In seguito alle frasi minacciose e agli insulti rivolti sui social a Silvia Romano, il responsabile dell’antiterrorismo milanese, Albero Nobili, ha aperto una indagine con l’ipotesi, contro ignoti, di “minacce aggravate“. Sempre in seguito agli insulti rivolti alla ragazza, reduce da un rapimento durato 18 mesi tra Kenya e Somalia, si sta inoltre valutando la possibilità di fornire una protezione della polizia a Silvia Romano. Come riferito da ‘La Stampa’, lo si è appreso da fonti delle forze dell’ordine. Si attende ora la decisione della Prefettura.
Ora dopo gli insulti e le minacce anche di morte (vicino a casa della ragazza è stato trovato anche un volantino) legate in particolare alla conversione all’Islam, maturata dalla ragazza durante la prigionia.
C’è un frequente passaggio di auto delle forze dell’ordine lungo la via del quartiere Casoretto di Milano, dove da ieri Silvia Romano è tornata a casa dopo essere stata sequestrata per un anno e mezzo fra Kenya e Somalia. A differenza di ieri non c’è il presidio fisso di auto di polizia e carabinieri, ma le pattuglie rallentano passando davanti al palazzo.
Sul portone del condominio sono ancora incollati i cartelli con i messaggi di bentornato per la giovane cooperante. E’ alzata la tapparella della finestra al secondo piano da cui Silvia Romano si è affacciata ieri per ringraziare la folla di persone che la attendeva.
Silvia Romano, rientrata nella sua abitazione a Milano nella giornata di lunedì, dovrà osservare un periodo di isolamento domiciliare di 14 giorni in base alle disposizioni per il contenimento del coronavirus.
Anche Matteo Salvini ha polemizzato sulla liberazione di Silvia Romano.
A ‘Rtl 102.5’, il leader della Lega ha detto: “Quando si libera dopo 18 mesi di prigionia una ragazza di 24 anni è il momento della festa. Salvare una vita è fondamentale, ma se fossi stato al Governo l’atteggiamento da parte delle istituzioni sarebbe stato più sobrio. Un profilo più basso per evitare pubblicità gratuita a un gruppo terroristico che ha ucciso migliaia di persone”.
In queste ore, intanto, si discute del “giallo” della foto di Silvia Romano col giubbotto turco: la Turchia rivendica un ruolo nella liberazione della volontaria italiana. Silvia Romano su un veicolo, indossa sopra l’abito tradizionale un corpetto militare, si nota un simbolo con la mezzaluna. La foto è stata rilanciata dall’agenzia turca Anadolu per accompagnare una notizia sul ruolo dei servizi segreti di Ankara nell’operazione conclusasi con la liberazione della volontariaUna sortita però contraddetta dalla versione di Roma. Fonti della nostra intelligence hanno precisato alcuni aspetti. La volontaria è stata recuperata dagli italiani e il corpetto che si vede nell’immagine fa parte della nostra dotazione. Al momento del rilascio non portava alcun fregio o simbolo. La squadra era composta dagli stessi elementi inviati in Kenya nel novembre 2018 subito dopo il sequestro. Un’attività poi proseguita fino alla conclusione positiva in Somalia. In pratica, secondo i servizi segreti italiani la foto sarebbe un’immagine fake.
A Quarta Repubblica di Nicola Porro, in onda su Rete 4 lunedì 11 maggio, tiene banco il rapimento e il rilascio di Silvia Romano. A parlarne anche Guido Bertolaso, presente in collegamento, che punta il dito contro onlus e ong che mandano ragazzi allo sbaraglio in territori pericolosi, come l’Africa: “I cooperanti italiani devono andare con organizzazioni serie e strutturate, che mai manderebbero ragazzi allo sbaraglio. Facciamo un’analisi seria su quelle organizzazioni che mandano questi ragazzi in situazioni a rischio.
Poi, riferendosi ai terroristi islamici di Al Shabaab, aggiunge: “Non ci possono essere assoluzioni verso questi criminali, sono professionisti del terrorismo e non credo che sia stato casuale che abbiano tenuto questa povera ragazza per 18 mesi”. Insomma, un tempo che potrebbe essere necessario e sufficiente per far tornare Silvia da convertita, col nome di Aisha.
Cocis