”Escludo un nuovo lockdown totale”. Lo ha detto a ‘radio Anch’io’ il ministro degli Esteri Luigi Di Maio. “Anche il Presidente del consiglio lo ha escluso – ha spiegato – dalla responsabilità degli italiani dipendono sicuramente le misure che dovremo adottare in autunno , siamo tra gli ultimi paesi in Europa per numero di contagi e questo lo dobbiamo alla bravura del popolo italiano e alla sua responsabilità. Facciamo qualche sacrifico in più dal punto di vista del distanziamento sociale, della mascherina e sarà ripagato perché non dovremo adottare misure drastiche”.
“L’indebolimento del Parlamento è una sciocchezza”, ha detto il ministro rispondendo ad una domanda sul rischio che il taglio dei parlamentari possa indebolire la rappresentanza e aggiungendo che in parlamento il taglio è già stato votato da tutti i partiti. Secondo Di Maio l’indebolimento del parlamento è “una sciocchezza” perché “in Germania hanno 80 milioni abitanti, 20 milioni in più dell’Italia e hanno 700 parlamentari eletti, in Francia e in Inghilterra hanno 60 milioni di abitanti e hanno 600 parlamentari eletti, noi ne abbiamo 945, se il principio poi è che il parlamento con più parlamentari è più forte allora stiamo dicendo che i paesi dell’est del mondo sono più democratici di quelli dell’occidente, cosa che che invece si dibatte esattamente al contrario in occidente”. “Io penso che si stia cercando di trovare un modo per apparire politicamente – ha proseguito – ci sono una serie di personaggi politici che stanno dicendo questa cosa della mancanza di rappresentatività ma il taglio dei parlamentari è già nei fatti, noi abbiamo quasi un terzo parlamento che ha un indice di produttività basso o è assenteista e i parlamentari del no oggi sono o assenteisti o sono come l’ex governatore della Lombardia Formigoni che è agli arresti domiciliari e nell’ora in cui può uscire” si schiera per il no. E’ un tema che non regge, questo non è un referendum dei 5 stelle, tutti i partiti hanno votato sì e soprattutto il taglio dei parlamentari era nelle riforme costituzionali di tutti i partiti negli ultimi 20 anni”.
Uno dei tanti problemi della proposta di riforma Fraccaro di riduzione del numero di parlamentari riguarda il diritto di rappresentanza degli italiani all’estero, un diritto che viene severamente penalizzato. Già oggi gli italiani all’estero sono sottorappresentati in Parlamento per via del compromesso che permise nel 2001 l’introduzione in via bipartisan della Circoscrizione Estero. I parlamentari eletti all’estero infatti rappresentano molti più elettori che i loro colleghi eletti in Italia, precisamente quattro volte di più. Con la riforma il rapporto tra eletti ed elettori viene ulteriormente diluito: ogni senatore eletto all’estero rappresenterà 1,2 milioni di cittadini, ogni deputato 700mila cittadini residenti all’estero.
La riforma non solo preserva le competenze delle due camere invariate senza scalfire il tanto vituperato bicameralismo perfetto ma umilia il diritto di rappresentanza di tante minoranze come quella degli italiani all’estero, una “minoranza” che ormai sfiora le 6 milioni di unità. La riforma fa parti uguali tra diseguali: attua un taglio lineare del numero di parlamentari mentre gli italiani all’estero sono già sottorappresentati. La cittadinanza dovrebbe essere una sola e invece con la riforma il “peso” di ogni cittadino in termini di rappresentanza democratica dipenderà sempre di più da dove si risiede. Con la riduzione dei parlamentari eletti si creeranno dei collegi multi-planetari, dal Nord America fino all’Oceania, rendendo ancora più complesse e costose le campagne elettorali. Le campagne elettorali avranno un costo esorbitante e diventeranno un ostacolo enorme per la partecipazione e quindi la contendibilità delle cariche elettive, un principio cardine delle democrazie liberali. Potranno gareggiare solo candidati molto facoltosi o con alle spalle grosse organizzazioni a scapito della diversità e del ricambio generazionale.