Il Mes si farà anche se il Premier sembra tergiversare, ma non per i continui dissidi all’interno della sua maggioranza, ma per evitare che un eventuale annuncio in questa direzione, possa spingere i Paesi del Nord Europa (Olanda, Danimarca, Austria), a giocare al ribasso. Quindi tenderebbe prima ad assicurarsi le risorse del Recovery Fund per poi passare al Mes. Ma alla base di queste strategie, ci sarebbe l’dea ( a nostro avviso figlia di presunzione) di garantirsi, una volta messe le mani sul gruzzolo, la sua permanenza a Palazzo Chigi anche quando a settembre arriverà lo tsunami, ovvero quando la crisi si farà sentire con tutta la sua virulenza. Solo che questa idea/presunzione del Premier ha provocato la reazione dei partiti della maggioranza. L’ira soprattutto dei dirigenti del Pd si è scatenata all’annuncio di Conte di convocare gli Stati Generali dell’economia senza essersi consultato con la delegazione governativa del partito di Zingaretti. E non ha perso tempo Roberto Gualtieri, Ministro dell’economia, che in Consiglio dei Ministri, ha alzato la voce accusando il Premier di averlo scavalcato nel suo ruolo. A questo punto la delegazione del Pd in seno al governo ha lanciato un chiaro messaggio politico a Conte, sottolineandogli l’ inopportunità di una sì tale convocazione. Riteniamo che la mossa del Presidente del Consiglio sia stata azzardata, perché non ha tenuto conto che senza un preciso programma di rilancio dell’economia, finirà per essere sbranato da Confindustria e a giusta ragione. L’idea/presunzione ha solo valenza mediatica per auto celebrarsi, ma le parole ormai non servono più, il Paese attende fatti. Rocco Casalino si è fatto i conti senza l’oste. Ma la colpa non è sua, ma di chi lo ha messo a ricoprire un ruolo di cui non immagina nemmeno lontanamente il significato istituzionale e politico. Ma ancor più grave è la posizione di chi lo ascolta. E un Premier non può permettersi questo ‘lusso’. Pressappochismo e superficialità, non si addicono ad una gestione di governo che si trova ad affrontare la crisi più grave degli ultimi cento anni. Senza contare che le risorse che l’UE ci metterà a disposizione per essere investite negli anni a venire, presuppongono un metodo chiaro ed efficace. Le strategie degli interventi a farsi vanno stabilite collegialmente; identificare in modo chiaro i punti su cui costruire il nuovo patto con le parti sociali; coinvolgere le forze di opposizione a cui non si può solo chiedere di votare in Parlamento gli sforamenti di bilancio e poi non vengono consultati da Palazzo Chigi. Il Premier si scrolli di dosso la presunzione di fare il coreografo non ascoltando i suoi compagni di viaggio. Il rischio di inciampare è dietro l’angolo.
Andrea Viscardi