La Lega ha presentato al Senato una mozione di sfiducia nei confronti del ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina.
“La disastrosa gestione della scuola del Ministro Azzolina sta tenendo in tensione famiglie, studenti e personale, un Ministro che ha perso molti mesi preziosi in chiacchiere, senza fornire alcuna certezza sul proprio destino a 8 milioni di studenti. Il Governo non ha alibi e l’incapacità di chi lo rappresenta pesa ormai irrimediabilmente sulla vita e sulla formazione dei nostri ragazzi. Servono risposte immediate, non c’è più tempo e senza ripartenza in sicurezza della scuola non riparte l’intero Paese”, si legge nel documento firmato da tutti i senatori della Lega.
La scuola è appena ripartita, e neanche dappertutto, tra mille difficoltà e infinite incertezze, con un organico sotto di 150mila insegnanti. In questo quadro già desolante per una delle istituzioni più martoriate e dimenticate del nostro Paese, ecco che si profila all’orizzonte un nuovo blocco.
Non solo gli studenti di moltissime scuole resteranno a casa il 21 e il 22 settembre per dare spazio al referendum sul taglio dei parlamentari, ma i sindacati stanno lavorando a un grande sciopero che coinvolgerà tutto il territorio nazionale. Uno sciopero di ben due giorni, non uno. A proclamarlo sono Unicobas e Cobas Scuola Sardegna per i due giorni, e USB CUB solo per il secondo giorno.
Le date saranno giovedì 24 e venerdì 25 settembre, cioè esattamente dopo lo stop per il referendum. Dunque, le famiglie più fortunate potranno mandare a scuola i figli mercoledì 23. Altre invece, in cui i seggi richiederanno addirittura tre giorni di chiusura e non due per consentire le operazione di sanificazione delle aule post-voto, saranno costrette a tenere i bambini a casa una settimana intera.
Allo sciopero seguirà, sabato 26 settembre, una manifestazione nazionale del comitato “Priorità alla scuola” alla quale hanno dato il loro sostegno anche i sindacati rappresentativi del comparto scuola.
Ieri pomeriggio Unicobas ha avviato un’assemblea sindacale on line per la quale si sono registrati, spiega il segretario nazionale Stefano d’Errico, non meno di 6mila contatti con 35mila persone raggiunte.
Le rivendicazioni sono diverse:
- massimo 15 alunni per classe
- assunzione di 240mila insegnanti
- stabilizzazione dei 150mila precari con 3 anni di servizio attraverso un concorso accessibile a tutti
- aumento degli organici della scuola dell’infanzia
- stabilizzazione diretta degli specializzati di sostegno
- percorsi di specializzazione per chi ha esperienza pregressa
- assunzione di almeno 50mila collaboratori scolastici per ricoprire i “paurosi vuoti” in organico per la vigilanza e garanzia del full time per tutti gli ex lsu-Ata internalizzati
- incremento di 20mila fra assistenti amministrativi e assistenti tecnici, nonché di tutto il personale necessario “per sopperire alle migliaia di soggetti fragili che dovranno essere tutelati”.
Dove prendere le risorse
Dove si prendono le risorse per tutto questo? I sindacati non hanno dubbi: sui 209 miliardi del Recovery Fund, 82 dei quali a fondo perduto, almeno 7 vanno investiti per le assunzioni, 7 per il contratto ultra-scaduto, più i 13 necessari ad un piano pluriennale “serio” per porre in sicurezza l’edilizia scolastica.
La stessa ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina ha definito il Recovery Fund “essenziale per il rilancio della scuola italiana”.