Il Fatto Quotidiano, leggi Marco Travaglio, è molto attento sui sondaggi e nota la crescita di Giorgia Meloni, come politico e come segretario di Fratelli d’Italia, tanto da imbastire un finto elogio da utilizzare come aggressione deviata nei confronti di Matteo Salvini.
Travaglio nell’immagine la vede patriota ma vecchia. Vedi, vedi, che per Marco Travaglio l’amore per la Patria sia realtà ormai superata e il tutto vada letto in modo sotterraneo e vada intuito d’impatto.
Giorgia Meloni lo aveva previsto: ‘Proveranno, come stanno g.ià .facendo, a mettermi contro Matteo Salvini per aiutare il governo Conte. E per nascondere che nessuno li vota più…’, aveva detto qualche giorno fa, a commento di un sondaggio che qualche giornale di sinistra aveva sparato con titoli su lei che si stava fagocitando il leghista e che prima o poi sarebbe scoppiata la lite sulla leadership nel centrodestra.
Il Fatto Quotidiano prova ad imbastire una faida interna esaltando Giorgia Meloni con una paginata in cui, da una parte si celebra la sua coerenza ( si esibisce una caricatura di lei invecchiata, con le occhiaie, le rughe e un volto arcigno da megera), dall’altra parla di ‘tonni salviniani’ che Giorgia si starebbe cucinando molto bene.
Già qualche giorno fa in giornale citato voleva ingraziarsi la Meloni offrendo spazio a Jacopo Fo in un articolo che lodava la segretaria di Fratelli d’Italia e il suo commento su Imagine di John Lennon.
Jacopo Fo, sposa le tesi della destra sul brano di John Lennon, ‘bellissimo ma profondamente ideologico, poco pacifista, e molto comunista, settario, global, anti-religioso’.
Parole che la Meloni aveva pronunciato in tv e che l’avevano esposta a un processo mediatico da parte della sinistra, processo al quale Fo si sottrae. Anzi, si schiera con la Meloni.
‘Ho sempre pensato che nello scontro politico tocca mantenere un certo grado di civiltà. È una regola che va rispettata in tempo di guerra e tanto più in tempo di pace. Quando mio padre disertò fu nascosto da un fascista. Il padre di mio padre, tenente del Cnl, si occupò, armi alla mano, di bloccare una serie di fucilazioni di fascisti che non avevano commesso nessun crimine e a volte addirittura non erano neanche fascisti; succedeva che partigiani veri o finti approfittassero della vittoria contro il nazifascismo per regolare odi e interessi economici nel modo più semplice: uccidere il loro antagonista sotto la bandiera della Resistenza. E anche nei momenti peggiori degli anni ‘70, quando ci avevano colpito ferocemente, mi sono attenuto a questo imperativo morale: ci sono fascisti e fascisti, non sono tutti uguali. Colpire uno perché è fascista non ha senso. E se un fascista è a terra non lo puoi colpire ancora…’. , concede il figlio del Premio Nobel Fo. Poi passa al dunque: Lennon e Imagine: ‘Mi scoccia dover scrivere che quelli che si sono scandalizzati titolando che la Meloni ha detto che Imagine di John Lennon è una canzone comunista hanno fatto una boiata pazzesca. E mi tocca contribuire, insieme ad altri, a riaffermare la verità: Imagine è una canzone comunista e questo lo ha detto chiaramente lo stesso John Lennon. Quindi non si può attaccare la Meloni perché cita John Lennon su una canzone che ha scritto lui. La Meloni nella famosa puntata di ‘In Onda”non’ ha detto che Imagine è comunista ma ‘mondialista’, che è tutta un’altra cosa. Che Imagine è proprio una canzone comunista l’ha detto la signora Susanna Ceccardi della Lega usando la parola ‘marxista’. La signora Meloni ha mostrato particolare acume. Ha ammesso che la canzone è bellissima, e citando il contenuto della canzone tradotto in italiano ha identificato una posizione ideologica ‘mondialista’ ha parlato di contrasto con la sua fede ‘identitaria’. Molto raffinata. E afferra pure il cuore di quel che ci oppone alla destra”.
Jacopo Fo ricorda poi quanto ricordato dal ‘Secolo’, ovvero che lo stesso John Lennon aveva definito la canzone un manifesto comunista, dichiarando al contempo che lui non si sentiva, comunque ‘molto comunista’.
Travaglio è notoriamente un seminatore di zizzania e manda in avanscoperta le sue truppe, ben armate di penne, per stimolare la destra in chiave anti-leghista.
L’apologia della Meloni richiede, da sinistra, la celebrazione del mito del fai-da-te. ‘A parte gli occhi e il carattere di ferro, di privilegi ne ha avuti pochini. È nata nel pieno degli scontri di piazza, anno 1977, ma deve averne respirato i feromoni ostili, e a 15, per ripicca e anticonformismo, si è infilata nei residui della destra romana nostalgica di un passato missino non proprio edificante, anche se già ripulito dagli ultimi anni di Almirante che si era tolto la camicia nera, consegnando il suo ultimo doppiopetto al primo tra i colonnelli, Gianfranco Fini, il moderato. Il quale perfezionò lo spegnimento della Fiamma nelle acque di Fiuggi, inventandosi Alleanza nazionale, proprio mentre la giovanissima Giorgia prendeva il volo coi Gabbiani, che poi erano i post-post fascisti della sezione Colle Oppio, tristemente nota…’.
Corrias, sprizza veleno e carezze ipocrite, definisce Giorgia una ‘monella’, altro dettaglio solo a lui tristemente noto, si sofferma su dettagli da selfie su Fb, la nonna, la mamma, la sorella, la gatta, fino al padre andato via, storia spesso raccontata dalla leader di FdI. Non proprio degli scoop, ma dettagli noti, questo sì.
Poi i miti giovanili di Meloni, Paolo Borsellino, Tolkien, elfi, hobbit, Atréju, il lavoro come babysitter con Olivia, la figlia di Fiorello, quindi il racconto dell’ascesa politica, la sezione, Fini, il governo, la nascita di Fratelli d’Italia, le prime difficoltà, la crescita, l’inno regalatole dalla sinistra ‘Io sono Giorgia…’.
Poi il Fatto di Travaglio chiude il cerchio e va al dunque: la ‘tonnara salviniana’ nella quale il leghista si sarebbe infilato a vantaggio della Meloni.
In realtà è vero che il partito della Meloni veleggia verso il 20%, ma la Lega resta il primo partito col 26. In poche parole il centrodestra unito sarebbe oltre il 50%. Anche grazie alla Meloni, questo è vero, che il travagliano Corrias le fa notare non senza dolore personale: ‘Peccato per la sua ossessiva retorica della patria. Il mantra del tricolore, del sacro suolo…’.
Misteri del giornalismo espresso attraverso il ‘Fatto’, che da piazzale Loreto arriva agli elogi…