Il Garante ha reso noto che è possibile rendere noti i nomi dei consiglieri e deputati ‘furbetti’ che hanno beneficiato del bonus Covid di 600 euro, dato dall’Inps ai lavoratori autonomi durante l’emergenza coronavirus. “La privacy non è d’ostacolo alla pubblicità dei dati relativi ai beneficiari del contributo laddove, come in questo caso, da ciò non possa evincersi, in particolare, una condizione di disagio economico-sociale dell’interessato. Ciò vale, a maggior ragione, rispetto a coloro per i quali, a causa della funzione pubblica svolta, le aspettative di riservatezza si affievoliscono anche per effetto dei più incisivi obblighi di pubblicità della condizione patrimoniale cui sono soggetti”.
Il Garante contestualmente comunica che “sarà aperta una istruttoria in ordine alla metodologia seguita dall’Inps rispetto al trattamento dei dati dei beneficiari e alle notizie al riguardo diffuse’’.
Mentre a Montecitorio si è ufficialmente aperta la caccia ai 5 “furbetti” del bonus che si sarebbero intascati i 600 euro previsti dal decreto Cura Italia per le partite Iva in difficoltà a causa del Covid, e mentre arriva unanime lo sdegno da cittadini e forze politiche, ciò che al momento è certo sono i nomi dei consiglieri che si sono autodenunciati, per così dire, ma mettendo le mani avanti.
Dopo la denuncia del presidente dell’Inps Pasquale Tridico, a cui Matteo Renzi chiede dimissioni immediate, tra i deputati corre il panico, spuntano i primi due nomi dei leghisti che potrebbero essere nella lista dei cinque (sono Andrea Dara e Elena Murelli, ma appunto al momento sono solo voci), mentre tra i politici locali che hanno richiesto il bonus ci sono ben sei leghisti, di cui tre veneti, due piemontesi e uno toscano, e una di sinistra.
Memorabile la consigliera comunale milanese della lista Milano Progressista, Anita Pirovano, che ha ammesso di aver chiesto e ottenuto il bonus Covid per i professionisti ma che, in un lungo sfogo su Facebook, spiegando le sue ragioni, ha pure peggiorato la sua posizione.
Gianluca Forcolin, vicepresidente della Regione Veneto e braccio destro di Zaia, in quota Lega, ha spiegato che a presentare la domanda per il bonus sarebbe stato il suo studio ma che il bonus a lui non sarebbe stato concesso. “Sono socio di uno studio associato tributaristi, tre soci e sette impiegate. Io ovviamente sono con una percentuale ridotta visto l’incarico politico. Nel periodo Covid lo studio ha richiesto, come tutti, di ottenere le risorse previste dal governo per far fronte alle inevitabili spese di gestione, visto che le ragazze erano a part time ed era stata attivata la cassa integrazione. Alla fine comunque ci stiamo riprendendo senza nessun aiuto tranne, in parte, la cassa integrazione. Il sottoscritto non ha ricevuto un solo centesimo, inclusi i famosi 600 euro”.
Il consigliere, sempre leghista, Riccardo Barbisan invece il bonus l’ha preso, ma si è affrettato a chiarire che ha devoluto i 600 euro in beneficenza, con tanto di bonifici, pare, a testimoniarlo. “Il 5 maggio ricevo 600 euro dall’Inps. Non capisco cosa siano, chiamo la banca, chiamo il commercialista cui ho affidato da tempo le mie credenziali Inps e lui mi spiega ‘è il bonus, ho fatto richiesta e te l’hanno concesso’. Esattamente il giorno dopo, ho i bonifici che lo provano, verso l’intera somma sul conto corrente che in Comune a Treviso – io sono anche consigliere comunale- avevamo aperto per le famiglie in difficoltà. Nelle stesse ore do indicazioni al mio commercialista di non richiedere altri bonus. Quei 600 euro li ho sentiti in più fin da subito, ma sono contento di averli tolti a Roma e dati a Treviso che era stata penalizzata nell’assegnazione dei buoni alimentari. Treviso aveva ricevuto molti meno soldi di città simili per popolazione. Se ho potuto aiutare chi era più in difficoltà nella mia città, non mi sento colpevole”.
Il terzo consigliere del Carroccio ad aver preso il bonus è Alessandro Montagnoli. Anche lui ha detto di aver donato i 600 euro: “Ci sono momenti nella vita in cui puoi fare finta di nulla o scegli di dire semplicemente come stanno le cose. Ho deciso di affrontare questa situazione a testa alta”, scrive su Facebook. “Durante l’emergenza Coronavirus in forma anonima ho aiutato delle realtà sociali impegnate nella sanità del territorio. Quando è uscito il decreto Cura Italia, che riguardava tutti i lavoratori autonomi, ho deciso con mia moglie di richiedere il bonus con l’intento fin da subito di devolverli per l’emergenza Covid e a chi lavora nella protezione civile. Ho sbagliato: con il senno di poi ho fatto una leggerezza, ma in buona fede. Questi soldi ero sicuro sarebbero stati spesi bene, dal territorio per il nostro territorio”. Ma poi attacca: “Nessuno mi toglie dalla testa che la vicenda Inps sia stata montata a livello mediatico con un obiettivo: spostare l’attenzione da una gestione fallimentare dell’emergenza a livello governativo. Il mio pensiero va ora anche a tutti quei sindaci e consiglieri comunali sotto attacco per la strumentale fuga di notizia dell’Inps”.
In Piemonte, i primi due nomi che spuntano sono sempre leghisti: Claudio Leone, 53 anni, di Rivarolo Canavese, e Matteo Gagliasso, 27 anni, di Alba. Tutti e due sono stati eletti per la prima volta nel Consiglio regionale del Piemonte un anno fa in coincidenza con la vittoria del centrodestra che ha eletto governatore Alberto Cirio. Sia Leone sia Gagliasso sono entrambi detentori di partita Iva perché hanno proseguito con le rispettive attività professionali. Leone, come spiega nella sua biografia di Palazzo Lascaris, dal 1990 svolge l’attività di commerciante principalmente nei settori dell’abbigliamento e della telefonia. Dal 2002 inizia a occuparsi di sviluppo di reti franchising. Gagliasso, ingegnere, si occupa di consulenze in campo immobiliare “per aziende di caratura nazionale e europea” scrive.
Sempre del centrodestra, anche il coordinatore di Firenze e consigliere comunale che, scelto da Matteo Salvini, ha sfidato il sindaco Nardella alle ultime elezioni, Ubaldo Bocci, avrebbe richiesto il bonus 600 euro per aiutare gli altri. “Ho pensato di chiederli per donarli a chi ne aveva bisogno davvero” si difende. Il suo reddito si aggira sui 277mila euro annui (dichiarazione 2019). Tutta colpa del suo commercialista, a quanto pare: “Vero, ho preso quei soldi ma non li ho tenuti per me. Il commercialista mi disse che avrei potuto averli anche io visto che si trattava di denari a pioggia, dati in maniera sbagliatissima, senza distinguere reddito e posizione di ciascuno. E allora pensai che potevo richiederli per donarli a chi ne aveva davvero bisogno. E così ho fatto. Ho i bonifici che lo testimoniano. Lo dichiarai anche alla conferenza dei capigruppo in Comune”.
Ai microfoni di Agorà Estate, Matteo Salvini ha fatto il punto sulla linea della Lega, che non ricandiderà chi ha preso o ha fatto richiesta del bonus. “Io ho dato indicazione che chiunque abbia preso o fatto richiesta del bonus venga sospeso e in caso di elezioni non ricandidato”. Salvini ha poi parlato della posizione del Presidente dell’Insp. “Tridico si deve dimettere? Io non faccio processi a nessuno e guardo a casa mia dove sono inflessibile. Domanderemo però al presidente dell’ Inps come abbia fatto a non pagare il bonus a chi ne aveva bisogno per darlo invece ai parlamentari”.