Pensione anticipata dopo Quota 100: 64 anni soglia minima, 62 per i gravosi

Governo e parti sociali proseguono nel confronto che dovrà portare ad una riforma organica del sistema previdenziale dopo la chiusura della parentesi Quota 100 a fine 2021.

Il confronto si rende necessario per il superamento della sperimentazione della Quota 100 a partire dal 1° gennaio 2022 e per allentare le possibili conseguenze di un ritorno a pieno regime dei requisiti di uscita della riforma Fornero che imporrebbero, in assenza di una misura alternativa alla Quota 100, fino a cinque anni di lavoro in più per la pensione di vecchiaia a 67 anni o l’uscita con la pensione anticipata con circa 43 anni di contributi. Il cosiddetto scalone.

Nel ventaglio di opzioni rientra ora anche quella della “doppia flessibilità in uscita”. Le due uscite flessibili al vaglio delle parti riguarderebbero l’ipotesi di una quota 98 agevolata per chi svolge lavori gravosi e usuranti e una seconda possibile uscita a quota 101, con età minima fissata a 64 anni

Gravosi
La riforma delle pensioni andrà incontro innanzitutto a chi svolge lavori gravosi e comunque usuranti. L’ipotesi di riforma che il governo proporrà ai sindacati a partire dal prossimo tavolo in programma venerdì 25 settembre è quella di un’uscita a 62 anni (o non più di 63) con almeno 36 anni (forse 37) di contributi, senza incorrere in eccessive penalizzazioni.

Tra i lavori definiti ‘gravosi’ ci sono:

  • insegnanti di asilo nido e scuola materna,
  • infermieri e ostetriche con lavoro organizzato in turni,
  • macchinisti,
  • conduttori di gru, camion e mezzi pesanti,
  • operai dell’industria estrattiva,
  • operai dell’edilizia e della manutenzione degli edifici,
  • facchini,
  • badanti che assistono persone non autosufficienti,
  • addetti alle pulizie,
  • operatori ecologici,
  • conciatori di pelli.

Tutti gli altri
Per tutti gli altri lavoratori che non rientrino tra i gravosi o usuranti, si sta studiando ipotesi di innalzamento dell’età di uscita rispetto alla Quota 100 e di abbassamento dei contributi minimi richiesti. L’ipotesi sul tavolo del governo è quella di un’età di uscita anticipata pari a 64 anni (ma nella trattativa non si scenderà a meno di 63) con un numero di anni di contributi richiesti pari a 37 (o al massimo 38, gli stessi di Quota 100).

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