L'esterno di Palazzo dei Marescialli a Roma, in una immagine di archivio. ANSA/ALESSANDRO DI MEO/GID

Cambiare le regole attuali del Csm

 

Il caso delle intercettazioni di Luca Palamara contro Matteo Salvini lasciano ipotizzare una magistratura evidentemente orientata politicamente. In particolare, il magistrato Luca Palamara dialogando via chat con il collega Paolo Auriemma sosteneva che, seppur stesse facendo bene da ministro dell’Interno sul tema migranti, il leghista andasse attaccato ugualmente. Ad essere coinvolti nella discussione erano comunque due magistrati che nulla avevano a che vedere con i territori di competenza delle procure che avevano messo sotto la lente d’ingrandimento l’operato dell’allora ministro dell’Interno.

Maurizio Belpietro, direttore de ‘La Verità’ cita un articolo uscito sul Corriere della sera del 25 maggio, soffermandosi su alcuni punti. In particolare definisce polemicamente ‘l’esperto di cose del colle’, che mette in risalto il fatto che il presidente della Repubblica non abbia autorità disciplinare nei confronti dei magistrati.
L’esperto di cose del Colle – scrive Belpietro – spiegava che per quanto squallido e mortificante ciò che è emerso dai colloqui registrati fra le toghe è privo d di rilievi penali.

Riguardo alla non competenza da parte del presidente della Repubblica sulle vicende relative alla magistratura, Belpietro si pone in maniera polemica nei confronti del Corriere della sera, chiamato polemicamente Pompiere della sera. “Non c’era bisogno – prosegue – che l’ufficio stampa del capo dello Stato si scomodasse per informarci: sappiamo bene che il capo dello Stato non può punire una toga e nemmeno cacciarla- continua poi -Basterebbe che Mattarella aprisse bocca”.

Secondo Belpietro, infatti, il presidente della Repubblica sarebbe dovuto intervenire sulla vicenda come fa per tutti i temi su cui esprime la propria opinione quotidianamente. “Un intervento del Colle – puntualizza Belpietro – sarebbe sufficiente a indurre i rappresentanti del Csm alle dimissioni di massa e a dunque a una nuova rappresentanza dell’organo costituzionale”. Secondo il giornalista si tratterebbe di un passaggio necessario per ridare credibilità alla magistratura.

”C’è bisogno di cambiare le regole elettorali del Csm e restituire maggiore potere di selezione alla comunità dei magistrati, piuttosto che alle correnti”,  ha detto il presidente dell’Anm Luca Poniz, intervistato da Agorà. Quanto al ricorso al sorteggio per la composizione del Csm, Poniz ha ricordato che “l’ultima posizione del ministro Bonafede era quella di superare l’idea sorteggio che è totalmente incostituzionale”.

 “Abbiamo consegnato decine di proposte di riforma al ministro della giustizia. Siamo noi i primi a esigere che queste riforme vengano fatte”, ha aggiunto Poniz, che ha indicato tra gli interventi necessari quelli sul sistema elettorale del Csm e sulla carriera dei magistrati, che “non deve non essere centrale nella loro vita”. Vanno “ridotti i posti che sembrano cosi appetibili e vanno spezzati i legami con la politica: una volta instaurato il rapporto politico non deve essere reversibile”.

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