Riceviamo, e volentieri pubblichiamo, l’articolo ricevuto da Tartaglia Arte:
L’ARTISTA INTERDISCIPLINARE NATA A SANTIGO DEL CILE È SCOMPARSA LO SCORSO 24 LUGLIO. IL POETA E CURATORE ANTONIO ARÉVALO NE RICORDA LA VITA E L’ARTE: “LA SUA EREDITÀ PIONIERISTICA NEL FORMATO DI PERFORMANCE, VIDEOARTE E INSTALLAZIONE LA LASCERÀ INSCRITTA A VITA NELLA STORIA DELL’ARTE CILENA”
Una semplice linea verticale fa la differenza tra meno e più. Una linea semplice che cambia il pieno significato di un messaggio e che nelle mani di Lotty Rosenfeld è stata trasformata in un’azione di ribellione e resistenza contro l’autoritarismo della dittatura di Pinochet. Nel dicembre 1979 compì la sua prima azione pubblica: un miglio di croci sul marciapiede, in cui tracciava linee orizzontali su quelle verticali che dividevano i binari delle auto. La performance, registrata in video, è diventata una delle opere iconiche dell’artista che per quarant’anni ha continuato a replicarlo in luoghi emblematici del potere come la periferia della Casa Bianca a Washington DC, la Plaza de la Revolucion all’Avana e il Confine Germania Est-Ovest. Man mano che il gesto si moltiplicava, anche la portata politica e teorica della sua opera si approfondiva.
L’IMPEGNO ARTISTICO E POLITICO DI LOTTY ROSENFELD
Nel ’79 emerse il lavoro del Colectivo de Acciones de Arte (C.A.D.A.), che ideava strategie per prendersi gioco della censura degli apparati repressivi e fare arte. Rosenfeld realizza il primo lavoro, “Para no morir de hambre en el arte”, seguendo un orientamento artistico che resignifica, nel contesto della dittatura, il duplice anelito avanguardista della fusione arte/vita e arte/politica. In questa direzione, usa la metafora del latte per esplorare simultaneamente i vari supporti dell’intervento artistico: un villaggio poverissimo, il Museo de Bellas Artes, un’azienda del latte, le vie della città di Santiago, una galleria d’arte, la sede di un organismo internazionale, una rivista di opposizione. Questa multidimensionalità dei supporti materiali e comunicativi, che intervengono contemporaneamente nel corso dell’azione, dà conto del desiderio del gruppo C.A.D.A. di inglobare l’arte in una esteriorità volta a cancellare i limiti della differenziazione culturale tra “il dentro” delle istituzioni (il museo, le gallerie, etc.) e la vita collettiva, a fondere il gesto della trasformazione artistica con il quotidiano sociale. Per il gruppo C.A.D.A, così come l’arte esce dai binari dello specifico istituzionale per dissolversi nel suo ambito, l’immagine dell’autore perde i tratti individuali fino a perdersi, moltiplicata nell’anonimato: “ogni uomo che lavora per l’ampliamento, anche se mentale, è un artista”, annuncia il pamphlet che sei piccoli velivoli fecero cadere sulla città di Santiago durante l’azione “ay Sudamérica!!” (1981), riprendendo il concetto del tedesco Wolf Vostell, che definisce l’artista “operaio dell’esperienza” e l’arte “vita modificata”.
LOTTY ROSENFELD A DOCUMENTA
Nell’ edizione di documenta 12 (Kassel, Germania, 2007), è stato riproposto il lavoro del ‘79 ‘Una milla de cruces sobre el pavimento”, di Lotty Rosenfeld, una figura chiave del collettivo. La sua opera, dedicata alla linguistica del potere, interviene a livello di significante su quei segni che lo rendono eloquente, rompendone il senso. Sovverte i segni per progettare un’utopia politica e un’estetica dell’incrocio. Questa estetica si traduce nel gesto che converte un segno imposto e negativo –rappresentato dalle linee di demarcazione delle corsie stradali- in croci, che ha disegnato in varie città del mondo come simboli contro l’autoritarismo. Nel 2015 ha esposto alla Biennale di Venezia e l’anno scorso è stata candidata al Premio Nazionale d’Arte.
Il suo lavoro fa anche parte di collezioni prestigiose come la Tate Gallery di Londra, il Guggenheim Museum di New York e la Malba in Argentina.
Il 24 luglio 2020 l’artista è deceduta, a 77 anni, a causa di un cancro ai polmoni che l’ha afflitta molto tempo fa. La sua eredità pionieristica nel formato di performance, video arte e installazione la lascerà inscritta a vita nella storia dell’arte cilena.
By Antonio Arévalo – artribune.com