Recovery Fund, scontro tra maggioranza e Frugali

A Bruxelles siamo nella terza giornata di trattative al vertice Ue sul Recovery Fund e il bilancio Ue per il 2021-2027. L’inizio dei lavori della sessione plenaria è slittato  alle 17.30. ed è ancora possibile non ci sia alcun accordo. Si tengono riunioni ristrette e il negoziato si preannuncia lungo. Il 17 luglio i premier dei paesi dell’Unione Europea si sono riuniti di persona per la prima volta da quando è cominciata la pandemia.  In ballo c’è il  fondo da 750 miliardi di euro che dovrebbe far ripartire l’economia Ue dopo il disastro del Covid. Purtroppo, come si è visto,  i 27 primi ministri Ue non sono affatto d’accordo fra loro e  non sono d’accordo sul modo in cui questi soldi vadano distribuiti. Come sovvenzioni? O come prestiti? E in quale proporzione?  In linea di principio, come ipotizzato da  Germania, leggi Merkel, e Francia, leggi  Macron, di questi 750 miliardi:
– 500 dovrebbero essere sovvenzioni,
– 250, prestiti.

Questa ipotesi non piace ad alcuni paesi del Nord Europa, i quali ritengono che almeno una fetta assai più ampia dei soldi vadano prima o poi restituiti dagli stati.
I paesi che insistono sul prestito sono i cosiddetti 4 ‘paesi frugali’, leggi Austria, Danimarca, Olanda, Svezia.
Anche la Finlandia sembra essere sulla stessa linea.  Il primo ministro austriaco è il cancelliere Sebastian Kurz, del Partito Popolare, la prima ministra danese è Mette Frederiksen, del partito socialdemocratico, il  premier olandese è Mark Rutte, a capo del Vvd, un partito conservatore liberale europeista,  la premier della Svezia è Stefan Löfven, anche lui socialdemocratico.  Anche la prima ministra finlandese, è la socialdemocratica Sanna Marin. La definizione, ‘frugali’  arriva dal quotidiano finanziario britannico Financial Times, che prima del Covid, aveva usato l’aggettivo inglese ‘frugal’ per indicare i quattro paesi.  ‘Frugal’, che in inglese vuole dire ‘parsimonioso’, e non ‘frugali’ come tradotto   dalla stampa.  Da noi, ‘frugali’ riguarda  l’abitudine alla moderazione nel mangiare e nel bere. Al momento abbiamo da una parte la stragrande maggioranza dei Paesi – compresi i più grandi Germania, Francia, Spagna, Italia – che difendono le istituzioni europee e il progetto europeo e dall’altra pochi Paesi, detti, come spiegato, ‘frugali’. I quattro leader capeggiati da Mark Rutte non accettano che l’ammontare dei sussidi a fondo perduto a valere sul recovery fund sia di almeno 400 miliardi (a fronte dei 500 proposti dalla Commissione), come intendeva proporre il presidente del Consiglio europeo Charles Michel alla ricerca di una mediazione. ‘C’è ancora una grossa distanza da coprire nel negoziato’, spiegano fonti diplomatiche. Rimane poi lo scontro sul potere di veto di un singolo Stato: richiesto dall’Olanda di Mark Rutte, è la linea rossa che l’Italia non è disposta a varcare. Conte ha evocato l’ipotesi di ricorrere alla Corte di giustizia Ue e ha proposto che il cosiddetto ‘super freno’ (il meccanismo introdotto per andare incontro ad Amsterdam e permettere lo stop dell’erogazione dei fondi su richiesta di uno Stato membro) sia attivato a maggioranza qualificata. Gli altri nodi sono il volume del quadro finanziario pluriennale che i frugali puntano a ridurre, e gli sconti di cui godono, che chiedono siano aumentati. ‘La linea rossa italiana è che la risposta sia adeguata ed effettiva, cioè concretamente perseguibile. ‘Ho piena consapevolezza delle divergenze esistenti ma anche forte determinazione che dobbiamo superarle e non nell’interesse solo della comunità italiana e dei cittadini italiani che hanno sofferto e stanno soffrendo molto, ma nell’interesse di tutti i cittadini europei’, ha dichiarato il presidente del Consiglio Giuseppe Conte.   Punta a un accordo  Emmanuel Macron, che ha voluto evidenziare la drammaticità della crisi: ‘E’ un consiglio europeo eccezionale interamente dedicato al piano di rilancio e al bilancio europeo è un momento di verità e ambizione per l’Europa. Stiamo vivendo una crisi inedita dal punto di vista sanitario ed economico è in gioco il nostro progetto europeo, sono fiducioso ma prudente porterò il massimo dell’ambizione e insieme alla cancelliera Merkel e al presidente Michel faremo di tutto perché si trovi un accordo’.
Sono ore decisive non solo per il negoziato europeo sulle misure anti Covid 19: in gioco c’è il futuro e la missione storica dell’Europa. Se dovesse prevalere la linea sostenuta dall’Olanda e dai paesi cosiddetti frugali sarebbe la fine del progetto originario dell’Europa nata dalle macerie della Seconda guerra mondiale. Il presidente Giuseppe Conte sta conducendo una battaglia per tutti gli Italiani in una prospettiva finalmente solidale dell’Europa. Se Conte dovesse tornare a Roma con un accordo ridimensionato, finirebbe nel mirino della controffensiva del Centrodestra. A quel punto potrebbero esserci contraccolpi anche sui consensi e possibili malumori nella maggioranza. Anche perché se il next Generation EU dovesse essere rivisto al ribasso il Mes diventerebbe quasi necessario. E a quel punto si aprirebbe lo scontro tra M5s, Pd e Italia Viva.
La maggioranza si è già spaccata sul Mes. La risoluzione di Più Europa ha visto il sì da parte di Italia Viva e il no del Partito Democratico e il MoVimento 5 Stelle. L’utilizzo del Fondo Salva Stati per le spese sanitarie è stato respinto dalla Camera con 402 voti contrari anche se non sono mancate le tensioni all’interno dell’esecutivo. Il partito di Matteo Renzi, infatti, ha espresso il suo voto favorevole ribadendo la propria posizione su un beneficio che ha sempre visto contro i grillini. Questa volta anche il Partito Democratico si è schierato contro come Lega e Fratelli d’Italia.

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