Bonus Inps, l’istituto: “Sui nomi deve decidere il Garante”

Lo “scandalo” che ha coinvolto cinque parlamentari, i quali hanno richiesto il bonus Inps di 600 euro, coinvolge l’istituto previdenziale, suo malgrado.

La vicepresidente Inps, Marialuisa Gnecchi, ha rilasciato un’intervista al Corriere della Sera. La dirigenza, circa l’opportunità di rivelare i nomi dei parlamentari, ha dichiarato: “Credo che a pronunciarsi debba essere il Garante della privacy. Io i nomi non li so e se li sapessi non li direi“, bisogna “riflettere su come sono stati costruiti questi bonus e soprattutto sulle correzioni possibili“.

Sull’opportunità da parte dei parlamentari di richiedere il bonus Gnecchi ha spiegato che “è un problema di etica e responsabilità individuale. Quelle domande sono eticamente discutibili, ma la legge prevede che la prestazione va erogata, l’Inps non può fare altro che procedere. Spero che questo caso serva a far riflettere su come sono stati costruiti questi bonus e soprattutto sulle correzioni possibili.Siamo ancora in tempo per fare un’operazione di giustizia“, continua Gnecchi. Intende dire che i bonus a pioggia sono un’ingiustizia? “Esatto. Con il primo decreto, quello di marzo, l’intenzione del governo poi confermata dal Parlamento è stata quella di aiutare tutti e subito. Ma per fare in fretta non c’è stata nessuna selettività“. A marzo “nessuno immaginava che ancora adesso saremmo stati qui a girare con le mascherine. Ma poi bisognava usare i Codici Ateco, che indicano il ramo di attività: se il negozio è chiuso, il bonus c’è, se il negozio è aperto, il bonus non c’è. Ma la selettività è arrivata solo a maggio”.

Tra le persone che hanno richiesto il bonus ci sarebbero anche due consiglieri regionali della Lega e il vicepresidente della giunta del Veneto. La conferma arriva da fonti interne della Lega veneta. L’identità dei cinque deputati, invece, resta avvolta nel mistero.

Gianluca Forcolin, vicepresidente della giunta, ha affermato che ha presentare la domanda per il bonus sarebbe stata la sua socia. Il bonus, a lui, non è stato concesso.

Il consigliere Riccardo Barbisan lo avrebbe invece ottenuto, ma ha fornito documenti che testimoniano che ha devoluto la somma in beneficenza. L’altro consigliere è Alessandro Montagnoli.

Anche Ubaldo Bocci, coordinatore del centrodestra in Palazzo Vecchio ha chiesto e ottenuto il bonus. L’ex candidato sindaco ha spiegato di averlo fatto “per dimostrare che il governo stava sbagliando non dando soldi ad hoc per disabili e tossicodipendenti” e di aver “dato tutto in beneficenza”.

Sulla vicenda è tornato ad esprimersi anche il presidente della Camera dei deputati Roberto Fico, che in un’intervista a La Stampa ha affermato: “Un episodio che fa male alle istituzioni, ma è anche un segnale di allarme: chi viene eletto ha un’enorme responsabilità, comportarsi in questo modo significa sicuramente non aver compreso la portata di questo compito”.

“C’è un problema etico e di consapevolezza – ha aggiunto Fico – dobbiamo sentire forte l’appartenenza alla comunità e agire pensando all’interesse collettivo”.

“Nessuno si è fatto vivo”, ha poi chiosato Fico, e ha rinnovato l’invito rivolto ai parlamentari a chiedere “scusa”. “È inaccettabile da un punto di vista morale che una norma prevista per aiutare chi era in difficoltà sia stata utilizzata in questo modo, sorvolando sullo spirito di comunità che dovrebbe essere prevalente”.

Fico ha poi osservato: “Non servono campagne d’odio. Le istituzioni si pongono sempre al di sopra delle persone che le rappresentano. Un errore commesso da alcuni deputati però non deve intaccare la credibilità della Camera”.

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