C’era un accordo tra commissari Ilva in As e ArcelorMittal con il governo  utile a superare l’impasse giudiziario presso il Tribunale di Milano.  Invece il governo non  aveva consegnato il testo ricevuto qualche giorno dopo,  ad opera del sindaco di Taranto Riccardo Melucci, probabilmente ricevuto a sua volta da qualche esponente del governo.

Venerdì sera l’ad Lucia Morselli ha spedito il nuovo piano industriale. C’è  la possibilità di conoscerne i contenuti, nell’incontro convocato dal ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli.  Dalle indiscrezioni, quello che emerge è che anche i presupposti dell’accordo di marzo per la congiuntura negativa della domanda di acciaio globale siano stati rivisti.

Progetto Meros di ambientalizzazione ancora a rilento, automazione Afo2 e rifacimento Afo5 sempre rinviati. Bonifiche in capo ai Commissari, e su cui ci sono i fondi sequestrati, ferme. Nel frattempo la domanda di acciaio ripartirà e continueremo a importarlo dalla Germania o dalla Turchia.  Nella rivisitazione della lunghezza delle filiere post-Covid, i paesi con industria manifatturiera stanno rivalutando la necessità di avere in prossimità la siderurgia. Lo sciopero di 24 ore, che parte da oggi in tutto il Gruppo, speriamo faccia riflettere sia la politica che ArcelorMittal.

‘Il piano industriale presentato da ArcelorMittal si allontana dall’accordo del 4 marzo e dagli obiettivi del governo in modo radicale ed è nostra intenzione ribaltare la questione’,  ha detto il ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, a quanto si apprende da fonti presenti all’incontro in videoconferenza in corso con i sindacati. L’obiettivo è il ‘mantenimento della piena occupazione’, ha detto riferendosi non solo ai 10.700 del gruppo ma anche a chi è in amministrazione straordinaria. La proposta di piano industriale presentata da ArcelorMittal è ‘inaccettabile’:  ha detto il ministro  Stefano Patuanelli. .  ‘perché mette in dicussione i livelli occupazionali e il piano di investimenti allungando a dismisura i tempi. La necessità è di tutelare l’occupazione. 

Per il ministro dell’economia, il nuovo piano industriale di ArcelorMittal è inadeguato. Per noi bisogna partire dal piano di marzo, ha detto Gualtieri: ‘C’è un contratto’, ha rimarcato il ministro, ‘e Am si deve assumere le sue responsabilità. Siamo consapevoli che è necessario introdurre l’impatto del Covid dentro la traiettoria previsionale, ma parliamo di una cosa molto distante da quella presentata’.

Per la ministra del lavoro Catalfo, il nuovo piano industriale è insoddisfacente e la riduzione occupazionale prospettata è inaccettabile. 

Nel corso del 2020 ci attendono altri 3200 lavoratori in cassa integrazione, a cui aggiungere i 1700 in amministrazione straordinaria. Il rientro dei 10.700 lavoratori slitta dal 2023 al 2025. Viene rinviato il rifacimento dell’altoforno n.5 (AFO5) il più grande, di altri due anni. Si conferma un impianto a ciclo misto, di cui una parte proseguirà a ciclo integrale,  con altoforni,  e un’altra con forno elettrico. Già con questo assetto produttivo, quello occupazionale è sovrastimato. Il forno elettrico assorbe, infatti, un numero molto più esiguo di personale. Oltre 5.000 persone in Cassa integrazione per tutti questi anni, non solo sono inaccettabili ma non vi sono garanzie di rientro al lavoro e di esclusione della strutturalità degli esuberi. Questo piano serve a prendere e a perdere altro tempo. Nel frattempo chissà, mentre si riflette di intervento pubblico. L’investitore, la  multinazionale che pagava 1,8 miliardi solo di prezzo di acquisto,  e altrettanti in investimenti, pagherà al massimo 500 milioni, più o meno quanto ha chiesto di prestito dal decreto liquidità e se si finirà nuovamente in amministrazione straordinaria, neanche quelli.

E’ cominciato stamani alle 7 in tutti i siti italiani di ArcelorMittal lo sciopero dei lavoratori diretti e dell’appalto, proclamato dai sindacati per protestare contro il nuovo piano industriale presentato dalla multinazionale che prevede oltre 3mila esuberi e il mancato rientro in servizio dei 1.600 lavoratori rimasti in capo all’Ilva in As. A Taranto diverse decine di lavoratori sono in presidio davanti alla direzione dello stabilimento. Fim, Fiom e Uilm hanno indetto lo sciopero per 24 ore, l’Usb di 48 ore.

La mobilitazione è stata indetta nel giorno dell’incontro in videoconferenza convocata dal ministro dello Sviluppo economico Patuanelli con le organizzazioni sindacali e i commissari straordinari Ilva, a cui partecipano anche i ministri Gualtieri e Catalfo.

Fim, Fiom e Uilm ieri hanno elaborato durante il consiglio di fabbrica una piattaforma di richieste al governo, compreso il no ai licenziamenti, la ripresa di manutenzioni, impianti attualmente fermi, attività del piano ambientale, introduzione della Valutazione di impatto sanitario preventivo, la legge speciale per Taranto.

Nel frattempo il famoso ‘scudo penale’ è sempre più diffuso nel nostro Paese, a partire dai commissari Ilva, ma viene rimosso ai manager e quadri ArcelorMittal anche per reati commessi da chi ha operato a Taranto nei 55 anni precedenti.  Nel frattempo a tutti coloro che non vogliono affrontare i nodi al pettine, ha dato manforte l’uscita del vice di Ursula von der Leyen, Frans Timmermans, ovvero la disponibilità a far passare il Jtf (Just Transition Fund) da 7,5 a 40 miliardi. Attualmente dalla Commissione Sviluppo Regionale (Regi) a Bruxelles dalla bozza dei vecchi 7,5 miliardi si prevedono per tutta l’Italia 364 milioni. Ciò non scioglie i problemi attuali:
1) La trasformazione di una produzione da carbone a idrogeno di un impianto come quello dell’ex Ilva richiederebbe una quota importante di tutto il Jtf.
2) il Progetto scandinavo ‘Hybrit’ per l’utilizzo in siderurgia dell’idrogeno, dalle ultime notizie, ci dice che i primi impieghi ‘industriali’ saranno successivi al 2026.