“Strappi allo Stato di diritto e al concetto di cittadino che ne è alla radice”. Così il presidente del Garante per la protezione dei dati personali, Francesco Pizzetti, ha definito la richiesta sempre più massiccia da parte delle strutture pubbliche, che combattono la lotta all’evasione o le illiceità nei settori della previdenza e dell’assistenza sociale, di poter accedere ai dati personali dei cittadini e la possibilità per queste strutture, stabilita per legge, “di ricevere alcune informazioni indipendentemente da ogni indagine, sia pure solo preliminare, nei confronti degli interessati”. Nella sua relazione alla presentazione del volume “Sette anni di protezione dati in Italia”, Pizzetti ha sottolineato come sia “proprio dei sudditi essere considerati dei potenziali mariuoli, mentre è proprio dello Stato non democratico pensare che i propri cittadini siano tutti possibili violatori delle leggi. In uno Stato democratico il cittadino ha il diritto di essere rispettato fino a che non violi le leggi, non di essere un sospettato a priori. Per questo è importante che si consideri questa una fase di emergenza dalla quale uscire al più presto. Se così non fosse – ha constato Pizzetti – anche lo spread fra democrazia italiana e democrazie occidentali sarebbe destinato a crescere”.
Secondo il presidente del Garante, “ciò che vediamo in atto, a ogni livello dell’amministrazione, e specialmente in ambito locale, è una spinta al controllo e all’acquisizione di informazioni sui comportamenti dei cittadini che cresce di giorno in giorno. Un fenomeno che, unito all’amministrazione digitale, a una concezione potenzialmente illimitata dell’open data e all’invocazione della trasparenza declinata come diritto di ogni cittadino a conoscere tutto, può condurre a fenomeni di controllo sociale di dimensioni spaventose”. Dunque per Pizzetti diventa inutile ogni lista dei buoni e cattivi: “attenzione ai bollini, di qualunque colore siano”, ammonisce.
“Le vie dell’inferno – conclude- sono lastricate di buone intenzioni”.
Intercettazioni. Per quanto riguarda le intercettazioni, e più in generale, l’uso dei dati di traffico telefonico acquisiti per finalità di giustizia, essi vengono definito come “strumenti essenziali per le attività di indagine e per il lavoro della giustizia, anche se tocca ai giudici utilizzare questi strumenti nel rispetto delle leggi mentre spetta al legislatore definire per quali tipi di indagini essi siano utilizzabili”, afferma Pizzetti che poi aggiunge: “Non ci siamo stancati di ripetere che la libertà di stampa è un diritto fondamentale nelle moderne democrazie e che la nostra Costituzione vieta ogni forma di censura e autorizzazione. Non ci siamo però limitati a questo – ribadisce – abbiamo anche ripetuto in ogni occasione che i dati acquisiti a fini di giustizia devono essere adeguatamente protetti e che il legislatore, così come può e deve definire per quali finalità di giustizia possono essere raccolti e utilizzati, allo stesso modo può regolare quando e in che modo essi possono essere comunicati alla stampa o da questa essere conoscibili. “Ci sia consentito ricordare – ha sottolineato il Garante – che la gogna, in qualunque forma, materiale o mediatica che sia, è sempre uno strumento pericoloso, anzi pericolosissimo. Nessuna democrazia rispettosa del pluralismo e della libertà individuale ha mai usato la gogna. Nessuno – ha aggiunto – in una società democratica, potrà mai chiedere e ottenere di porre limiti al diritto dei giornalisti di sapere, conoscere e informare. Ma il loro stesso codice deontologico contiene regole chiare sulla necessità di rispettare i principi di essenzialità delle informazioni, di tutelare i minori, di rispettare la dignità delle persone, specialmente nell’ambito sanitario e sessuale. E’ dovere di tutti – ha concluso – chiedere che i media siano anche gelosi custodi delle regole che essi stessi si sono dati”.
Codice trattamento dati personali. In merito invece all’applicazione del codice sul trattamento dei dati personali alle persone giuridiche (previste prima dal decreto sviluppo del 31 maggio 2011 e poi da quello “Salva Italia” del 6 dicembre), Pizzetti dubita della bontà dell’operato. “Finora – prosegue il Garante- noi potevamo assicurare alle imprese e alle persone giuridiche un alto livello di protezione. Oggi – ha ribadito – tutto questo non è più possibile. Solo gli strumenti ordinari del diritto e l’ adozione di misure adeguate potranno difenderle dallo spionaggio industriale e dai danni conseguenti alla perdita dei dati”.
“Accorgimenti che- precisa Pizzetti – non sempre sono facili da adottare da parte delle imprese, soprattutto quelle di piccole o piccolissime dimensioni”. Il presidente uscente dell’Authority ha quindi concluso ricordando che “anche i presunti giovamenti relativi alla presunta minore onerosità delle attività sono assai limitati perché ogni volta che le imprese trattino i dati di persone fisiche, devono comunque rispettare la normativa di protezione dei dati”.