteranno ancora a casa. La ripresa, però, non è esente da “paradossi”: in attività torneranno, infatti, soprattutto gli ‘over50’, rispetto ai giovani, in prevalenza nel Nord Italia, area più esposta al contagio da Covid-19. Lo rilevano i consulenti del lavoro.
Nel dettaglio, su 100 addetti ‘fermi’ nella nostra Penisola per effetto dei provvedimenti governativi di sospensione delle attività a causa del Coronavirus, “il 62,2%” andrà nuovamente a svolgere la propria occupazione, da dopodomani. E, di questi, “3,3 milioni sono uomini (il 74,8% del totale), e 1,1 milioni donne (25,2%)”. La ‘fase 2’, scrivono i consulenti del lavoro, “interesserà principalmente i dipendenti dell’industria, dove l’attività potrà tornare a pieno regime (col 100% dei settori riaperti)”, e su 100 addetti che riprenderanno le redini del proprio impiego il 60,7% opera “nel settore manifatturiero, il 15,1% nelle costruzioni, il 12,7% nel commercio e l’11,4% in altre attività di servizio”.
La ‘fase 2’ presenta “un quadro non coerente rispetto alla diffusione della pandemia”, a giudizio dei consulenti del lavoro: dal 4 maggio, infatti, la ripresa delle attività produttive “si concentrerà proprio nelle aree più interessate dal Coronavirus”, perché a fronte di 2,8 milioni di occupati nel Settentrione, “saranno 812.000 al Centro e 822.000 nel Mezzogiorno” a ricominciare a svolgere le proprie mansioni. Tra le regioni interessate, si legge nello studio dei professionisti, “Lombardia, Emilia-Romagna, Piemonte, Veneto e Marche, dove il tasso di rientro oscilla intorno al 69%;”. Differenti le percentuali nelle altre zone del Paese, ossia “in Valle d’Aosta (49,3%), Lazio (46,7%), Sicilia (43,4%), Calabria (42,5%) e Sardegna (39,2%)”: qui, recita il dossier, la ‘fase 2’ coinvolgerà meno di un lavoratore su due tra quelli ‘sospesi’ per effetto dei decreti del governo.