Antonio Esposito vuole querelare Libero. C’è il fax che lo incastra: le date della prescrizione di Berlusconi

Il giudice Antonio Esposito, presidente della sezione feriale della Cassazione che ha condannato Silvio Berlusconi il primo agosto 2013 per il caso Mediaset, dice che ci querela. Vuole portarci in Tribunale perché abbiamo scritto che, quando il 9 luglio 2013 l’ex capo del governo è stato chiamato a processo, alla cancelleria di piazza Cavour era arrivata una precisa nota (inviata il 5 luglio 2013) dalla corte d’Appello di Milano. La nota in oggetto era ed è di cruciale importanza. Perché? Essa afferma che i termini di prescrizione del reato contestato al Cavaliere, erano fissati per l’autunno 2013 e non per il primo agosto dello stesso anno, come invece è stato fatto credere per sette anni.

La scadenza per processare Silvio, stando al calcolo della corte d’Appello di Milano, era metà o fine settembre 2013. Il giorno 14 – 21 o 30 del mese. Che il limite ultimo per sentenziare fosse quel primo agosto, non era dunque corrispondente al vero. E di conseguenza non c’era alcuna urgenza di portare il Cavaliere in aula il 31 luglio, davanti a quella sezione feriale presieduta proprio dal giudice Esposito. Non lo avessimo mai scritto: richiesta di rettifica e avviso di querela. Col giudice Esposito che, nel contesto, fa sapere che la famosa nota della corte d’Appello di Milano indicante il giusto calcolo dei termini di prescrizione e inviata a Roma via fax il 5 luglio 2013, in realtà in quei giorni finisce smarrita negli Uffici e nelle varie sezioni della Cassazione. Una delle quali (la VI penale), l’avrebbe addirittura rispedita al mittente. A Milano. Risultato: il fax col calcolo esatto, fa sapere Esposito, sarebbe finalmente arrivato alla sezione feriale da lui presieduta, soltanto l’11 luglio 2013. « Pervenuto alla sez. feriale 11/7/2013», ci scrive il presidente. Possiamo mettere in discussione la parola di un giudice?

È sempre sconsigliato e non vorremmo mai farlo. A patto però che alcune legittime domande non restino insolute. Prima: perché Esposito riceve (per sua stessa ammissione) la nota col calcolo della prescrizione il giorno 11 luglio 2013, quando invece essa viene inviata alla sua sezione feriale (stavolta quella giusta) il 9 luglio 2013 alle ore 15 e 25 minuti? Questo non lo diciamo noi ma la nota stessa, che qui pubblichiamo. E che come si può evincere, smentisce il giudice. La domanda numero due necessita di una premessa: quel 9 luglio 2013 è proprio il giorno in cui Esposito convoca Silvio Berlusconi a processo. Eppure la sua sezione quel dì (ribadiamo è il 9 luglio 2013) viene informata che la prescrizione per il Cav scatta a settembre. E non il primo agosto. Perché nonostante l’avviso col calcolo esatto arrivi al designato destinatario, l’imputato viene chiamato a processo il 31 luglio? Osserviamo: anche qualora il giudice-presidente (per chissà quale misteriosa ragione) avesse visto quella nota col giusto calcolo solo l’11 luglio come afferma, perché egli non revoca il provvedimento, ossia la convocazione di Berlusconi alla sbarra per il 31 luglio, che palesemente si fonda sul gigantesco errore della prescrizione all’1 di agosto? Curioso, ci permettiamo di osservare, questo terzo quesito.

Di più: perché il giudice Esposito chiama ugualmente Berlusconi a processo dinanzi a un collegio presieduto da egli stesso, senza concedere i trenta giorni alla difesa per prepararsi come vuole la norma? Per quale ragione non consentire all’imputato Berlusconi di essere giudicato, pur sempre da una sezione feriale (comunque in vigore fino a ottobre) ma (come previsto) composta da un “diverso collegio”? Questo sarebbe spettato al Cavaliere secondo la legge. E la legge, non ne abbia a male il giudice, non è quella di Esposito. I cosiddetti termini a difesa di trenta giorni sono previsti obbligatoriamente dal Codice, a meno che la prescrizione non sia imminente.

E per il Cavaliere non lo era affatto. Ma anche questo è stato infranto, insieme col sacrosanto diritto ad essere giudicato dal “giudice naturale”, e non da un “diverso collegio”. E poco importa che si tratti di un diritto fondamentale previsto addirittura dalla Costituzione. Perché (e abbiamo perso il conto delle domande) queste regole fondamentali vengono violate dall’erroneo provvedimento di Esposito, che chiama a processo Berlusconi il 31 luglio nonostante la prescrizione non scatti l’1 agosto? Ancora: per quale motivo il magistrato ammette soltanto adesso che la prescrizione era a fine settembre e non il primo agosto? Perché se la convocazione del 9 luglio è frutto di un errore, avendo il giudice avuto conoscenza per sua stessa ammissione solo l’11 luglio 2013 (in realtà era il 9 luglio, come prova il documento qui pubblicato), a tale errore egli non ha rimediato almeno quell’11 luglio?

Niccolò Ghedini, storico difensore di Berlusconi, teniamo a precisare, ha parlato di «errore e di irregolarità» e non di un «falso». Irregolarità che saranno portate davanti alla Corte europea dei diritti dell’uomo. Forse qualcuno dovrebbe rispondere alle tante domande. E magari, quel qualcuno, dovrebbe chiedere scusa a Berlusconi e agli italiani per quell’errore. Invece il giudice Esposito, che ammette lo sbaglio, preferisce querelare Libero per avere detto la verità.

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