Un’auto rossa dei vigili del fuoco di Benevento girava freneticamente in piena emergenza Covid e durante il periodo di lockdown. Non sarebbe staat di certo coinvolta nei controlli serrati per evitare gli spostamenti ingiustificati e l’uomo alla guida poteva consegnare liberamente in giro le penne usb che contenevano l’intera banca dati dei quiz per superare una prima fase del concorso per l’ammissione al corpo dei vigili del fuoco. C’era infatti un concorso imminente e i candidati avevano pagato fino a 20mila euro per assicurarsi il superamento della selezione. E’ uno degli spaccati piu’ inquietanti che emergono dall’inchiesta ‘Par Condicio’ condotta dalla procura di Benevento e dalla Guardia di finanza sannita per smantellare un’organizzazione che controllava una fetta di assunzioni non soltanto tra i caschi rossi, ma anche tra polizia, carabinieri e guardia di finanza. Un’attivita’ frenetica, la definisce il procuratore Aldo Policastro che con il sostituto Francesco Sansobrino ha diretto le indagini durate quasi due anni.
Secondo una stima molto approssimativa, nell’ultima fase il volume di affari delle otto persone raggiunte oggi dalle misure cautelari personali e patrimoniali ammonterebbe a circa un milione di euro. Il passaggio di una prova selettiva poteva costare fino a 20mila euro, anche se non c’era una tariffa fissa per i candidati. Nel corso delle perquisizioni eseguite la notte scorsa, sono stati trovati 156mila euro in contanti custoditi in un armadietto nell’ufficio di un vigile del fuoco del comando provinciale di Benevento. Alcuni candidati, per avvicinare gli intermediari, passavano attraverso una scuola di formazione privata che garantiva una preparazione ad hoc, con i quiz gia’ definiti. Altro sistema consisteva nel contattare uno dei vigili del fuoco di Benevento, fornirgli le generalita’ e la data di convocazione, perche’ la passasse al riferimento romano, in particolare al vice prefetto Claudio Balletta, dirigente a capo dell’Ufficio concorsi. Quest’ultimo non aveva mai contatti diretti con gli aspiranti vigili del fuoco e le misure di sicurezza adottate da tutti gli indagati per non essere scoperti erano diverse. Dall’uso di telefoni intestati a cittadini dell’Est europeo, al reset periodico degli smartphone per non conservare dati pericolosi, fino alle comunicazioni attraverso ‘pizzini’ di carta. Le indagini sono partite quasi due anni fa da una intercettazione telefonica relativa a un altro procedimento. Da li’ e’ stata ricostruita un’attivita’ enorme, anche per il passato, che coinvolge anche esponenti della polizia di stato, della guardia di finanza e dei carabinieri. Il sistema era talmente collaudato che gli indagati riuscivano a controllare tutti i concorsi pubblici per l’accesso alle forze dell’ordine, da intermediari locali fino a funzionari in servizio a Roma.