Il covid19 frena il rilancio di Mps che, alla luce “dell’evoluzione dello scenario macroeconomico” legato alla pandemia, si attende ora “un andamento in perdita” fino al 2022. L’aggiornamento delle stime interne al 2024, spiega la semestrale della banca pubblicata ora integralmente, presentano “valori economici e patrimoniali” inferiori a quelli del piano di ristrutturazione concordato con la Ue, pur conservando “ratios patrimoniali al di sopra dei requisiti regolamentari”.
Le stime però non incorporano gli effetti della scissione degli 8,1 miliardi di npl a favore di Amco, perché “l’operazione non è ancora stata autorizzata da Bce”. Il Mef ha anche concordato con la Ue di rinviare “la presentazione del piano di dismissione” della sua quota, inizialmente atteso a fine 2019, dopo il perfezionamento dell’operazione. Mps rivedrà comunque il piano industriale “nel secondo semestre 2020” anche “al fine di rivalutare le opzioni strategiche e le leve industriali a disposizione del management”. Sul fronte dei rischi dal bilancio emerge che dei 3,8 miliardi di euro di richieste danni avanzate dalla Fondazione Mps nei confronti di Mps, 3,6 miliardi sono “classificate a rischio di soccombenza ‘probabile’ e 0,2 miliardi “a rischio di soccombenza ‘possibile'”. Gran parte del risarcimento chiesto – circa 3,03 miliardi – è relativo, si legge nella semestrale di Mps, “all’acquisizione” di Antonveneta e “ad opacità informative ed errori contabili relativi all’operazione Fresh”, per i quali la richiesta danni non è stata ancora quantificata.
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