“Il Paese può vincere le sfide che lo attendono se governo e Parlamento sapranno fare la loro parte”, dice la seconda carica dello Stato. E ancora, appellandosi alla Costituzione.”E’ però necessario che ciò avvenga nel rispetto delle reciproche prerogative. E dei ruoli che la Costituzione affida a ciascuno. E la Costituzione – aggiunge – dice che le Camere sono il centro dell’azione legislativa. E il Parlamento l’interlocutore primo e insostituibile del governo”. Parole come pietre all’indirizzo del governo.
“E’ una questione di metodo democratico. Su cui pesa, certamente, l’avere gestito tutte le fasi dell’emergenza con un ricorso esagerato al Dpcm. Emanati senza preventiva e dovuta consultazione con un voto del Parlamento. Ma su cui grava, soprattutto, avere sostanzialmente privato una delle due Camere della possibilità di incidere realmente sui principali decreti-legge. Anche di natura economica. E su cui grava il ricorso troppo frequente al voto di fiducia. Come strumento ordinario per la loro approvazione”.
Il messaggio all’inquilino di Palazzo Chigi è dirompente. In ballo c’è la sopravvivenza della democrazia parlamentare, dice esplicitamente il presidente del Senato. “Cioè l’equilibrio tra il principio della sovranità popolare, di cui sono garanti entrambe le Camere, e la responsabilità dell’azione di governo. Non è immaginabile che su un provvedimento di circa 300 articoli come il decreto-rilancio, che è sostanzialmente una manovra di bilancio, il Senato non abbia toccato palla”.